Il volto dell’uomo crocefisso lascia tuttora senza certezze. Anche Papa Francesco sarà in visita pastorale a Torino il 21 e 22 giugno
Sono 22 i Paesi d’Europa che celebrano la Pasqua, in tante città italiane ed europee i fedeli si apprestano, in questa settimana, a seguire le rievocazioni storiche della morte e Risurrezione del Cristo, e come ha detto Papa Francesco «in contemplazione del mistero di Gesù».
Una celebrazione particolarmente sentita a Torino, perché, come annunciato in Sala stampa Vaticana qualche giorno fa dall’arcivescovo di Torino Mons. Cesare Nosiglia, quest’anno dal 19 aprile al 24 giugno vi sarà l’ostensione della Sindone, il lenzuolo che secondo la tradizione avvolse il corpo di Gesù nel sepolcro. Anche Papa Francesco sarà in visita pastorale a Torino il 21 e 22 giugno.
Sulla Sindone sono stati scritti fiumi d’inchiostro. Di questo lenzuolo si parla nei tre vangeli di Matteo Marco e Luca, scritti tra il 60 e l’80 e ricordano che il Cristo era stato sepolto «dentro una sindone di lino, un telo abbastanza capiente da poterci avvolgere la salma».
Il Vangelo di Giovanni dedica ai lini funebri un’attenzione maggiore degli altri e narra che: «…più tardi (il terzo giorno) alcune donne andate per farvi il lamento consueto la trovarono vuota…arrivò anche Simone Pietro ed entrò nel sepolcro; vide le bende che giacevano distese e il sudario che era sopra il capo, esso non stava assieme alle bende ma a parte ripiegato in un angolo…».
Secondo quanto riferisce la storica e “officiale” dell’Archivio Segreto Vaticano Barbara Frale che in questi anni ha pubblicato numerosi libri sull’autenticità della Sindone, il Sudario era a Edessa nel 544 d.C. e lì rimase fino al 943 quando l’imperatore di Costantinopoli Romano I, in occasione della Festa dell’Ortodossia decise di «rendere solenne quella ricorrenza portando nella Capitale la famosa e venerata immagine del Cristo custodita a Edessa».
La città era allora dominata dagli Arabi che cedettero il prezioso telo in cambio di duecento prigionieri islamici e il pagamento di dodicimila corone d’oro.
Nel manoscritto Rossano, conservato nella biblioteca Apostolica Vaticana, è presente una miniatura bizantina del XII secolo raffigurante il mandylion di Costantinopoli, segno che in questa città si aveva chiara l’idea dell’impronta di Edessa come un oggetto in negativo ricavato da un positivo.
Nel 1204, in occasione della quarta Crociata, i baroni francesi e i veneziani, tra il 14 e il 16 aprile presero Costantinopoli e i crociati si abbandonarono al saccheggio «con ferocia inaudita» come riportano le cronache. L’immenso tesoro di reliquie custodite a Costantinopoli furono inviate in Europa. I templari, sarebbero entrati in possesso del Sacro telo e vi è traccia di ciò, dice Barbara Frale, nei documenti del processo intentato dal re di Francia Filippo il Bello ai Cavalieri del Tempio.
Ma come si sarebbe formato il segno del corpo del suppliziato sul lino? Secondo un gruppo di ricercatori del Politecnico di Torino le onde di pressione ad alta frequenza di un terremoto di magnitudo 8,2 della scala Richter, avvenuto nel 33 d.C., avrebbero liberato particelle di neutroni di pietrisco, questi reagendo con i nuclei di azoto delle fibre di lino nel quale era avvolto il corpo avrebbero impresso l’immagine del corpo sul telo.
Una combinazione inaspettata che avrebbe anche aumentato il livello di radiocarbonio nel tessuto, confondendo successivamente il test condotto nel 1988 dall’Università di Oxford, che fissò l’origine del telo nell’intervallo di tempo tra il 1260 e il 1390.
Gli studiosi del Politecnico hanno accertato che nel 33 d.C. un sisma di media intensità sconvolse la città di Gerusalemme distruggendo l’antica città di Nisaea, il porto di Megara localizzato a ovest dell’istmo di Corinto. Di questo terremoto si ha notizia anche da parte di uno storico greco di nome Thallos, vissuto a Roma nella prima metà del primo secolo dopo Cristo. Egli ha lasciato menzione di alcuni avvenimenti accaduti proprio nel giorno della morte di Gesù Nazzareno, e cioè l’oscurarsi del cielo e di un devastante terremoto e narra che «molti Giudei e di terre vicine morirono».
Giuseppe d’Arimatea lasciò scritto «…e si fece buio su tutta la terra e avvenne un grande terremoto che abbatté le mura del tempio di Salomone».
Il Vaticano non si è mai espresso sull’autenticità dell’enigmatica immagine impressa sulla Sindone, un telo di colore giallo ocra lungo circa quattro metri.
Il Presidente della Resurrection Shroud Foundation ha lanciato una petizione a Papa Francesco affinché consenta l’analisi molecolare di un lembo del tessuto conservato nel Duomo di Torino.
Giancarlo Cocco
Foto © Wikicommons e Giancarlo Cocco