Google, accuse dal fisco italiano: ha evaso 300 milioni di euro

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Pugno duro del Belpaese con le multinazionali: dopo Apple, ora tocca al colosso di Mountain View. La Commissione annuncia un pacchetto anti-evasione

Guai con il fisco per Google: la polizia tributaria della Guardia di Finanza di Milano ha infatti notificato un “verbale di accertamento” ai manager italiani del colosso di Mountain View. La web company avrebbe evaso il Fisco italiano per quasi 300 milioni di euro nel quinquennio che va dal 2008 al 2013, facendo risultare la propria sede in Irlanda (dove si applica un’aliquota molto più bassa) e non in Italia. La replica dell’azienda è affidata a un comunicato di poche righe: «Google rispetta le normative fiscali in tutti i Paesi in cui opera. Continuiamo a lavorare con le autorità competenti».

Dopo il caso Apple, conclusosi solo qualche mese fa con un accordo da 318 milioni di euro, ora è la volta di Google. Il messaggio dell’Italia è chiaro: niente sconti per le multinazionali che non rispettano le regole. È un messaggio che arriva anche fuori dai confini nazionali, tanto che il Times, proprio ieri, dedicava la prima pagina all’inchiesta aperta dal Fisco britannico nei confronti del motore di ricerca, definendo una vera e propria “resa fiscale” l’accordo raggiunto. A questa resa, il Times contrappone la determinazione del Belpaese che ha dimostrato «come si può essere duri con Google».

La notizia dell’inchiesta italiana arriva proprio all’indomani dell’annuncio, da parte della Commissione europea, del pacchetto per contrastare l’evasione fiscale delle multinazionali. Al fine di ostacolare le aziende che utilizzano a proprio vantaggio le differenze tra i vari Stati membri in materia di fisco, spostando i profitti nei Paesi che offrono maggior benefici, la Commissione ha evidenziato la necessità di stabilire delle regole fiscali comuni per i 28.

Pierre Moscovici
Pierre Moscovici

Si tratta di un’esigenza che appare ancora più urgente se si considera che la legislazione fiscale europea risale al 1930, e dunque oggi mostra tutte le sue debolezze poiché, come evidenzia la Commissione stessa, non tiene conto dell’«economia dei giorni nostri, globale e digitale».
Secondo quanto stimato dall’esecutivo dell’Ue, inoltre, operando in vari Stati membri, le multinazionali pagano in media il 30% in meno di tasse rispetto a quanto pagherebbero se fossero attive in un singolo Paese.

Il commissario agli Affari economici e finanziari, Pierre Moscovici, annunciando il pacchetto di interventi, ha dichiarato che l’obiettivo principale della Commissione sarà «contrastare le pratiche fiscali aggressive, migliorare la trasparenza tra gli stati membri e assicurare una competizione serena per tutte le aziende all’interno del mercato unico».

Valentina Ferraro
Foto © European Commission

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Valentina Ferraro
Laureata in letteratura contemporanea, ha lavorato per diversi anni come editor per una casa editrice romana, per poi avvicinarsi alla sua più grande passione: la scrittura, intesa come mezzo di comunicazione a 360 gradi. Ha iniziato scrivendo di cinema e cultura per diverse testate sia online che cartacee (fra queste, “Il quotidiano della Sera” e il settimanale “Il Punto”). Dopo il primo viaggio a Bruxelles, nel 2014, ha scoperto un forte interesse per l’Unione europea, iniziando così ad approfondire le tematiche relative all’Ue. La spiccata curiosità per l’universo della “comunicazione 2.0” l’ha portata a mettersi alla prova anche come blogger. Di recente la scrittura ha incontrato un’altra sua grande passione: l’enogastronomia.

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