Georgia, a un anno dalle elezioni la tensione è già alta

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Contro la visita di una delegazione russa l’opposizione filo-occidentale scatena una dura protesta. Scontri, arresti e decine di feriti tra manifestanti e poliziotti

Anche se la calma pare essere tornata nella capitale Tbilisi, resta ancora teso il clima in Georgia, dopo che giovedì sera violenti incidenti sono scoppiati dinanzi al Parlamento tra la polizia e un folto gruppo di militanti dell’opposizione, vicini all’ex presidente Mikeil Saakashvili, che contestavano la presenza di una delegazione russa all’Assemblea interparlamentare delle nazioni ortodosse (Iao), in corso proprio nell’edificio. I feriti sono stati 240 (di cui 80 poliziotti), più di 300 gli arrestati. Gli scontri sono scoppiati quando alcuni manifestanti hanno tentato di entrare nell’edificio per bloccare l’intervento del deputato russo Sergei Gavrilov, che, in qualità di presidente dell’Iao, sedeva al posto del presidente del Parlamento georgiano Irakli Kobakhidze (poi per questo dimessosi, dopo essere stato accusato di aver violato il protocollo previsto).

Mamuka BakhtadzeSecondo testimonianze, a far precipitare la situazione sarebbe stata la decisione di Gavrilov di tenere il suo intervento in russo, giudicata offensiva dall’opposizione nei confronti delle vittime della guerra russo-georgiana dell’agosto 2008, scoppiata dopo l’attacco ordinato da Saakashvili contro Ossezia del Sud e Abkhazia, due repubbliche autonome a maggioranza russa che allora facevano parte della Georgia e autoproclamatesi indipendenti. L’ala più nazionalista e filo-Occidente della società georgiana, che considera ancora le due repubbliche sotto sovranità legittima di Tbilisi, costituiva giovedì la gran parte della folla dei dimostranti (con tanto di bandiere nazionali, europee e della Nato) che contestava i delegati arrivati dalla Russia, “Paese occupante”, e quindi indegni di essere presenti in una sede istituzionale. La notizia poi dell’intervento di Gavrilov (il bersaglio principale degli slogan, per via del suo forte sostegno all’indipendenza delle due repubbliche) ha fatto da detonatore in un ambiente già saturo di tensione.

E dall’Ucraina, dove è tornato a vivere, lo stesso Saakashvili ha chiamato i cittadini a scendere in piazza contro il governo guidato da Sogno Georgiano – Georgia Democratica, lo schieramento politico che nel 2013 pose fine alla sua presidenza decennale (dopo la quale egli fu condannato per vari reati di frode e abusi di potere). Nei confronti dell’ex presidente si è concentrata indirettamente la dura reazione del premier Mamuka Bakhtadze, che ha accusato l’opposizione di “essersi impossessata” di una manifestazione spontanea infiltrandoci gruppi di facinorosi armati di spranghe di ferro e bastoni. Da Mosca intanto sono arrivate critiche ai manifestanti ma pure al governo di Tbilisi di voler usare la Russia solo come un pretesto per risolvere questioni di politica interna. Per motivi precauzionali, Vladimir Putin ha ordinato lo stop dei voli passeggeri verso la Georgia.

Mikeil SaakashviliDopo qualche anno di relativa calma e di tiepidi tentativi di pacificazione con Mosca, la nazione caucasica dunque rischia di sprofondare in una nuova stagione di tensioni interne ed esterne, simile a quella che nel 2003 portò alla caduta del presidente eletto Eduard Shevarnadze per mano di una destabilizzazione messa in atto dallo stesso Saakashvili, con l’aiuto degli Usa, per allontanare la Georgia dall’area di influenza russa. Dalle elezioni politiche del prossimo anno dipenderà il futuro del Paese, che guarda all’integrazione con l’Ue e soprattutto con la Nato, pur tuttavia cercando di ripristinare i rapporti di buon vicinato con la Russia. Almeno ciò è quanto vorrebbe fare l’attuale maggioranza. Ma il Movimento delle Forze Nuove (lo schieramento che fa capo a Saakashvili) dopo quanto accaduto nei giorni scorsi evoca il fantasma dell’ingerenza russa, e ciò potrebbe andare a sfavore delle attuali forze di governo, specie dopo la goffa gestione della questione-Iao da parte delle autorità, che hanno candidamente ammesso che il protocollo della Presidenza del Parlamento aveva commesso un errore, e di non essere state informate del fatto che Gavrilov avrebbe tenuto il discorso di apertura.

 

Alessandro Ronga
Foto: © AFP, U.S. Department of State, EPP

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Alessandro Ronga
Giornalista e blogger, si occupa di Russia e dei Paesi dell'ex Urss. Scrive per il quotidiano "L'Opinione" e per la rivista online di geopolitica "Affari Internazionali". Ha collaborato per il settimanale "Il Punto". Nel 2007 ha pubblicato un saggio storico sull’Unione Sovietica del dopo-Stalin.

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