Europee, si va verso la Grosse koalition anche a Strasburgo

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L’euroscetticismo renderà il Parlamento ingovernabile dai socialisti e obbligherà Schulz a scendere a patti con i popolari.

Una grosse koalition anche a Strasburgo, o almeno larghe intese. I sondaggi che quasi ogni giorno tentano di fotografare la popolarità dei partiti europei restituisce una immagine frammentata, in cui l’euroscetticismo continua a guadagnare terreno rispetto ai partiti tradizionali. Una situazione che potrebbe rendere impossibile l’affermarsi di una maggioranza solida a Strasburgo.

Basta guardare i numeri degli ultimi sondaggi. Il Partito popolare europeo e il Partito socialista sono sulle stesse percentuali e potrebbero portare a casa 210-220 seggi a testa. La sinistra ‘radicale’, la Gue, dovrebbe invece ottenere una sessantina di seggi. I verdi circa 40, i liberali dell’Alde una settantina, mentre i conservatori e gli altri partiti minori dovrebbero rimanere ai margini. Gli euroscettici si imporranno come terza forza politica del Vecchio continente con un centinaio di eletti. Posta l’asticella della maggioranza a Strasburgo a 376 voti, risulta evidente che né il Ppe, né il Pse saranno in grado di avere una maggioranza definita di destra o di sinistra. Che cosa succederà allora?

I pessimisti dipingono scenari di stallo completo in cui il Parlamento, privo di una maggioranza, non sarà in grado di prendere alcuna decisione nei prossimi cinque anni. L’ipotesi più plausibile è però un’altra: la creazione di una sorta di grande coalizione, simile a quella che sorregge la Merkel in Germania o Renzi in Italia. Non essendoci un vincolo di fiducia tra il Parlamento europeo e il Consiglio o la Commissione, non si può parlare di un governo di larghe intese, quanto piuttosto di una maggioranza a geometrie variabili. Il partito che prenderà più voti (quasi sicuramente il Pse di Schulz) avrà l’onere di trovare maggioranze diverse su ogni dossier che arriverà dalla Commissione. E’ evidente però che nella stragrande maggioranza dei casi gli accordi saranno stretti tra Ppe e Pse, e che porteranno a scelte mediate tra posizioni opposte e che quindi rischiano di non imprimere all’Europa quel cambio di rotta di cui ha bisogno.

Tommaso Cinquemani

© 2014 European Parliament

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Tommaso Cinquemani
Milanese, classe 1986. Appassionato di giornalismo e viaggi. Ha riempito la sua 'cassetta degli attrezzi' alla scuola di giornalismo Walter Tobagi. Preso il tesserino, si fa le ossa scrivendo di politica ed esteri. Intanto trova il tempo per qualche viaggio in Africa, dove prendono vita reportage e documentari. Poi un viaggio a Strasburgo accende la scintilla e scoppia l'interesse per tutto quello che riguarda l'Unione europea.

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