Giornate della Cultura palestinese, in anteprima “3000 Nights”

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Dopo aver fatto il giro del mondo il film pluripremiato della regista mediorientale Mai Masri arriva in Italia. L’anteprima a Roma il 15 marzo

Ispirato alla storia vera di una giovane insegnante palestinese accusata di atti terroristici, “3000 Nights” è un viaggio nell’universo brutale e opprimente dei carceri israeliani. Layal, appena sposata a Farid, vive nella città di Nablus, in Cisgiordania; i due stanno proiettando di trasferirsi in Canada per cominciare una nuova vita.

Arrestata, Layal viene ingiustamente accusata dalla magistratura israeliana di aver aiutato un giovane sospettato di un attacco contro un checkpoint e condannata ad una pena detentiva di otto anni. Trasferita in un carcere femminile di massima sicurezza, la giovane donna scopre di essere incinta. Da lì comincia il calvario. Prima le forti pressioni della direttrice del carcere per farla abortire. Poi le violenze verbali e fisiche inflitte da alcune detenute. Resilienza e volontà di sopravvivenza, per se stessa ma soprattutto per il figlio, Nour, nato dietro le sbarre, porteranno Layal a compiere un percorso di speranza e dignità per ritrovare la forza di andare avanti ogni giorno e riconquistarsi frammenti di libertà.

Una narrazione quasi tutta al femminile – esclusa la figura di Ayman, un medico palestinese imprigionato che aiuta la protagonista, e altri uomini che sostengono le detenute in sciopero della fame – che fa emergere con forza le risorse delle donne in lotta per ottenere migliori condizioni di vita. È grazie alla solidarietà di altre detenute che Layal – interpretata da Maisa Abd Elhadi, figlia della regista – riesce a dare la luce al proprio bimbo e a trovare la forza per crescere Nour, nonostante circostanze estreme.

Al di là della vicenda umana, “3000 Nights” è una metafora dei popoli che vivono quotidianamente la condizione dell’occupazione. Più che un’opera militante, la stessa Masri ama presentarla come «un film umano, emblematico della lotta per la dignità e la libertà». Ad oggi sono circa 6.000 i palestinesi imprigionati in carceri israeliani, tra cui ragazzi di 12 anni. «Quasi ogni singolo palestinese è stato in prigione o ha un parente stretto che è stato imprigionato con l’accusa di terrorismo o resistenza all’occupazione. In tutto circa un quarto dell’intera popolazione. Ci vuole una soluzione negoziata politica per porre fine al conflitto. Passerà molto tempo ma si troverà, non bisogna fermarsi di lavorare» ha dichiarato la regista in un’intervista all’emittente televisiva franco-tedesca Arte.

Tra i tanti riconoscimenti già ottenuti, “3000 Nights” è stato premiato al Toronto International Film Festival. Ha rappresentato la Palestina ai Golden Globes e la Giordania agli Oscar. La proiezione di mercoledì 15 marzo, ore 20.30, al Teatro Palladium nel cuore del quartiere della Garbatella (Piazza Bartolomeo Romano, 8), si inserisce nella programmazione delle Giornate della Cultura Palestinese, organizzate dall’Ambasciata della Palestina in Italia dal 14 al 17 marzo. L’Università Rome Tre, in collaborazione con l’Ambasciata della Palestina, offre spazio al dibattito dando l’opportunità di aprirsi con curiosità ad un cinema altro e diverso“.  Sarà possibile incontrare Mai Masri dopo la proiezione oppure il giorno prima, alle ore 11, presso l’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, in Via Ostiense.

Di madre americana, del Texas, e di padre palestinese, originario di Nablus, Mai Masri è nata nel 1959 in Giordania e ha vissuto l’infanzia in Libano fino alla guerra civile nel 1975. Trasferitasi a Berkeley, si è poi laureata in cinematografia all’Università di San Francisco. Da più di 30 anni, col marito regista Jean Chamoun, la Masri documenta le difficili condizioni di vita dei libanesi, concentrandosi su donne e bambini, e dei palestinesi nei territori occupati. Nel corso della sua carriera ha ricevuto una sessantina di premi internazionali per i suoi documentari che fanno di lei una delle pioniere nel mutevole e variegato panorama cinematografico in Medio Oriente. Tra le sue opere più note: “Children of Fire“, “Children of Shatila“, “Beirut Diaries“, “Frontiers of Dreams and Fears” e “33 Days“, che hanno rivelato al mondo le condizioni di vita nei campi profughi negli anni ’80 e ’90.

«Oggi il 50% dei film girati in Palestina sono realizzati da donne. Questa è un’ottima notizia» ha sottolineato la Masri, spronando le sue colleghe ad un ulteriore coinvolgimento nel cinema e auspicando una visibilità internazionale sempre maggiore.

 

Véronique Viriglio

Foto © “3000 Nights”, Nicolas Spiess

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Véronique Viriglio
Franco-italiana cresciuta a "pane e Europa" – quella dei padri fondatori nel Dopoguerra – durante il percorso di studi tra Parigi e Firenze. Tutte le strade portano a Roma e…all’Africa. Dal 2000 segue quotidianamente l’attualità del continente con un’attenzione particolare alle tematiche sociali, culturali e ambientali. Collabora con Agi da settembre 2017. Fondatrice del sito www.avanguardiemigranti.it. Direttrice della rivista femminile multiculturale W- ALL WOMEN MAGAZINE

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