Joseph Mallord William Turner, genio profetico e ribelle

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Al Chiostro del Bramante in mostra le opere del pittore che sfidò il mondo accademico prefigurando la modernità, giungendo alle soglie dell’astrattismo

È prerogativa del genio penetrare la coltre indistinta del futuro, prefigurare quanto ancora si nasconde nel magma incandescente dell’evoluzione estetica di là da venire. Una dote che sovente si paga con l’incomprensione e l’ostilità dei contemporanei. Ci riuscì Beethoven il cui lascito estremo, penso agli ultimi quartetti, sconcertò gli ascoltatori dell’epoca. Ci riuscì William Turner, anch’egli deriso e osteggiato dalla critica quando decise di liberarsi dalle pastoie figurative imposte dalla tradizione per plasmare la materia pittorica in modo del tutto personale. Sarà il giovane John Ruskin a prenderne le difese quando, durante l’esposizione del 1836 alla Royal Academy di Londra, gli attacchi si faranno più aspri. Una maniera al limite dell’astrattismo appariva ai più come una provocazione inaccettabile.

Il vero artista è un veggente, un uomo dotato di visione profetica, scrive ancora Ruskin. Inquieto, umbratile, umorale ma guidato da un istinto artistico infallibile, William Turner risponde perfettamente a tale definizione. Solo pochi anni fa il regista Mike Leigh ne fece un ritratto filmico di grande impatto, complice anche la splendida prova attoriale di Timothy Spall. Il grande pittore inglese è ora protagonista di una raffinata retrospettiva, allestita nelle sale del Chiostro del Bramante a Roma.

Le opere esposte, in massima parte acquerelli, provengono dal lascito di Turner conservato nella Tate Gallery londinese. Un’eredità immensa perché l’artista, talento prolifico e precoce, lavorò instancabilmente per oltre sessant’anni, producendo un numero enorme di disegni e bozzetti, percorrendo il proprio Paese e l’Europa in un inesausto confronto con la natura e con il mondo che lo circondava.

Il suo rapporto con la pittura è fisico e materico. L’istinto infallibile si estrinseca con mezzi a volte poco ortodossi, nel tocco impresso con l’unghia del pollice, dalla lunghezza volutamente inconsueta, nel colore impastato con la saliva. Noto l’aneddoto che lo vede dipingere accanto all’odiato Constable nel 1832, quando verga uno scarabocchio di colore rosso sul mare ed esce senza dire una sola parola. Poi rientra e, negli ultimi istanti concessi per dipingere, trasforma quel segno in una boa, esplicitando il proprio carattere provocatore.

«Non dipingo per essere compreso», avrebbe detto ironicamente Turner a un critico che ne stigmatizzava lo stile indefinito. Infatti non creò mai per compiacere, ma sempre per esprimere al massimo grado la propria idea di libertà. Per questo la sua opera richiede un ruolo attivo da parte del fruitore, un coinvolgimento emotivo che trascende il livello della semplice osservazione.

L’attualità di Turner viene evidenziata in mostra mediante pannelli che lo accostano ad esempio a Monet, il quale certo venne influenzato dall’artista inglese, ma anche a Rothko e altri maestri della modernità.

La dinamica degli elementi atmosferici domina la sua ispirazione, incentrata sulla pittura di paesaggio. Anche quando raffigura solide architetture, come nella cattedrale di Durham, è la luce a interessarlo, i riflessi che animano gli angoli oscuri dell’immenso edificio, filtrati attraverso le vetrate.

La sua maestria è tale da infondere negli acquerelli, trattati con estrema libertà, profondità miracolose. Si pensi all’atmosfera indeterminata e sognante che avvolge il castello di Bamburgh (una installazione video di Fabien Iliou creata appositamente per la mostra aspira immergere il visitatore nelle atmosfere senza tempo della pittura di Turner, trasformando le frequenze della luce in note di ineffabile spessore).

Viaggiò a lungo e ripetutamente in Italia. A Roma dipinse l’Arco di Costantino, presente in mostra. Ma è Venezia a sollecitare quel gusto vagamente panico e pagano, quella attrazione per l’acqua intesa come immagine del tempo, per usare un’espressione di Iosif Brodskij. L’elemento liquido tesse trame irripetibili in questo luogo onirico, sottratto al normale scorrere del tempo.

Non a caso, nei suoi viaggi in Svizzera, è attratto dalle superfici mutevoli dei laghi, dai profili montani scossi dal vento. Turner imprime nei paesaggi un’energia primitiva. La luce, intesa come una vera e propria divinità, diviene sempre più la protagonista della sua pittura. Le forme si dissolvono investite dalla sua forza, il paesaggio si scuote in un fremito che addita inattingibili profondità metafisiche.

 

Riccardo Cenci

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Turner. Opere della Tate

A cura di David Blayney Brown

Dal 22 marzo al 26 agosto 2018

Chiostro del Bramante – Roma

Catalogo: Skira

Orari: dal lunedì al venerdì 10.00 – 20.00

sabato e domenica 10.00 – 21.00

Biglietti: intero  euro 14,00 – ridotto euro 12,00

www.chiostrodelbramante.it

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Foto in evidenza: © J. M. W. Turner, Venice Quay, Ducal Palace

In alto: © J. M. W. Turner, Storm over the Mountains

Al centro: © J. M. W. Turner, The Arch of Constantine, Rome

In basso: © J. M. W. Turner, Venice: Looking across the Lagoon at Sunset

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

1 commento

  1. Abbiamo visto intera mostra di quadri in un documentazione televisiva…riprese e spiegazione di vari quadri direttamente dal posto naturale da cui sono stati ritratti…la zona stava al confine con la scozia…Ne sono rimasta letteralmente inebriata…quasi presa veramente da qualcosa di mistico…non riuscivo allontanarmu dallo schermo…e non è da me visto anche che non sono professionista del settore ma solo amante della bellezza in genere.very very beautifyl

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