Josef Koudelka. Vestiges, 1991-2015. La solitudine della bellezza

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Ai piedi dell’acquedotto di epoca romana più alto d’Europa, su tre livelli situato nel sud della Francia, la mostra del celebre fotografo fino al 31 ottobre

La struttura museale presso il sito archeologico di Pont du Gard, adagiata ai piedi del noto ponte acquedotto di epoca romana più alto d’Europa,  è – fino al 31 ottobre – teatro di una mostra fotografica del tutto peculiare. L’esposizione, allestita in occasione dei festeggiamenti della trentennale iscrizione del sito alla lista dei patrimoni Unesco è “Vestiges 1991-2015” di Josef Koudelka. Si proprio lui, il famoso fotografo e fotogiornalista, conosciuto al grande pubblico per la iconica immagine dell’arrivo dei carri russi a Praga. Domenico Cammarano PhotographyMa Koudelka è molto di più. Entrato a far parte di Magnum Photo nel 1974, diventò amico di Henri Cartier-Bresson e Robert Delpire e l’anno successivo le sue foto vennero esposte in una mostra al MoMA di New York. Da questo momento in poi esporrà nelle maggiori istituzioni museali europee, fra cui la Hayward Gallery di Londra, lo Stedeliijk Museum di Amsterdam, il Palais de Tokyo a Parigi. Il faraonico progetto Vestiges è l’incarnazione di una bellissima affermazione del maestro. – Cosa è più importante per un fotografo?  – «Un paio di scarpe», rispose in una celebre intervista.Domenico Cammarano Photography E nessun progetto più di “Vestiges” si sposa con il sito archeologico di Pont du gard. Ventiquattro anni di fotografie realizzate in tutti i siti archeologici del Mediterraneo più o meno noti al grande pubblico. Fotografie realizzate con fotocamere panoramiche inizialmente in pellicola, finendo poi in digitale, con un esemplare unico di fotocamera, realizzata da Leica esclusivamente per l’autore. Per gli appassionati, una Leica S2 con sensore modificato in larghezza.

Domenico Cammarano Photography

L’esposizione che si spalanca agli occhi è meravigliosa: 21 immagini panoramiche di grande formato, 37 immagini deposte a terra come le stesse “Vestiges” indagate dal maestro. E, per finire, una proiezione di 300 slides in una apposita camera oscurata.

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«Ciò che mi attrae dei siti archeologici è la bellezza, la solitudine della bellezza. Una bellezza che incoraggia e nutre la riflessione. E’ questa idea di bellezza che mi ha interessato negli ultimi 23 anni (all’epoca di questa intervista, ndr) e che mi ha spinto a visitare gli stessi luoghi molte volte. Ogni volta cerco di catturare il luogo in modo migliore rispetto alla volta precedente».
Il lavoro, a quanto dice Koudelka, è ancora in divenire. E le sue immagini panoramiche sono esattamente così, bellissime e prive di ogni presenza umana, in una perfetta solitudine che le consegna all’eternità senza mai risultare tristi, anzi incoraggianti, come egli stesso afferma.

Percorrendo la sala scorriamo le imponenti colonne del tempio di Poseidon a capo Sounio (che ho avuto la fortuna di visitare anche personalmente, ndr) che sembrano voler sfidare il mare e toccare il cielo e le geometrie del santuario di Apollo a Delfi. Le prospettive di Apamea e Palmira (Siria), fulgidi esempi di architettura ellenistica, luoghi oggi tristemente noti.

In questo viaggio nell’eternità ci vediamo catapultati in Libia (Leptis Magna, Apollonia e Sabratha) e poi a Dougga in Tunisia, Timgad (Algeria), fino ad approdare sulle sponde anatoliche di Side (Turchia), arrivando alle gole di Petra.

E non manca l’Italia con Roma e la sue campagne dell’Acquedotto Felice, teatro anche di alcune scene de “La grande bellezza”. Le prospettive scelte dal Koudelka rendono questo rovinismo fotografico mai eccessivo e comunque privo di malinconie. Colpisce in modo quasi commovente lo scatto eseguito sui gradini dei Fori Imperiali, consegnandoci quasi l’eco delle calzature romane. Dai Fori appena umidi per la rugiada nella luce del mattino ci spostiamo alla pavimentazione di Via Appia e alla aulica solitudine di Villa dei Quintili, fino a giungere allo splendore delle Montagne della Valle d’Aosta dove coglie il segno delle incisioni nella roccia della strada delle Gallie.

Il maestro ci tramanda un percorso di viaggio da fare e rifare, allo scorrere delle stagioni e con le variazioni delle condizioni di luce. Fotografie dalla composizione sapiente con alcune punte di alta fotografia di reportage che, nel corso della visita, ci hanno fatto camminare in punta di piedi e rispettoso silenzio

Mercì Pont du Gard!

Domenico Cammarano

 

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Domenico Cammarano
Laureato in Scienze della Terra, ha iniziato a giocare con la fotografia alla età di dieci anni con la stupenda Closter Olympic del papà. Da sempre ispirato dalla fotografia dei grandi maestri francesi, ha iniziato a lavorare come fotogiornalista freelance, fino a approdare al professionismo con la nascita del nuovo secolo. E’ membro del WPJA, ma si occupa attivamente di fotografia documentaristica e Street, pubblicando regolarmente su riviste specializzate, sul blog personale e, recentemente, su PhotoVogue.

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