Civita di Bagnoregio, il coraggio di vivere

1
2786

“La città che muore” sta diventando sempre più mèta di turisti dall’Europa e dal mondo, oltre 600mila nel 2015. Intervista al sindaco Francesco Bigiotti

Non c’è articolo, non c’è narrazione, non c’è guida che non faccia riferimento alla struggente definizione di Civitapaese che muore” di un cittadino illustre di Bagnoregio, Bonaventura Tecchi, saggista e scrittore moderno, docente universitario di lingua e letteratura tedesca : «La fiaba del paese che muore – del paese che sta attaccato alla vita in mezzo a un coro lunare di calanchi silenziosi e splendenti, e ha dietro le spalle la catena dei monti azzurri dell’Umbria – durerà ancora».

“Il paese che muore”, dunque. Un paese in bilico tra passato e presente (il futuro è nelle mani dell’Amministrazione comunale, delle istituzioni dello Stato e di Civita, l’Associazione culturale nata nel 1987 per volontà di Gianfranco Imperatori proprio per non far morire Civita); un paese di 7 abitanti, frazione del comune di Bagnoregio in provincia di Viterbo, dove è nato l’altro illustre personaggio San Bonaventura, filosofo, docente alla Sorbona, Generale dell’Ordine francescano, cardinale. E forse bisognerà aggiungere alla esigua lista degli illustri anche l’Associazione Civita per quanto ha fatto per la piccola frazione ricca di storia antica e moderna, fiorente centro commerciale nel Medioevo. In questo luogo sono stati etruschi, romani, longobardi, feudatari autoctoni, spagnoli, francesi e vescovi della Chiesa di Roma sino all’Unità d’Italia nel 1861.

il_borgo_nell_aria1
“Il borgo nell’Aria” di Werner Stadler dedicato a Civita di Bagnoregio

Fermare la progressiva erosione della collina e della vallata circostante di Civita era (ed è) l’imperativo dell’amministrazione comunale di Bagnoregio con in testa il Sindaco, Francesco Bigiotti. Si è fermata l’erosione? «L’erosione non si ferma perché è la struttura geomorfologica che la rende vulnerabile agli agenti atmosferici – risponde il sindaco -. Se sino a qualche decennio fa il rischio era più marcato, oggi con i nuovi consolidamenti si è un po’ attenuata. Il rischio imminente del crollo della rupe lo abbiamo scongiurato almeno in gran parte della rupe a ridosso del nucleo abitato».

C‘è in tutti noi una sorta di incantamento quando si viene a contatto con una realtà che provoca emozioni forti. Questa sorta di incantamento ci si impossessa quando cominciamo a salire a piedi lentamente il ponte lungo circa 300 metri che porta a Civita; un ponte che è una sorta di introduzione a un mondo onirico per il paesaggio che lo circonda: calanchi formati “per effetto del dilavamento delle acque su rocce argillose degradate con scarsa copertura vegetale” nel corso degli anni, dei secoli.

Civita un agglomerato di case, ben disposte sul pianoro tufaceo soggetto all’erosione, che nel corso degli anni ha subito anch’essa l’erosione umana dell’emigrazione. «I residenti oggi sono poche unità – spiega a Eurocomunicazione Francesco Bigiotti -. ma a fronte di questo Civita è la località europea che negli ultimi anni ha avuto il maggior incremento della popolazione turistica. Che è passata da 40mila a oltre 600.000 unità dello scorso anno. Oggi la gestione più difficile è quella degli enormi flussi turistici ai quali Civita non era abituata».

Civita “la città che muore”, il paese che risorge per il costante intervento dell’uomo, il borgo tanto amato da diventare anche luogo di ispirazione, di studio di uomini della cultura, dell’arte, del cinema provenienti anche dall’Europa.

_o6a74271
Francesco Bigiotti

Quella frase struggente di Bonaventura Tecchi ha fatto il giro del mondo, ha reso “visibile” Civita, ha caratterizzato lo sviluppo, ha rappresentato la stella cometa della sua esistenza. «Già farla conoscere e sviluppare nella coscienza del turista l’idea che un luogo così bello da essere salvaguardato e posto all’attenzione delle istituzioni e, non ultimo, la proposta di riconoscere Civita come Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco credo che sia molto importante – sottolinea il sindaco -. Ma anche cercare di far sopravvivere quello che c’è con interventi di consolidamento grazie alle risorse aggiuntive che il turismo sta portando al territorio».

Turismo, fortemente turismo, su cui poggia l’intera economia di Civita di Bagnoregio. «È importante ricordare – prosegue Bigiotti – che nella nostra provincia dove negli ultimi tre anni hanno chiuso numerose attività lavorative, nel Comune di Bagnoregio, 3.700 abitanti, hanno aperto 91 nuove attività tutte legate al turismo».

Alla sommità del ponte, l’ingresso a Civita attraverso la Porta Santa Maria, l’unica che permette l’accesso alle piazzette e vie di Civita. E subito si è davanti a piazza San Donato, una specie di salotto dove si dispongono in maniera ordinata la Chiesa di San Donato, già Cattedrale, con la sua facciata, il campanile che nel terremoto di fine ottobre ha subito lesioni «mettendo a serio rischio l’agibilità del Borgo e in nove giorni abbiamo messo in sicurezza il campanile grazie alle risorse che il Comune ha potuto offrire alla Diocesi» ha spiegato il sindaco Bigiotti; il Palazzo Mazzocchi-Alemanni; il palazzetto della Canonica, il piccolo palazzo dell’ex Comune, per una rappresentazione di quello che è Civita. Ma soprattutto inoltrarsi nelle piazzette, nei vicoli, nei cortili, nei negozi per rivivere un passato che non passa, sino a giungere presso la rupe orientale per ammirare lo scenario deiponticelli”, grandi muraglioni naturali in argilla. Da non mancare l’appuntamento con il “Presepe vivente” nel periodo natalizio. Un presepe umano nel presepe che è Civita di Bagnoregio.

 

Enzo Di Giacomo

 

Articolo precedenteHokusai, Hiroshige e Utamaro. Luoghi e volti del Giappone a Milano
Articolo successivoNel Regno Unito c’è la coda per la Banca del cibo
Enzo Di Giacomo
Svolge attività giornalistica da molti anni. Ha lavorato presso Ufficio Stampa Alitalia e si è occupato anche di turismo. Collabora a diverse testate italiane di settore. E’ iscritto al GIST (Gruppo Italiano Stampa Turistica) ed è specializzato in turismo, enogastronomia, cultura, trasporto aereo. E’ stato Consigliere dell’Ordine Giornalisti Lazio e Consigliere Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Revisore dei Conti Ordine Giornalisti Lazio, Consiglio Disciplina Ordine Giornalisti Lazio

1 commento

  1. Due appunti. Il primo: come Poirot che puntualizza di essere belga e non francese, errore comune dei suoi interlocutori, anche gli abitanti di Bagnoregio ci tengono che il loro paese venga scritto correttamente, e quindi con una sola G, per preservarne l’etimo un po’ misterioso. 😉

    La seconda: sarebbe interessante in questo articolo leggere cosa ESATTAMENTE ha fatto in passato l’Associazione Civita e soprattutto cosa sta facendo OGGI per salvare qualcosa che ha nella fragilità e nel suo continuo trasformarsi in ricordo forse il maggior richiamo.

    Grazie 🙂

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui