Il presidente della Commissione ha presentato a Strasburgo l’atteso piano di rilancio della crescita e competitività che mette in campo investimenti strategici
Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha presentato stamane a Strasburgo l’atteso piano di rilancio della crescita e competitività europea che mette in campo investimenti strategici per i prossimi tre anni per incrementare la crescita nell’Unione europea.
Sul tavolo una strategia di tre pilastri. In primis, la creazione di un nuovo Fondo europeo per gli investimenti strategici entro giugno 2015, finanziato con 21 miliardi di euro dal bilancio dell’Ue e la mobilitazione di almeno 315 miliardi di euro in ulteriori investimenti dalla Banca europea per gli investimenti (BEI) nel periodo 2015-2017. Poi la messa a punto di una “riserva di progetti“, accompagnata da un programma di assistenza, per convogliare gli investimenti dove maggiormente necessari. E infine, un rullino di marcia per fare dell’Europa un posto più attraente per gli investimenti e con una burocrazia ridotta.
Il capogruppo della prima frazione al Parlamento europeo, il tedesco del PPE Manfred Weber, ha lodato la proposta sottolineando che «è meglio mobilitare il capitale privato che fare nuovi debiti». «Se i procedimenti legali durano così a lungo come in Italia, ha aggiunto parlando delle riforme strutturali che gli Stati membri devono portare avanti, se i mercati del lavoro sono troppo rigidi come in Francia e se le procedure di pianificazione si protraggono per mesi e anni come succede nel mio Paese, non c’è da stupirsi che non ci siano investimenti».
Su un’altra linea il presidente della seconda forza politica, Gianni Pittella, leader del gruppo S&D, che avrebbe preferito «più denaro pubblico, più investimenti», pur se questo «è un buon punto di partenza». Secondo la Commissione, il nuovo piano dovrebbe rafforzare l’impatto sull’economia reale, sbloccando investimenti pubblici e privati in progetti reali per riuscire a creare veri posti di lavoro. Una bella notizia è rappresentata dal nuovo calcolo che considera “neutrali” rispetto al Patto di stabilità e crescita i contributi messi in campo dagli Stati membri.
Andriko Mouapesi
Foto © European Community, 2014