La Crimea è in Russia, gaffe geografica della FIFA

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Kiev irritata per una mappa della Russia, mostrata durante una cerimonia ufficiale, che includeva anche l’ex repubblica secessionista ucraina

Calcio & Politica ormai sembrano non poter più far a meno l’uno dell’altra. Non si erano spenti ancora gli echi della provocazione nazionalista all’origine degli incidenti durante l’incontro di calcio tra Serbia e Albania ad ottobre, che la scorsa settimana la FIFA è stata costretta a delle imbarazzate scuse nei confronti del governo ucraino, dopo aver mostrato una mappa della Russia che comprendeva anche la Crimea, separatasi dall’Ucraina e divenuta lo scorso marzo parte della Federazione Russa a seguito di un contestatissimo referendum non riconosciuto dalla comunità internazionale.

La gaffe non è avvenuta durante un’anonima riunione a porte chiuse nella sede FIFA di Zurigo, bensì a Mosca, durante l’evento ufficiale di presentazione del logo della Coppa del Mondo 2018 che si disputerà appunto in Russia (una coppa stilizzata con i colori tipici di una matrjoska o di un samovar): sullo sfondo unico del colonnato del Teatro Bolshoj è stata proiettata una clip che presentava il Mondiale e il suo logo, a cui, giusto per un paio di secondi utili a scatenare la polemica, è seguita anche una immagine della Russia che includeva l’ormai ex repubblica secessionista ucraina.

La FIFA si è giustificata dicendo che il Comitato Organizzatore russo aveva commissionato la clip ad un’agenzia di comunicazione locale, annunciando che il video della cerimonia pubblicato sul proprio account ufficiale su YouTube è stato modificato per rimuovere la sequenza incriminata. Ma a Kiev le scuse non sono bastate. Markijan Lubkivskij, il presidente del Comitato Organizzatore ucraino di Euro 2012 si è detto indignato per quanto accaduto e ha invocato azioni legali da intraprendere contro il gotha del calcio mondiale: «Faccio pubblico appello alla Federcalcio ucraina e al Ministero della Gioventù e dello Sport dell’Ucraina affinchè presentino immediatamente una protesta formale e un esposto legale», ha dichiarato Lubkivskij al quotidiano sportivo ucraino Matchday.

Lo “scivolone” della FIFA arriva proprio nel bel mezzo dei suoi tentativi di mediazione per sanare la disputa tra le federazioni calcistiche ucraina e russa sullo status di tre club della Crimea: l’UEFA ha già annunciato che non omologherà le partite giocate dalla TSK di Simferopoli, dalla SKCF di Sebastopoli e dalla FC Zhemchuzhina Yalta, ex partecipanti al campionato ucraino che da quest’anno sono iscritte al campionato russo. Dal canto suo il numero uno del calcio mondiale Sepp Blatter ha annunciato che se le relazioni tra Mosca e Kiev non miglioreranno per l’inizio del Mondiale, Russia e Ucraina (se quest’ultima dovesse qualificarsi) dovranno necessariamente essere inserite in gironi eliminatori differenti.

Il calcio si sa, dovrebbe unire, come del resto dovrebbero fare tutti gli sport. Ma spesso il pallone diventa oggetto di discordia, e la FIFA lo sta ora capendo a proprie spese.

Alessandro Ronga

Foto © Wikicommons, 2012

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Alessandro Ronga
Giornalista e blogger, si occupa di Russia e dei Paesi dell'ex Urss. Scrive per il quotidiano "L'Opinione" e per la rivista online di geopolitica "Affari Internazionali". Ha collaborato per il settimanale "Il Punto". Nel 2007 ha pubblicato un saggio storico sull’Unione Sovietica del dopo-Stalin.

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