Croazia, Milanovic nuovo presidente. Perdono i conservatori, una novità

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Premiato l’ex premier socialdemocratico moderato ed europeista, sconfitta l’uscente Kolinda Grabar Kitarovic, mentre il Paese è presidente di turno del Consiglio dell’Ue

In Croazia il socialdemocratico Zoran Milanovic, ex premier ed esponente del centrosinistra unito, ha vinto le elezioni presidenziali ottenendo nel ballottaggio quasi il 53% dei consensi. Nettamente sconfitta la presidente uscente, la conservatrice Kolinda Grabar Kitarovic, nonostante il grande risultato ottenuto dalla destra sovranista e nazionalista al primo turno due settimane fa, con il 25 per cento ottenuto dal proprio candidato, il cantante Miroslav Skoro e malgrado le pressioni dettate dalla crisi migratoria sulla rotta balcanica, la Croazia ha deciso oggi di scegliere il messaggio di europeismo, tolleranza e di diversità del candidato progressista.

        Grabar-Kitarovic e Milanovic

Milanovic, 53 anni, diplomatico di carriera, dal 2011 al 2015 è stato il premier croato, per poi perdere due elezioni politiche di seguito, nel 2015 e nel 2016, contro i conservatori. Subito dopo la diffusione in serata dei primi exit poll, si è rivolto attraverso i social ripetendo lo slogan della sua campagna elettorale “Per una Croazia normale!”. Oltre all’insoddisfazione per l’attuale governo, a favore di Milanovic ha giocato il suo profilo moderato, democratico ed europeista, accompagnato da un senso di forte realismo politico e da un’immagine di onestà e incorruttibilità. Una rarità nell’Europa centro-orientale, dove populisti e conservatori hanno vinto le elezioni negli ultimi anni.

In campagna elettorale non ha voluto fare grandi promesse, ricordando che il presidente della Repubblica in Croazia ha pochissimi poteri e modeste competenze in materia di difesa e di politica estera, portando comunque una forte valenza simbolica e morale essendo eletto direttamente dal popolo. Per questo Milanovic ha soprattutto parlato di tolleranza e rispetto delle diversità sociali e ideologiche. La sconfitta di Kitarovic rappresenta un duro colpo per il premier conservatore Andrej Plenkovic, capo dell’Unione democratica croata (Hdz), che ha pienamente appoggiato la presidente uscente.

                    Andrej Plenkovic

Dal primo gennaio la Croazia ha assunto la presidenza semestrale di turno del Consiglio dell’Unione europea, per la prima volta da quando è entrato a far parte dell’Ue. La leadership di Plenkovic, già costantemente sotto attacco sia da parte della destra populista extraparlamentare sia dell’ala nazionalista all’interno del suo partito, è ancora più in bilico. La sconfitta rafforzerà i suoi rivali che hanno già annunciato di volerlo sfidare al congresso dell’Hdz, in programma in estate, per spingere il partito più a destra e aprirlo a possibili alleanze con partiti di matrice sovranista ed euroscettica. Ma il premier dovrà ora guardarsi le spalle anche a sinistra, dato che con la vittoria di Milanovic, che si insedierà alla presidenza a metà febbraio, si preannuncia una difficile coabitazione tra i due.

Dunque i quattro milioni di cittadini croati hanno eletto l’ex primo ministro sostenuto dal Partito socialdemocratico (Sdp) con cui si è immediatamente congratulata la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, come riferito dal portavoce Eric Mamer, che ha aggiunto informazioni circa l’incontro che si terrà la prima volta fra i due, a livello istituzionale, giovedì pomeriggio a Zagabria per la visita del collegio dei commissari alla presidenza croata del Consiglio dell’Ue. Von der Leyen parteciperà la sera stessa alla cerimonia di apertura ufficiale della presidenza, mentre venerdì incontrerà il primo ministro Plenkovic, i membri del governo e il presidente del Parlamento croato.

                         Irena Andrassy

In un incontro con la stampa a Bruxelles, la Rappresentante permanente della Croazia presso l’Unione europea, Irena Andrassy – assieme al ministro degli Affari esteri ed europei, Gordan Grlić Radman – ha fatto oggi il punto sulle priorità del semestre di presidenza che si è aperto il primo gennaio. Ultimo Paese in ordine di tempo ad aderire all’Unione europea, ironicamente la Croazia dovrà affrontare la definitiva uscita del primo Paese della storia a lasciare l’Ue, il Regno Unito (la cosiddetta Brexit) e il bilancio pluriennale dell’Ue (il Mff, dall’acronimo inglese di Multiannual financial framework, ovvero il Piano finanziario pluriennale) per il 2021-27.

La prima, che dovrebbe avvenire entro il 31 gennaio prossimo, implica definire la posizione dei 27 Paesi restanti verso il Regno Unito. Per quanto riguarda il bilancio comunitario, di cui deve essere ancora fissato l’ammontare totale, la presidenza croata si è detta stupita della decisione del Parlamento di sospendere i negoziati e ha sottolineato più volte come ci sia pochissimo tempo a disposizione per trovare un accordo. Con il motto: “Un’Europa forte in un mondo di sfide”, la Croazia ha basato il programma del semestre su quattro pilastri: un’Europa che si sviluppa, un’Europa che unisce, un’Europa che protegge e un’Europa che sia influente.

Il terzo pilastro della presidenza croata dell’Unione europea sarà la sicurezza interna, con un’attenzione particolare al controllo delle frontiere esterne, all’interoperabilità dei sistemi informatici dei vari Stati membri e alla riforma del sistema europeo di asilo e della gestione dei flussi migratori. Molte le questioni ancora aperte sull’ultimo pilastro, quello che vorrebbe un’Europa influente. L’attualità del Golfo e le relazioni con gli Stati Uniti e il Medio Oriente sembrano oggi soppiantare quella che la presidenza croata considerava un punto essenziale della presidenza, ovvero la politica per l’allargamento. Il summit Ue-Balcani Occidentali previsto per maggio e la posizione favorevole a mantenere le porte aperte ad Albania e Macedonia del Nord saranno le principali iniziative in tal senso.

 

Ana Lovretin

Foto © European Views, Al Jazeera, UrduPoint, Vecernji, The Wichita Eagle

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