Il monito della regina Elisabetta dopo Brexit, «calma e sangue freddo». Ma la Scozia, con il primo ministro Nicola Sturgeon insiste «avrà un ruolo in un’Europa più forte»
50.000 o 30.000 non importa, come li descrive l’agenzia Ansa “un oceano blu e oro“, come i colori della bandiera europea, hanno attraversato ieri le strade di Londra per dire «no» alla Brexit nel giorno in cui la regina Elisabetta II è intervenuta a Edimburgo, per la prima volta dal referendum, invitando il Regno Unito a mantenere «calma e sangue freddo» perchè sono «tempi duri». Un tam tam via social media di persone che si sono ritrovate nella capitale britannica, baluardo del fronte per restare (“Remain“) nell’Unione europea, per una protesta pacifica e colorata organizzata da gente comune per esprimere la “rabbia” e la “frustrazione” di quel 48% e più di coloro che ha votato per rimanere nei Ventotto (presto Ventisette, appena partirà la richiesta formale di uscita dall’Ue).
A rispondere direttamente alla sovrana Nicola Sturgeon, primo ministro di Edimburgo, per la quale «la Scozia avrà un ruolo in un’Europa più forte», intervenendo all’apertura della quinta sessione del parlamento scozzese dopo il discorso di Elisabetta II. «Questa Camera porterà avanti il volere della nostra gente» ha dichiarato la Sturgeon, riferendosi al 62% di scozzesi che hanno votato “Remain” al referendum sulla Brexit. Contemporaneamente, da Hyde Park fino al Palazzo di Westminster (l’Houses of Parliament britannico), circa 3 km di cartelli, striscioni e bandiere fatti in casa, sorretti da bambini, giovani e anziani. Non solo londinesi, anche britannici giunti da tutte le parti del Regno, oltre probabilmente a tanti immigrati europei che vivono e lavorano qui da anni.
“Fromage not Farage” (formaggio, non il leader indipendentista a capo dei pro-Brexit) è stato uno degli slogan più ripetuti dai manifestanti che, in tipico british humour, si sono sbizzarriti con cover musicali di grandi successi del passato, da “Hey Eu” (versione europeista della canzone dei Beatles) a “I will always Eu”, “Can’t leave without Eu” fino alla hit anni ’80 “Never gonna give Eu up”. Insomma, una vera festa per la “riunificazione” con l’Europa sul Tamigi e all’ombra del Big Ben, con un sole (un segnale?!?) che nella capitale non era più comparso così netto dal giorno precedente al voto. La richiesta della piazza è chiara: chiunque prenda le redini del governo al posto di Cameron non formalizzi l’uscita ex articolo 50 del Trattato di Lisbona.
Tra le migliaia di persone che hanno preso parte alla marcia c’era anche Bob Geldof, già protagonista della “battaglia navale” sul Tamigi contro Nigel Farage pochi giorni prima del referendum. Il cantante, attore e attivista irlandese ha parlato sul palco allestito davanti a Westminster. Assenza completa, invece, da parte dei politici di primo piano alla manifestazione, compreso il neosindaco di Londra, Sadiq Khan che, invece, sembrava essersi messo alla testa del popolo anti-Brexit insieme alla scozzese Nicola Sturgeon. Alcuni parlamentari hanno manifestato la loro presenza su Twitter, così come il leader dei Libdem Tim Farron, con la speranza magari di approfittare della crisi dei partiti Tory e Labour. Geldof lo ha rimarcato: «Twittare la nostra indignazione non serve a niente. Bisogna parlare con i nostri colleghi, vicini, amici. Rispettandoli, senza arrabbiarsi. Ma chiedendo loro se si sono resi conto che votando “Leave” si sono portati via il futuro della Gran Bretagna».
Angie Hughes
Immagini da dailysabah.com, theguardian.com e scroll.in