La magia delle festività invernali nella cultura svedese

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Dall’Avvento al 13 gennaio una serie di ricorrenze riporta il Paese nordico alle tradizioni più suggestive. In dicembre la celebrazione di Santa Lucia in tutta Italia

Molti aspetti della cultura in Svezia sono legati al ritmo delle stagioni e quella invernale non fa eccezione. Le candele che illuminano la notte del 13 dicembre raccontano una storia che viene dalla Sicilia, anticipata però dall’inizio dell’Avvento, il cui calendario dice molto sul ruolo della luce nell’Europa del Nord: dalla fine del diciannovesimo secolo d.C., ogni domenica di dicembre viene accesa la prima di quattro candele e il senso di attesa aumenta all’accensione di ciascuna. L’abitudine di appendere una stella di paglia, carta o legno a rappresentazione dell’astro che guidò i tre saggi proviene dalla regione ceca della Moravia e risale al periodo attorno agli Anni Trenta del Ventesimo Secolo, però naturalmente la celebrazione religiosa dell’Avvento va avanti fin dal Quinto Secolo dopo Cristo. Nel Medio Evo veniva già consumato il glögg, il vino caldo, speziato e insaporito da uvette e mandorle, un’abitudine che oggi si identifica strettamente con la festività del 13 dicembre, Santa Lucia. Già a partire dal 9 dicembre (giorno di Anna) nelle case iniziava la preparazione – in Svezia e in parti della Finlandia – del lutfisk, un particolare piatto di pesce, essiccato e fatto lievitare con un procedimento che dura giorni interi. Nelle settimane che precedevano le festività tutto il lavoro agricolo doveva venire completato, perché dal 21 dicembre, San Tommaso (Tomas) le attività, incluse macina e tessitura, dovevano fermarsi in Svezia: nelle città era arrivato il momento di festeggiare.

Tornando al 13 dicembre, data importante delle festività invernali nel Paese Scandinavo, la prima figura vestita di bianco per rappresentare la martire siracusana percorse le campagne svedesi nel 1764. Le ragazze che accompagnano la Lucia vengono chiamate tärnor, e i ragazzi stiärngossar. Al principio del Ventesimo Secolo la società nel suo insieme cominciò a promuovere la festa. Le candele raggiungono uffici, case, carceri, negozi, scuole, ospedali e tutte le canzoni descrivono la impenetrabilità di case e boschi trascurati dal sole e l’improvvisa felicità per l’arrivo della luce.  Quando il momento arriva, non possono mancare i lussekatter, biscotti speziati allo zafferano, nelle forme di gatti raggomitolati, il caffè oppure il noto vino caldo. La leggenda della Santa che perì a Siracusa nel 304 d.C si intreccia, in Svezia, ai ricordi di diverse storie che aleggiavano nel cuore dell’inverno del bellissimo Paese nordico, tra queste c’era anticamente una leggenda su di una prima moglie di Adamo, una favola con aspetti quasi infernali: si parlava di esseri invisibili (Lussinatta indicava appunto una notte dedicata a una figura femminile con tratti inquietanti e si credeva quindi che la notte del 13 dicembre fosse percorsa da presenze soprannaturali di ogni tipo). Nella Svezia agraria dei tempi passati, giovani mascherati, Lussegubbar, brindavano e chiedevano dolci in cambio di canzoni intonate sulla soglia delle case la notte della festa. L’abitudine per la quale la Lucia offre dolci e caffè risale agli Anni Ottanta del Milleottocento.

Nel pieno dell’inverno, si preparava attentamente la tavola imbandita per Natale (Julbord) nelle case allora decorate soprattutto con figure di paglia e ninnoli pendenti dalle pareti. Dominavano, tra le pietanze, il prosciutto (julskinka, letteralmente “prosciutto di Natale”) cavolfiori, le costolette (revben), aringhe sottaceto, le zampe di maiale in gelatina (data la centralità a lungo avuta nel menù, in molte regioni si trovano oggi dolci che replicano la forma di un maialino) polpettine, salsicce, un piatto di patate (janssons frestelse) in casseruola con cipolle e acciughe, il porridge di riso, il brodo di cottura delle carni che ha dato origine alle espressioni ‘dopp i grytan’ (inzuppare nella pentola) e ‘dopparedagen’ (giorno della zuppa) e c’era sempre anche il lutfisk, particolare piatto di pesce presente sulle tavole svedesi e norvegesi ed anche nelle comunità svedesi negli Stati Uniti. Un elemento oggi diffuso nel mondo, a maggior ragione importante nel Nord Europa, è l’albero di Natale che arrivò nell’estremo nord dalla Germania negli Anni Ottanta del Diciannovesimo secolo. Naturalmente si preparavano i regali, inizialmente simbolici e anzi lasciati anonimamente al portone, spesso un semplice ciocco di legno infiocchettato, finché agli inizi del Ventesimo Secolo è stata la volta di veri e propri doni, fatti pervenire ai giovanissimi attraverso la figura di Santa Claus, modellato su San Nicola, il patrono degli scolari.

La mattina di Natale, le tracce di terra tra i banchi delle chiese venivano interpretate come segni di una funzione religiosa notturna celebrata tra le persone scomparse, per le quali venivano lasciate pietanze sulla tavola imbandita dopo il pasto. Ci si affrettava dopo la prima cerimonia religiosa (julotta) della giornata, perché si diceva che il primo a rientrare a casa sarebbe riuscito a raccogliere il frutto del suo lavoro in anticipo. Quanto al giorno di Santo Stefano, ci si alzava prestissimo per abbeverare i cavalli nei corsi d’acqua diretti a nord (così si pensava avesse fatto appunto Santo Stefano, patrono dei cavalli). Riguardo all’arrivo dei tre saggi a Betlemme, la tradizione svedese degli star boys, styärngossar, consisteva nei tempi passati nel giro di ragazzi che portavano di casa in casa una stella, intonando canzoni, oggi questi giovanissimi sono parte della tradizione, con i loro cappelli appuntiti e decorati proprio con stelle. Infine c’era il 13 gennaio, Knutsdagen, giorno conclusivo delle feste natalizie con un festival medioevale: le persone si spaventavano a vicenda appendendo agli alberi dei fantocci di paglia. L’albero di Natale, addobbato con decorazioni commestibili nei circoli più benestanti, veniva “saccheggiato” e tale uso è ancora oggi vivo in molte parti delle Svezia.

Da molto tempo, grazie all’impegno della Ambasciata di Svezia in Italia, i festeggiamenti per la ricorrenza di Santa Lucia sono stati riproposti nella penisola, in particolare nel dicembre 2019 il suggestivo coro è sceso a rallegrare Roma, Torino, Milano, Siracusa, Catania. Anche quest’anno quindi la rappresentanza svedese in Italia ha portato nello stivale una delle tradizioni più amate nel mondo nordico, in collaborazione con la Camera di Commercio Italo Svedese. Le giovani del liceo musicale Nordiska Musikgymnasiet di Stoccolma hanno intonato canzoni tradizionali in occasione degli eventi qui ricordati. Il 9 dicembre 2019 c’è stato il concerto presso il negozio di Ikea Porta di Roma nella mattinata e nel pomeriggio il coro ha partecipato anche alla messa alla Basilica di San Pietro, mentre martedì 10 dicembre è stata la volta del negozio di Ikea ad Anagnina e in serata si è svolto il corteo a Piazza di Pietra, Roma, davanti alle colonne illuminate del tempio di Adriano, con il patrocinio di Roma Capitale e la cooperazione della Camera di Commercio di Roma. Quest’anno, la festa già il 12 dicembre è tornata a Siracusa, dove, in collaborazione con l’arcidiocesi, l’ambasciata di Svezia un concerto nella cattedrale e una degustazione dei dolci tipici in piazza del Duomo di Siracusa. A Torino, martedì 10 dicembre pomeriggio ci sono stati corteo e concerto al centro Paideia; a Milano mercoledì 11 dicembre pomeriggio lo spettacolo è arrivato alla chiesa di San Fedele, mentre di nuovo a Siracusa venerdì 13 dicembre mattina presso la cattedrale vi è stata la partecipazione del coro alla celebrazione di Santa Lucia e nel pomeriggio il concerto al negozio di Ikea a Catania.

Esistono diverse versioni in merito a come la tradizione di Santa Lucia sia arrivata dall’Italia in Svezia, da dove poi si è diffusa in molte parti del mondo, ma le note (del compositore italiano Teodoro Cottrau) avvicinano tutte le traduzioni della canzone “Santa Lucia” fin dal Diciannovesimo Secolo. Oggi in questa ricorrenza i giovani creano scene uniche, con la musica, i dolci, le candele: in ogni angolo della Svezia, delle case, uffici, negozi, ci si riunisce per accogliere l’apparizione della luce in attesa del Natale. Il corteo sale fino ai luoghi in cui la mobilità più difficile, perché regna l’idea che non c’è bisogno di cercare l’arrivo inaspettato ed eppure atteso di un incanto che rischiara e riempie di colori fiabeschi le notti invernali.

 

Aldo Ciummo

Foto © Aldo Ciummo

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Aldo Ciummo
Giornalista e fotografo specializzato in questioni del Nord Europa e dell’Unione europea, ha vissuto a lungo in Irlanda. Da free lance viaggia spesso nei Paesi scandinavi e scrive in inglese su testate internazionali, tra le quali “Eastwest”, o in italiano per "Eurocomunicazione" e “Startupitalia". In seguito alla laurea in Scienze della Comunicazione presso l’Università “La Sapienza” di Roma, ha studiato Relazioni Internazionali alla Fondazione Lelio e Lisli Basso e Fotografia all’ISFCI a Roma.

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