Help the ocean: un grido d’allarme per i mari del nostro pianeta

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Ai fori l’installazione dell’artista Maria Cristina Finucci, per sensibilizzare le persone e i governi riguardo un’emergenza ambientale non più rinviabile

Immense isole di plastica si aggiungono alla già tormentata geografia del nostro pianeta. Il cosiddetto Garbage Patch State è il secondo “Stato” più esteso del mondo, con i suoi 16 milioni di kmq, e non accenna a regredire. Cinque le isole di plastica presenti negli oceani. Un materiale che abbiamo reso indispensabile, ma che non siamo in grado di smaltire. Ingoiato dai pesci, mette in serio pericolo le specie animali e finisce sulle nostre tavole, minando la nostra salute.

Eppure molti fra i potenti della terra paiono non accorgersene. In nome del profitto, si chiudono gli occhi su una catastrofe ambientale di immense proporzioni. Mai l’attenzione verso la salute del nostro pianeta è stata così bassa. Molti passi indietro sono stati fatti, se pensiamo ad esempio alla nuova governance degli Stati Uniti.

L’installazione Help the Ocean è stata realizzata dall’artista Maria Cristina Finucci, grazie al supporto della Fondazione Bracco e del Parco Archeologico del Colosseo. Un impianto architettonico interamente formato di tappi di plastica, che la notte si illumina (grazie ad Enel X) come un monito per l’umanità.

Diana Bracco, Presidente dell’omonima Fondazione, si dice orgogliosa del progetto. Senza sostenibilità, infatti, non è possibile progettare il futuro. Un tema che finalmente trova una voce potente, una cassa di risonanza di grande eco nel Parco archeologico romano. Anche la Sindaca Virginia Raggi ribadisce la necessità di non girare lo sguardo di fronte a una tale tragedia. “L’acqua è la più preziosa delle nostre risorse naturali”, afferma “e dobbiamo difenderla e preservarla”.

Forse l’arte non è mai riuscita a cambiare il mondo, a incidere realmente sulla politica, a scalfire la logica del profitto a tutti i costi. Eppure il solo fatto di sensibilizzare le coscienze rappresenta un valore assoluto, una testimonianza appunto, un grido di dolore che, ci auguriamo, verrà raccolto da chi ha il potere per agire, arginando la deriva che rischia di compromettere l’ambiente in cui viviamo in maniera irreversibile.

Oksana Tumanova

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Oksana Tumanova
Oksana Tumanova. Nata nell’ex Unione Sovietica, ha vissuto in prima persona il disintegrarsi delle utopie socialiste. Da allora l’interesse per le complesse dinamiche dell’est Europa la spinge ad impegnarsi in prima persona, scrivendo di questi argomenti in particolar modo sul web.

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