Erdogan ai ferri corti con Bergoglio. Ma il Pe si schiera

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Riscoprire l’Europa cristiana perché l’immobilismo non diventi indifferenza. Importante presa di posizione dell’Europarlamento che ribadisce le parole del Papa

Domenica 12 aprile Papa Francesco, nella basilica di San Pietro, durante l’iniziale saluto ai fedeli di rito armeno convenuti per ricordare il “martirio armeno” del 1915, ha parlato di questa grande tragedia che colpì milioni di persone definendolo «il primo genocidio del XX secolo» perpetrato dall’esercito ottomano. Nel messaggio che il Papa, al termine della celebrazione eucaristica ha consegnato a Karekin, Supremo Patriarca e Catholicos di tutti gli armeni, e a Serz Sargsyan, presidente della Repubblica di Armenia, sono riprese le parole che furono citate da Giovanni Paolo II nella Dichiarazione comune del 2001 con Karekin II sul genocidio e si definisce quanto accaduto un secolo fa al popolo armeno «prima nazione cristiana insieme ai siri cattolici e ortodossi, agli assiri ai caldei e ai greci, un orribile massacro, vero martirio per questo popolo».

FULE TURKEYIl giorno dopo l’intera Turchia si è risvegliata ed Erdogan ha ritirato l’ambasciatore in Vaticano tuonando che l’uso del termine del genocidio «altro non è che una calunnia». Secondo fonti diplomatiche vaticane, la Segreteria di Stato ha messo bene in conto la dura reazione che la parola “genocidio” avrebbe scatenato, quella di Erdogan in prima linea. E’ certo evidente che l’utilizzo cosciente voluto dal Papa del termine “genocidio” rischia di annullare le timide aperture di Erdogan in materia di libertà religiosa all’interno del Paese.

C’è da dire che storici seri come Michael Hesemann dedicandosi al tema armeno e frugando tra le carte segrete degli Archivi Vaticani, ha trovato documenti molto importanti per chiarire gli avvenimenti e l’atteggiamento della Santa Sede nei confronti di quanto di orribile stava succedendo, con l’applicazione brutale da parte dei “Giovani Turchi” al potere a Costantinopoli, che promuovevano una ideologia esasperatamente nazionalista intesa alla costruzione di una Grande Turchia, riservata ai soli turchi musulmani e senza minoranze religiose.

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L’ex presidente della Commissione europea Romano Prodi nel 2004 durante una visita pianta un albero al memoriale del genocidio armeno del 1915

I ripetuti attacchi di questi giorni al Pontefice da parte anche di organi di stampa come il quotidiano filogovernatico Takvim che ha battezzato Papa Francesco come un «pappagallo che ripeterebbe supinamente le bugie armene» ha costretto il ministro degli Esteri italiano Gentiloni a dichiarare che «la durezza dei toni turchi non è giustificata considerando che 15 anni fa Giovanni Paolo II si era espresso in modo analogo».

Anche il Parlamento europeo è venuto in aiuto di Papa Francesco mercoledì approvando, per alzata di mano,una risoluzione che riconosce il genocidio e le atrocità commesse contro gli armeni, e ha proposto una giornata europea del ricordo che deplori ogni tentativo di negazionismo.

Hayk Demoyan, Director of the Armenian Genocide Museum-Institute Tsitsernakaberd, 3rd from the right, and José Manuel Barroso, 4th from the left, both holding a flower to paid tribute to the victims of the Armenian Genocide, and following two soldiers holding a wreath
L’omaggio di Barroso nel 2012

Nella nazione che oggi si chiama Armenia vivono meno di tre milioni abitanti, mentre altri 8 milioni vivono altrove. Gli storici dicono che quel genocidio fu pianificato perché gli armeni erano cristiani. A provocarlo furono le strategie politiche dei “Giovani Turchi” che videro negli armeni un ostacolo alla affermazione della eticità turca. Il fattore religioso servì come strumento all’ideologia.

Anche ora si sta ripetendo in un Medio Oriente insanguinato da conflitti settari, usando la religione per sobillare l’attuale ipersensibilità tra islam e cristianesimo. Ne è la prova e desta preoccupazione quello che è avvenuto giovedì quando nel canale di Sicilia da un barcone, carico di profughi, 12 persone di fede cristiana sono state gettate in mare da una quindicina di immigrati di fede musulmana.

 

Giancarlo Cocco

Foto © European Community 2015

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Giancarlo Cocco
Laureato in Scienze Sociali ad indirizzo psicologico opera da oltre trenta anni come operatore della comunicazione. Ha iniziato la sua attività giornalistica presso l’area Comunicazione di Telecom Italia monitorando i summit europei, vanta collaborazioni con articoli sul mensile di Esperienza organo dell’associazione Seniores d’Azienda, è inserito nella redazione di News Continuare insieme dei Seniores di Telecom Italia ed è titolare della rubrica “Europa”, collabora con il mensile 50ePiù ed è accreditato per conto di questa rivista presso la Sala stampa Vaticana, l’ufficio stampa del Parlamento europeo e l’ufficio stampa del Ministero degli Affari Esteri. Dal 2010 è corrispondente da Roma del quotidiano on-line delle Marche Picusonline.

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