A sei anni dal terremoto che distrusse lo Stato, una nuova calamità. L’opinione pubblica europea rimane indifferente, ma la macchina umanitaria di Bruxelles si è mossa subito
Una nuova catastrofe naturale ha sconvolto Haiti. I primi di ottobre l’uragano Matthew si è abbattuto su tutta l’isola provocando almeno 900 morti. L’ennesima strage dopo il terremoto del 2010 che aveva già ucciso 220.000 abitanti. Le zone più colpite sono quelle a sud ovest dell’isola di Hispaniola, e in particolare la città di Jérémie – la “città dei poeti”- abitata da più di 30mila persone, il cui centro storico è stato completamente distrutto.
La stima dei danni è ancora precaria, anche perché alcune zone sono difficilmente raggiungibili a causa del fango e dei detriti. La situazione attuale è complessa: è iniziato un esodo di massa, circa 60mila haitiani si stanno muovendo per scampare alla miseria e all’inevitabile epidemia di colera, prossima a scoppiare a causa della mancanza di acqua potabile, e che già negli anni scorsi ha ucciso 10mila persone. L’esodo è reso ancor più complicato dai tesissimi rapporti di Haiti con la Repubblica Dominicana, che occupa la parte est dell’isola.
Gli aiuti internazionali
Cuba, Bahamas, Santo Domingo, Stati Uniti e infine Haiti, questo il percorso dell’uragano che ha seminato distruzione senza però la devastazione che ha riservato ad Haiti, già in condizioni precario e non ancora interamente ripresasi dal terremoto.
I primi aiuti umanitari sono arrivati dagli Stati Uniti, che hanno fatto intervenire l’esercito per la distribuzione di pasti e risorse primarie.
L’uragano che ha colpito Haiti non ha fatto molta presa sull’opinione pubblica europea. Gli stessi social, che ormai sembrano essere il termometro per misurare l’indignazione, non hanno registrato grandi movimenti generati dalla catastrofe. Più “pesanti” sui media i morti di nazionalità statunitense, citati da tutti.
A livello politico però, l’Europa si è mobilitata immediatamente. Sono stati sbloccati subito i primi 255mila euro, grazie ad un meccanismo di protezione civile mirato a fornire assistenza alla popolazione, poi sono intervenuti gli Stati di Danimarca, Francia, Svezia, Gran Bretagna e Romania, con l’invio di personale esperto nella gestire delle crisi e di protezione civile ma anche rifugi, moduli di purificazione dell’acqua e altri strumenti per la gestione delle alluvioni.
Il sistema satellitare Copernico sta fornendo le mappe delle zone colpite per la valutazione dei danni. Copernicus è lo stesso sistema utilizzato dopo il terremoto che ha sconvolto l’Italia Centrale per fare un’accurata valutazione dei danni.
«L’Ue è solidale con tutte le persone colpite dal disastro naturale, e sta già fornendo finanziamenti iniziali per aiutare la gente ad Haiti per rifugi temporanei, servizi sanitari, acqua potabile e assistenza medica» ha dichiarato il commissario Ue alle crisi umanitarie Christos Stylianides.
Intanto, il 90% del raccolto agricolo è andato perduto, il futuro per Haiti non è roseo.
Ilenia Maria Calafiore
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