Il 25° anniversario della strage di Capaci celebrato in tutto il mondo

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Giornata dedicata alla memoria di Giovanni Falcone. Il ricordo della vice segretario generale del Consiglio d’Europa Battaini-Dragoni e dell’ex sindaco di New York Giuliani

Il 23 maggio 1992 morirono nella strage di Capaci il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta. Poco meno di due mesi dopo fu ucciso anche il collega e amico Paolo Borsellino, assassinato da Cosa nostra assieme a cinque agenti che lo accompagnavano a via d’Amelio (19 luglio).

Nel venticinquesimo anniversario della prima strage ieri tutte le istituzioni, italiane e non, hanno ricordato i due magistrati/eroi considerati internazionalmente fra le personalità più importanti e prestigiose nella lotta alla mafia, nel Belpaese e nel resto del mondo. Si è voluto ripercorrere alcuni tra i momenti più drammatici della storia, dedicando la giornata al giudice simbolo della lotta contro la mafia e agli uomini e alle donne che hanno dato la vita per la lotta alla criminalità organizzata.

A cominciare dalla vice segretario generale del Consiglio d’Europa, l’italiana Gabriella Battaini-Dragoni, che ha elogiato il lascito del combattivo magistrato. «Giovanni Falcone ha stabilito un modello di cooperazione giuridica internazionale e di applicazione della legge contro la criminalità organizzata, estendendo le sue indagini oltre il campo d’azione della magistratura tradizionale per un fenomeno di criminalità che non era più nazionale. La sua meticolosa attenzione alle attività finanziarie della mafia transnazionale, contrastate da operazioni di confisca dei beni e da tecniche investigative speciali, unita a una solida protezione dei testimoni sono tuttora strategie chiave per combattere la criminalità a livello mondiale».
«Il Consiglio d’Europa è stato pioniere nell’istituzione di un’azione giuridica internazionale contro le reti della criminalità. Pertanto, desidero sottolineare il coraggio e l’audacia di magistrati come Giovanni Falcone, che hanno difeso i nostri valori lottando per la giustizia e per la difesa dello Stato di diritto», ha concluso nel suo ricordo Gabriella Battaini-Dragoni.

Per proseguire con l’ex sindaco di New York ed ex procuratore del casoPizza Connection“, per il quale collaborò con Giovanni Falcone e con gli inquirenti italiani, Rudolph Giuliani: «La gente in Italia deve comprendere che grande patriota è stato Giovanni Falcone. Amava l’Italia e amava in particolare la Sicilia. Conosco i problemi che avete adesso in Calabria e a Napoli e questa è una lezione alla quale dovreste prestare attenzione: sconfiggere le organizzazioni criminali sarebbe un passaggio importante per consentire all’Italia di diventare il tipo di economia che dovrebbe essere». Lo ha dichiarato a “Voci del Mattino”, su Radio1 Rai. «Procedemmo nelle indagini spalla a spalla» – ha proseguito Giuliani – «e diventammo ottimi amici. Era un giudice raffinato e un investigatore molto acuto, ma era anche una sorta di uomo del Rinascimento, colto e intelligente. Ci capitò di avere interessanti conversazioni sulla religione, la filosofia, la storia della Sicilia e su quel che l’Italia avrebbe dovuto fare per diventare un Paese più moderno. Lui era convinto che la mafia impedisse all’Italia di diventare come la Francia, la Germania o altri Paesi europei». «Ricordo, come fosse ieri, l’ultima volta che l’ho visto. Io – ha raccontato l’ex sindaco di NY – avevo lasciato il mio incarico di magistrato, mi stavo occupando di un documentario. Chiamai Falcone e gli dissi: “Ti vorrei intervistare”. Volevo che mi aiutasse a spiegare agli americani quanto l’Italia avesse contribuito alla sconfitta della mafia. Gli chiesi che cosa ne pensasse del trasferimento a Roma, dove avrebbe potuto essere più al sicuro. Lui mi rispose: “Sono siciliano. Sono nato là e morirò là. E il mio intero impegno è rivolto a fare della Sicilia un posto in cui la gente possa andare, avviare attività imprenditoriali”. Quella è stata l’ultima volta che l’ho visto».

Ma i protagonisti, in Italia, sono stati soprattutto i giovani: ben 70.000 studenti hanno animato l’iniziativa #PalermoChiamaItalia, fino al 2015 concentrata nel capoluogo siciliano e poi estesa a tutto il Paese, attraverso le “Piazze della Legalità“. Così come il viaggio della “Nave della Legalità“, sulla quale oltre mille ragazzi hanno incontrato le istituzioni, tra cui il presidente del Senato Pietro Grasso e la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli. La nave è salpata da Civitavecchia il pomeriggio del 22 maggio per approdare a Palermo la mattina del 23, dando ufficialmente il via alle celebrazioni.

Le commemorazioni sono proseguite con la cerimonia presso l’Aula Bunker del carcere dell’Ucciardone, luogo simbolo del Maxiprocesso a Cosa nostra, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Per la prima volta l’Aula Bunker si è trasformata in una galleria d’arte, ospitando le opere recuperate dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. Alla Chiesa dello Spasimo si è tenuta, invece, la mostra fotografica dell’Agenzia Ansa “L’eredità di Falcone e Borsellino”.

Nel pomeriggio sono partiti i due tradizionali cortei contro le mafie che hanno visto protagoniste le scuole, il primo da via D’Amelio (dove fu ucciso Borsellino) e il secondo dall’Aula Bunker. Entrambi si sono ricongiunti sotto l’Albero Falcone, in via Notarbartolo, per il momento del Silenzio, alle ore 17.58, l’ora in cui avvenne la strage di Capaci.

 

Nicola Del Vecchio

Foto © Wikicommons, Council of Europe

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