Gli italiani, popolo di “santi, poeti e navigatori”, da sempre sopperiscono alla perenne incapacità della politica ad essere previdente e lungimirante
Quante volte abbiamo sentire citare questo proverbio, oggi più che mai, a ragione, da tenere in grande considerazione con il propagarsi del Coranavirus in Italia e nel resto del mondo: quando c’è la salute c’è tutto. La verità è che quando si tratta della salute non si dovrebbe badare a spese, cosa che invece i vari governi, che si sono succeduti in questi anni, non hanno ritenuto fare, operando una politica di tagli di posti letto e di chiusura di ospedali, considerando tutto ciò come uno spreco per rispettare dei parametri, mai scelta ai giorni nostri fu più scellerata.
Oggi gli stessi ci chiedono un sacrificio per il nostro bene, ma perché non hanno pensato al nostro bene prima? La domanda non è peregrina e intende mettere in discussione due punti, il primo l’incapacità della politica ad essere previdente e lungimirante per il bene dei cittadini, il secondo che il fatto che oggi degli esseri umani muoiono per mancanza di posti di rianimazione costituisca, anche se dovuto ad un caso straordinario, un fatto assolutamente insolito e inconcepibile.
A questo si aggiunge la gestione della crisi sul coranavirus, nei giorni scorsi abbiamo assistito ad un sorta di schizofrenia comunicativa del governo che non ha paragoni nella nostra storia, con conferenze stampa a go-go, notizie fatte trapelare per creare aspettative negli ascolti e far aumentare i click dei collegamenti ai vari siti facebook personali di esponenti del governo, gestito proprio come una sorta di grande fratello, solo che chi ha posto in atto una tale strategia comunicativa, forse, non aveva ben chiaro in mente che non si trattava di uno show per far aumentare l’indice di gradimento, ma di una situazione drammatica nazionale, e non solo, che andava gestita con grande sobrietà e non con annunci profusi per far creare audience a quell’evento specifico.
Speriamo che si sia trattato solo di un eccesso nel voler dimostrare che si stava lavorando sulla vicenda, potremmo dire che errare è umano, ma perseverare è diabolico. Quotidianamente oramai assistiamo a delle comunicazioni che ci vengono fornite (proprio a modo di grande fratello) al fine di metterci al corrente della situazione dei contagiati, dei guariti e ahimè dei morti, come se fosse un vero e proprio bollettino di guerra ed è proprio sentendo le loro rassegnate parole e vedendo le loro facce che sovviene alla mente il ricordo a quel film della Wertmuller “Io speriamo che me la cavo”.
In un simile clima di caos, dove la politica sembra aver ceduto il passo, gli italiani hanno dato prova di una grande consapevolezza, per fortuna, tenendo i nervi saldi, dando una risposta concreta agli appelli diffusi dai mezzi di comunicazione rispettando, nella maggior parte dei casi, il divieto governativo ad uscire dalle proprie abitazioni, fatta eccezione per le incombenze familiari primarie, al fine di evitare il propagarsi del contagio del virus.
Infatti, non a caso si dice che il popolo italiano sia un popolo di “santi, poeti e navigatori”, mai tale definizione sia stata più appropriata in questo frangente, bisogna avere una buona dose di pazienza e sopportazione a reggere tali inefficienze, supportate grazie a Dio dal sacrificio e dal leggendario buon lavoro dei tanti medici e del personale paramedico che stanno dimostrando una tenacia e professionalità encomiabile. Poeti, perché dinnanzi a una tragedia simile dimostrano una grande fantasia nell’essere uniti nel supportare moralmente se stessi e i succitati professionisti, innalzando cori di speranza dai propri balconi con scritte “andrà tutto bene” come una sorta di mantra. Infine navigatori, semplicemente perché per attraversare un simile mare in burrasca bisogna esserlo senza se e senza ma!
Alessandro Cicero
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