La guerra civile sconvolge il Paese da oltre un anno. Fallito il vertice in Kuwait: i ribelli sciiti annunciano di voler costituire un governo per riorganizzare le zone sotto la propria influenza
La situazione dello Yemen, come sempre nei Paesi che fanno parte del Medio Oriente, è politicamente molto complessa. Il conflitto è iniziato nel Settembre 2014 e comprende una guerra di religione: i ribelli sono gli Houtu, sciiti con collegamenti all‘Iran, appoggiati dai fedelissimi dell’ex presidente Saleh che sono stati in grado di conquistare la capitale Sanaa; dall’altra parte della barricata il sovrano legittimo, Abd Rabbih Mansur Hadi appoggiato da una coalizione di forze sunnite alla cui testa vi è l’Arabia saudita.
Nel mezzo, i civili. Si calcola che fino ad adesso le vittime fra la popolazione siano circa 3.000. I bombardamenti si susseguono feroci in Yemen, colpendo troppo spesso obiettivi non militari, tanto che Medici Senza Frontiere (Msf) ha deciso di abbandonare il campo. La decisione è stata presa dopo il bombardamento aereo dell’ospedale di Abs del 15 agosto, che ha causato 19 morti e 24 feriti. La struttura ospedaliera è stata colpita dai raid della coalizione a guida saudita. «Il fatto che staff medico e persone malate o ferite vengano uccise all’interno di un ospedale dice tutto sulla crudeltà e la disumanità di questa guerra» è stato scritto dall’ufficio stampa dell’Ong. L’obiettivo a lungo termine è quello di un ritorno quando le condizioni per lo staff saranno migliori.
I civili vengono colpiti nonostante le tecnologie d’avanguardia possedute dalla coalizione che guidano le operazioni contro i ribelli, ciò non si capisce se avvenga a causa di negligenza o di una precisa volontà da parte di chi comanda le operazioni.
Anche in questo conflitto, l’Onu fatica a far sentire la propria voce. Un documento a giugno è stato presentato a denuncia dello stato pietoso in cui vivono i bambini yemeniti a causa dei bombardamenti di ospedali e scuole da parte dell’Arabia Saudita. Riyad veniva inserita nella lista degli Stati criminali che violano i diritti dei bambini nei conflitti armati. Ma la presenza nella lista è stata fulminea, appena 72 ore: il nome è stato poi depennato. Ban Ki Moon, Segretario generale, ha ammesso che da parte del governo saudito sono arrivate minacce di tipo economico affinché Riyad venisse eliminata dalla lista, pena il mancato sovvenzionamento di tutti i programmi delle Nazioni Unite. Il Segretario ha affermato che la decisione presa è stata una delle più difficili da dover affrontare. Intanto, il rappresentante del Paese del Golfo presso l’Onu ha sconfessato le dichiarazioni di Ban Ki Moon affermando che le minacce non sono «nel loro stile».
Riflettori spenti sulla guerra in Yemen, le notizie sono poche e frammentate. L’ennesimo conflitto, ai piedi di casa nostra, di cui preferiamo non occuparci. L’Europa, che sta affrontando le conseguenze della sua politica estera cieca, sembra non imparare mai dai propri errori. Intanto, il vertice in Kuwait tenutosi qualche giorno fa con l’obiettivo di creare un governo di unità nazionale non ha portato ad alcun risultato e una risoluzione sembra sempre più lontana con l’annuncio da parte dei ribelli della creazione di un consiglio politico, anticipazione di un governo vero e proprio.
Ilenia Maria Calafiore
Foto © msf, formiche.it, The intercept