Elezioni presidenziali in Ucraina

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Nell’ovest si è votato regolarmente, a est urne distrutte dai filorussi

TERNOPIL – Arriviamo a Ternopil con un pullman dall’aspetto improbabile, attraversando strade totalmente disastrate, dopo aver preso un treno da Cracovia, visto che il nostro aereo per L’viv e’ stato cancellato per motivi di sicurezza. Si respira una strana aria di attesa qui nell’ovest dell’Ucraina, apparentemente tranquillo e immune dagli scontri sanguinosi che infiammano la parte opposta del Paese. Eppure copertoni d’auto accatastati ai confini della citta’, residui di posti di blocco ormai abbandonati, ci ricordano i recenti fatti del Maidan con le loro conseguenze. Tutto questo mentre giunge la notizia dell’uccisione del fotoreporter italiano Andrea Ronchelli, stroncato a Sloviansk probabilmente da un colpo di mortaio.

Il sabato prima delle elezioni trascorre come un giorno qualunque. Dal municipio escono coppie appena sposate, i volti felici di chi vuole ancora sperare in un futuro migliore. Fermiamo alcuni invitati per sondare il terreno e l’umore della popolazione. Sono cordiali quando capiscono di trovarsi di fronte un italiano. Molti sono stati nella penisola per lavoro, alcuni abbozzano un saluto in una lingua stentata. Sergey e’ stato varie volte in Germania, per cui troviamo piu’ facile comunicare in tedesco. Lui crede ancora nella Tymoshenko, l’unica che a suo avviso puo’ avvicinare l’Ucraina all’Europa, nonostante una moralita’ a suo avviso non immacolata. Ivan e’ stato piu’ volte nei dintorni di Salerno. L’Italia gli e’ rimasta nel cuore e vorrebbe tornarci. Lui votera’ per Poroshenko, non per intima convinzione ma perche’ la maggior parte dei suoi conoscenti fara’ lo stesso.

DSCN0960Facciamo un giro per il centro. Gli sparuti banchetti elettorali sono semideserti. Solo pochi passanti accettano i volantini che vengono distribuiti da ragazzi svogliati. Ne fermiamo qualcuno. Molti sono restii a parlare. Alcuni non andranno al seggio, per paura di attentati. Altri scuotono la testa con rassegnazione. I morti del Maidan, le cui fotografie sono esposte sulla piazza principale, non sono serviti a nulla, dicono. La gente non guarda piu’ il telegiornale, aggiungono, per non sentire le notizie provenienti dall’est del Paese. Si preferisce fare finta di niente, sperando accada una svolta positiva. I giovani in particolare allontanano il pensiero della guerra fratricida come se il rischio fosse troppo remoto per essere preso in considerazione. Eppure a

Sloviansk si continua a morire.

Oggi e’ giorno di elezioni, cosi come nel resto dell’Europa, strana coincidenza del destino. Un segnale che dovrebbe far riflettere, mentre recrudescenze di antisemitismo e biechi populismi minacciano di rievocare il piu’ tragico passato. La pace non e’ un dato acquisito per sempre, come i fatti dell’Ucraina stanno a dimostrare, ma va coltivata e nutrita giorno per giorno.

Ci facciamo indicare un seggio elettorale situato all’interno di una scuola. Non c’e’ fila, ma numerose persone salgono le scale che portano al primo piano, dove si svolgono le operazioni di voto. Chiediamo ad una scrutatrice i dati sull’affluenza. -Molto buoni – ci risponde cordialmente. Quando chiediamo di scattare una foto ci manda dalla presidentessa la quale, nonostante le nostre credenziali di giornalisti italiani, oppone un deciso rifiuto. Il seggio e’ comunque ordinato, le operazioni paiono procedere nella maniera piu’ corretta. L’elettore viene dotato di una penna per esprimere il proprio voto (non di una matita copiativa come avviene da noi). Urne trasparenti stracolme di schede confermano l’affluenza elevata. Non notiamo presenza di militari, ne’ particolari misure di sicurezza. Tutto questo mentre gli osservatori dell’Osce lasciano le zone dell’est, troppo pericolose per svolgere con tranquillita’ il proprio lavoro, e mentre i vertici dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk e Lugansk annunciano di essersi unite in uno Stato denominato Nuova Russia, e che di conseguenza non riterranno legittimo il risultato delle consultazioni. Presidenziali che, fra seggi chiusi, altri distrutti, violenze, paura e generale incertezza, si preannunciano di ardua leggibilita’.

Riccardo Cenci

 

Foto © Riccardo Cenci

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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