“Il mondo senza internet”, il nuovo libro di Antonio Pascotto

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E se improvvisamente rimanessimo “orfani” della Rete e del Web? Via streaming, YouTube, WhatsApp, Facebook, Twitter, Instagram, Cloud, e-mail. Cosa succederebbe?

«Sanno tutto di noi. E decidono per noi. Dal momento in cui ci svegliamo fino a quando non spegniamo il telefonino ci seguono ovunque. Ma restano sempre in agguato anche sul pc, sul tablet e pure sulla smart tv. Gli algoritmi, questo popolo di invasori che controlla la nostra vita, sono un po’ angeli custodi e un po’ folletti. Hanno la formula magica per tutto. Conoscendo i nostri gusti e le nostre abitudini sanno cosa desideriamo e suggeriscono cosa mangiare, cosa vedere al cinema o in televisione, quali libri leggere e dove organizzare il prossimo viaggio».

Quello che fa paura è il potere nelle mani dei giganti del Web, padroni di un traffico di dati infinito che si traduce in un lungo elenco di codici e cifre che troviamo in ogni applicazione e in ogni elaborazione matematica che abbia a che fare con la tecnologia. Ci affidiamo in maniera spesso inconsapevole a calcoli e ingranaggi che rispondono sempre puntuali alle nostre richieste nascondendo, tuttavia, una serie di pericoli legati alla nostra sfera privata. Il rischio, secondo molti, è quello di mettere in gioco le regole della democrazia, gli equilibri internazionali e la sicurezza di ogni Paese. È anche colpa degli algoritmi se siamo arrivati al punto in cui ci troviamo.

      Pascotto alla presentazione del libro

Come sarebbe svegliarsi una mattina e scoprire che, per motivi di sicurezza internazionale, Internet è stato bloccato per sempre? È quello che succede al protagonista di “Il mondo senza internet” di Antonio Pascotto, giornalista del Tg4 dal ’93, oggi caporedattore della testata NewsMediaset. Senza rete vanno in fumo sviluppo tecnologico e digitale, web, connessioni, applicazioni, domotica, automazione e robotizzazione, streaming, YouTube, WhatsApp, Facebook, Twitter. Niente più foto su Instagram, niente Cloud, niente e-mail. Per spedire una lettera occorre tornare a fare la fila all’ufficio postale, per un bonifico bisogna recarsi necessariamente in banca. Nessun acquisto online, TripAdvisor è solo un ricordo.

L’autore ne approfitta per soffermarsi su un mondo, quello di Internet, fino ad oggi messo in discussione per il pericolo di una eccessiva intossicazione da bit: troppi sms, troppi social, miliardi di dati nelle mani delle big tech. Dallo scandalo Facebook, con la violazione di milioni di profili da parte della società britannica Cambridge Analytica, alla quiete digitale, con una serie di interrogativi sugli effetti della tecnologia e sull’utilizzo di smartphone e social network. Il tutto con uno sguardo rivolto ai più giovani, che si erano illusi di vivere nel migliore dei mondi possibili. Ma ora devono fare i conti con il mondo senza Internet. Loro sono sconvolti, lui in fondo non è poi così disperato.

Non si tratta di mettere in piedi una rivolta luddista fuori tempo massimo, sembra spiegare Pascotto, ma di scorporare neuroni e vissuti personali dalla rete che li imbriglia. Internet come mezzo, e non come fine. Internet come strumento, e non come dimensione esistenziale auto concludente. Dall’emoticon all’emozione, dal meme alla memoria. La riscoperta dell’individualità, sembra ammonire l’autore, è l’unica clausola di salvaguardia che possa mettere al riparo l’umanità dal pericolo concreto, e per nulla fantasy, di una clonazione di massa al servizio del conformismo globale.

 

Pierfrancesco Mailli

 

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