Cosa rimane della visita a Roma del presidente della Commissione

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Jean Claude Juncker la scorsa settimana a Palazzo Chigi: il vertice intra-istituzionale Italia-Europa per un dialogo necessario e obbligato

Lo scorso 26 febbraio Jean Claude Juncker in visita a Roma presso Palazzo Chigi. Il face to face, atteso e necessario dopo il polemico confronto a distanza e a mezzo stampa tra governo italiano e Commissione europea. Un confronto troppo delicato e importante per essere demandato all’intermediazione degli organi di informazione.

junckerDue i delicatissimi dossier sul tavolo del confronto: flessibilità/stabilità economica e flussi migratori. Diritti umani e stabilizzazione economica sono le due sfide cruciali sulle quali devono concentrarsi in un difficile bilanciamento le nuove strategie di cooperazione internazionale, e rappresentano i banchi di prova sui quali si misura proprio in queste settimane, con un esponenziale incremento dei livelli di criticità, la coesione dell’azione europea e della capacità di management delle emergenze. Essenziale dunque sarà la capacità delle istituzioni e degli organi esecutivi, sia dell’Unione europea che dei singoli Stati membri, di sforzarsi congiuntamente nell’implementazione di una strategia coesa e condivisa per la gestione di questioni cruciali che degenerano di giorno in giorno e che rischiano di determinare l’emersione di una crisi umanitaria senza precedenti nella Storia dell’Ue. E’ la preoccupazione espressa proprio in questi giorni dall’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), che denuncia una mancanza di determinazione e strategia nella gestione dei flussi umanitari e della crisi greca connessa ai flussi migratori. L’Italia è tra i Paesi del Mediterraneo quello che quotidianamente e con grande sforzo, fronteggiano in prima linea la drammaticità degli sbarchi.

Migration, migraine” (Migrazione, emicrania) titolava uno storico saggio pubblicato sull’Economist nel 2006. Un rompicapo ancora irrisolto. Secondo i dati ufficiali e con particolare riferimento a questo fenomeno, l’attraversamento irregolare dei confini marittimi ha coinvolto nel 2014 circa 170.000 rifugiati e migranti, su un totale di 220.194 che sono giunti nell’Unione europea attraversando irregolarmente il Mediterraneo nel 2014. Rispetto alla precedente annualità, nel 2014 si è registrato un incremento del 296%. Quanto alla provenienza, 141.484 dei migranti sbarcati in Italia nel 2014 sono partiti dalla Libia, 15.283 dall’Egitto, 10.340 dalla Turchia. La cittadinanza dei migranti è in larga misura siriana (42.323 persone), Eritrea (34.329) e a seguire maliana, nigeriana, gambiana, somala ed egiziana.  Le guerre civili della Siria e della Libia le cause principali di destabilizzazione politica e sociale. Un’emergenza senza precedenti che ha determinato gli effetti che tutti conosciamo anche rispetto ad uno dei pilastri fondativi dell’Unione europea, quello della libera circolazione delle persone, e che apre scenari nuovi e inesplorati su un terreno franoso per la stabilità dell’Unione.mar mediterraneo

Rispetto a queste emergenti difficoltà, suscettibili di minare alla base la stabilità europea, è essenziale infatti fare tutto il possibile affinché possa esser e rinsaldato il sentimento di unione tra gli Stati membri, concorrendo alla definizione di un indirizzo politico e un piano di gestione dell’emergenza basato sulla logica della cooperazione internazionale. La crescente disgregazione sul versante della coesione internazionale è un rischio reale e si configura quale effetto diretto delle emergenze e legittime preoccupazioni riconnesse alla tutela della sicurezza dei cittadini da parte degli organi di governo sui territori dei vari Stati membri dell’Unione europea; preoccupazioni che, se non inserite in un quadro coeso e condiviso di intervento, rischiano però di trasformarsi in segnali dirompenti di autoreferenzialità politica e soggettivismo statuale.

Entrano in gioco in questa drammatica partita le questioni economiche connesse ai cosiddetti “margini di flessibilità” nella determinazione della politica economica europea a nella valutazione del rapporto deficit-PIL a fini di stabilizzazione economica. Mentre sulle condizioni dell’economia nazionale ed europea arrivano rilevazioni contrastanti: i dati rappresentati dalla Commissione, nella Relazione sugli squilibri macroeconomici lo scorso 26 febbraio descrivono, con riferimento all’Italia, un sistema fiscale ancora incapace di favorire crescita ed efficienza; un’economia potenzialmente contagiosa, quella descritta dalla Commissione, e una pericolosa interrelazione in quanto a sua volta l’economia italiana risente delle condizioni esterne. Pochi giorni dopo i dati dell’Istat smentiscono parzialmente, ma in modo sufficientemente incoraggiante, questo quadro negativo: il Pil cresce dell’1% e la pressione fiscale va ai minimi dal 2011.  Le stesse incongruenze tra le analisi economiche ufficiali, quelle nazionali e quelle europee, misurano ancora la distanza interna tra le politiche di coesione e definizione di comuni strategie. Una distanza che, però, l’Europa non potrà più permettersi. La ricerca di una soluzione, mediata e partecipata, rispetto alle pregnanti sfide che l’Europa ha davanti a sé, passa necessariamente attraverso la cooperazione democratica e la collaborazione basata sui principio di sussidiarietà e solidarietà, sui quali, del resto, l’Europa è fondata.

 

Francesca Agostino

 

 

 

 

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Francesca Agostino
Esperto tecnico-legislativo, con pregressa e pluriennale esperienza maturata in ambito parlamentare a supporto dell’attività legislativa di commissioni e gruppi parlamentari di Camera e Senato. Esperienze pregresse in ambito legale maturate presso l’ufficio giuridico dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e la Direzione Affari legali di ENI SpA. Doppia laurea (Scienze Politiche e Giurisprudenza), collabora con enti territoriali a processi di innovazione turistica del Sud Italia. Critico d'arte e letterario, ha ideato e diretto per 6 anni il festival letterario "San Giorgio. Una rosa, un libro". Fondatrice di "Network Mediterraneo", comitato promotore della candidatura del Tramonto sullo Stromboli come patrimonio dell'Umanità, che ha raccolto l'adesione di 18 comuni calabresi e del Consiglio Regionale della Calabria.

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