Il ruolo della Francia e dell’Italia nel Mediterraneo

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Questioni economiche e geopolitiche vedono Roma e Parigi contrapposte in una partita complessa e articolata, della quale il caso Fincantieri è solo l’ultimo tassello

Iniziamo dalla Francia, il Paese che ha subito più attacchi di matrice islamica, che più di tutti ha cercato di affermare il proprio ruolo egemone nello scacchiere mediterraneo. Ricordiamo l’attacco aereo del 2011 contro le forze di Gheddafi schierate nei dintorni di Bengasi, inizio della funesta deriva libica. Basta ripercorrere la storia a ritroso per comprendere gli interessi coloniali transalpini, a partire dalle vicende nordafricane. La guerra in Algeria è una ferita che ancora brucia. Eppure Parigi non sembra essersi mai rassegnata alla progressiva perdita delle colonie, seguita ai nuovi assetti conseguenti la fine del secondo conflitto mondiale.

Più incerta è la situazione nel nordafrica e nel medioriente, maggiori le ripercussioni sui fragili equilibri delle banlieu. L’islamismo estremista attecchisce e si propaga velocemente in un contesto di contrapposizione violenta fra oriente e occidente. Non a caso la Francia è il Paese più esposto alla minaccia dei cosiddetti foreign fighters, combattenti di ritorno dagli scenari di guerra siriani e iracheni, potenzialmente in grado di svolgere azioni terroristiche.

L’Italia, dal canto suo, si erge a paladina dei diritti umani, viene elogiata da più parti per il proprio impegno nel Mediterraneo, salvo poi essere lasciata sola nella gestione dei migranti. L’aggravamento della situazione, l’incremento sempre crescente dei flussi migratori, è un problema con il quale bisogna fare i conti in maniera seria e articolata.

Piuttosto ingarbugliata la questione del pattugliamento in acque libiche da parte di unità della marina italiana. L’intervento, che in un primo tempo era stato chiesto dal premier Fayez al Sarraj, appare ora incerto, dopo la smentita pervenuta da parte delle stesse autorità libiche, secondo le quali a nessuno verrà consentito di violare la sovranità nazionale del proprio Paese.

Mentre l’Italia accoglie, la Francia chiude i porti e annuncia l’apertura di hotspot in Libia per fermare i migranti ed esaminare sul posto le candidature dei richiedenti asilo, provocando l’immediata reazione delle autorità italiane. Il premier Paolo Gentiloni ribadisce che il nostro Paese ha già un’agenda al riguardo, mentre Alfano parla di battute improvvisate che non giovano alla concreta risoluzione dei problemi. La successiva smentita venuta dall’Eliseo riguardo tale progetto non smorza i toni della polemica.

In quest’ottica rientra anche la complicata vicenda di Fincantieri, riguardo alla quale è intervenuto personalmente il presidente francese Macron, con una mossa a sorpresa che ha spiazzato le autorità italiane. Bisognerebbe domandarsi perchè i francesi decidono di nazionalizzare proprio ora, mentre non l’hanno fatto quando la proprietà di Stx era coreana. Il braccio di ferro per il controllo dei cantieri navali di Saint-Nazaire rischia di minare i rapporti di fiducia fra i due Paesi. Del resto la manovra con la quale Fincantieri si era aggiudicata le commesse per le unità navali del Qatar nel 2016, non era mai andata giù ai francesi. In quel caso il governo Renzi sfruttò una congiuntura forse irripetibile, visto che oggi alla debole presidenza Hollande è subentrata quella ben più aggressiva di Macron.

È infine noto come, negli ultimi anni, buona parte delle aziende italiane sia passata in mani francesi. Si pensi al gruppo Unicredit, o alle Assicurazioni Generali, tutte a guida transalpina, o ancora alla Telecom Italia, controllata e diretta da Vivendi. Detto ciò, si comprende come la partita tra Francia e Italia sia principalmente economica, oltre che politica. Due punti di vista differenti, due modi di agire destinati inevitabilmente a scontrarsi.

 

Riccardo Cenci

Foto © European Union

 

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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