“Domani”, l’ultimo crono-romanzo di Corrado Ruggeri

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Incentrato sugli abitanti delle tre città martiri Beirut, Sarajevo e Phnom Penh la storia dell’ex caporedattore a Roma del Corriere della Sera, realizzatore di reportage su Marcopolo

Storia o fantasia? Tutti e due. Un po’ come il Manzoni che ha raccontato dei tanti Renzo e Lucia che hanno fatto la storia… E così, Goran, Amina, Leyla, Naila, hanno vissuto l’orrore della guerra, ma la guerra nei loro cuori non ha vinto, non ha cancellato ogni umanità. Non che la guerra poi sia finita, con tutte le sue modalità. Nonostante l’aspetto sfavillante delle città, con i loro nuovi alberghi, ristoranti, locali notturni, centri commerciali, in cui gli Emirati Arabi hanno investito la loro ricchezza, a Beirut per esempio vediamo il piccolo palestinese Hamir, sopravvissuto a un attacco kamikaze qualche anno prima, convinto o costretto anche lui a compiere un attentato kamikaze all’Università americana. Attentato per fortuna, questa volta, mancato. Sotto le ceneri la brace arde ancora. E chissà per quanto.

                         Corrado Ruggeri

Tutti e tre le “città martiriBeirut, Sarajevo, Phnom Penh, fanno sfoggio di nuovi edifici che denunciano o promettono una nuova vita; come il Colosseum Club di Sarajevo, con casinò, roulette, slot machine, ristorante, spettacoli…si vedono arabi vestiti di bianco, seduti vicino a signori in giacca e cravatta, a donne piuttosto scollate, magari con il seno rifatto, o a ragazze tranquillamente velate. Ogni sera, i giovani come in ogni parte del mondo in pace, affollano pub, brindano in strada, si ritrovano in locali dove si suona dal vivo ogni tipo di musica. Allora tutto finito, tutto dimenticato? Eh no, le tragedie della guerra sono storia ancora recente.

Basti pensare ai centinaia di bambini negli orfanotrofi di Sarajevo, nati da genitori distratti, drogati, scomparsi, arrestati, uccisi. O a quelli della Cambogia, “i bambini senza”, senza famiglia, senza affetti, senza protezione… per alcuni di loro l’unica protezione è un sottopassaggio dove si possano riparare dalla pioggia! E per tutti l’unico luogo dove trovare “prelibatezze” è l’enorme discarica di Phnom Penh dove si contendono il “tesoro” fatto di scarti e avanzi dei ricchi. Ma ancora di più, questi bambini “senza”, ultimi fra gli ultimi, sono preda di uomini senza scrupoli, che approfittano della loro miseria, della loro povertà, per comprare il loro corpo e la loro anima.

Ed è qui che l’autore si sofferma sulla storia della famiglia di Rithj e del fratello Arun, che sarebbe morto durante un naufragio sulla barca di un certo Trevor Lee, un australiano, forse suo padre, certo un trafficante di poveri “bambini senza”. Mentre ricercano l’australiano, che ritengono responsabile della morte di Rithj, il romanzo si tinge di giallo… Dopo un inseguimento notturno, riescono a trovarlo. Ma Amina, ex guerrigliera dello Sri Lanka, viene ferita da Travor Lee e muore. Ma muore anche Travor Lee, e lascia una scatola di latta appena dissotterrata. Dentro ci trovano circa un milione di dollari, che solleveranno la vita di tanti bambini soli. E poi Goran, il bosniaco trapiantato in Cambogia, porta con sé qui suo figlio Adnan e la donna con cui l’aveva avuto Leyla, giovane donna sconvolta e smarrita durante l’assedio di Sarajevo. Forse qui troveranno una vita serena. Magari domani.

 

Maria Grazia Magi

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