Cittadini Usa e Canada in fila per il visto? Commissione teme danni economici e temporeggia

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La possibile riforma in risposta alla necessità per entrare nel Nord America da due anni per alcuni Stati europei

Le richieste di asilo e i problemi di visto (mancante) da parte dei cittadini in fuga da Paesi in guerra o in grosse difficoltà economiche rischiano di non essere più i soli grattacapi per gli Stati europei in materia di visti. La Commissione, infatti, ha invitato il Parlamento europeo a prendere a breve, luglio come termine ultimo, una decisione riguardo alla possibilità di ripristinare la necessità del possesso del visto per i viaggiatori provenienti da Usa e Canada.

L‘affair nasce in seguito alla decisione di due anni fa da parte dei governi di Washington e Ottawa di richiedere per i cittadini provenienti da alcuni Paesi Ue il visto. Gli Stati in questione sono Bulgaria, Croazia, Cipro, Polonia e Romania per gli Usa; Romania e Bulgaria per il Canada. La Commissione ha dato 24 mesi di tempo per ritornare sulla decisione. Adesso, Bruxelles si riserva il diritto, previa consultazione del Parlamento europeo, di annullare l’accordo in materia di visti con i suddetti Paesi per mancanza di reciprocità.

Dimitris Avramopoulos, commissario Ue agli Affari interni, ha commentato seccamente «i cittadini dell’Unione europea si aspettano di viaggiare senza visto in ogni Paese i cui cittadini possono entrare senza visto nell’area Schengen». La questione è senza dubbio lecita, l’Ue non può certo permettere che i cittadini di alcuni Stati vengano “discriminati” rispetto ad altri. Ciò nonostante il presidente dell’esecutivo Jean-Claude Juncker ha tentato di addolcire i toni della contesa, considerata l’importanza dei Paesi coinvolti.

Il rischio non è soltanto un inasprimento delle relazioni internazionali, ma si tratterebbe, nel caso in cui la proposta di reintroduzione del visto dovesse passare, di un potenziale grosso danno economico per il Vecchio Continente.

passIn una situazione economica non florida, la possibile onda d’urto si abbatterebbe in primis su tutto il settore turistico europeo e anche sulle compagnie aeree. Per non parlare della mole di richieste di visto che graverebbero sulle ambasciate.

Il gioco vale la candela?

Dipende. Da un parte, la situazione finanziaria già precaria soprattutto degli Stati a sud dell’Unione, come Italia, Spagna, Portogallo e Grecia, potrebbe divenire ancora più critica. Questi Paesi fanno del turismo una fetta importante del loro PIL. In Italia nel 2014 il 10% dei turisti che hanno visitato il Belpaese preveniva proprio dagli Stati Uniti, se consideriamo tutto il nord America percentuale cresce di quasi un punto; inoltre la spesa giornaliera in Italia per un turista americano è stata stimata di circa 170 euro (dati Istat).

Possiamo permetterci un calo nel settore turistico?

D’altra parte, è giusto permettere la discriminazione dei cittadini europei? Una Europa che difende strenuamente se stessa da penetrazioni esterne, non riesce neppure a proteggere i suoi stessi cittadini?

La tanto criticata “Europa fortezza”, esiste si o no? O forse esiste solo per alcuni dei suoi membri? La situazione è, comprensibilmente, molto complessa. Tra i tanti problemi che le istituzioni si trovano a dover fronteggiare, se ne inserisce una piuttosto spinosa. Forse però un segnale forte sarebbe necessario: una dimostrazione di attenzione da parte delle istituzioni, ormai sempre più cieche nei confronti dei bisogni degli Stati, non sarebbe sgradita.

 

Ilenia Maria Calafiore

Foto ©bg-portal, meteoitaliano

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Ilenia Maria Calafiore
Nata nel 1989, è laureata in Comunicazione Internazionale presso l’Università di Palermo con una tesi in filosofia politica dal titolo “Teorie e pratiche per la Giustizia Globale“. Nel suo percorso universitario ha approfondito le tematiche storiche ma anche linguistiche relative alla Russia e ai popoli slavi. Ha partecipato ad alcuni progetti internazionali come il Model United Nation a New York ed il Finance Literature of Youth a Togliatti, Russia. A fine 2014 si laurea con il massimo dei voti in Studi Internazionali presso l'Università di Pisa con la tesi “Spunti per uno studio delle politiche della Federazione Russa nel bacino del Mar Nero”.

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