La politica danese dopo la formazione del nuovo governo a guida Venstre

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Gli euroscettici sono rimasti fuori dall’esecutivo (non è escluso un appoggio esterno in alcuni frangenti), Lars Løkke Rasmussen guida un monocolore liberale

Il ritorno del Centrodestra al governo non sembra apportare grandi cambiamenti alle linee di fondo della politica europea della Danimarca. I numeri provvisori del 2015 indicano un ulteriore incremento dei richiedenti asilo, già raddoppiati nel 2014: Inger Støjberg, ministro per l’Integrazione, ha chiarito che i servizi pubblici basilari come la sanità resteranno a disposizione dei richiedenti asilo e che il governo liberale seguirà le consuete politiche di cooperazione all’interno del quadro europeo. Nell’esecutivo figurano elementi di spicco del Venstre, come Claus Hjort Frederiksen (ministro alle Finanze), Kristian Jensen (Esteri), Søren Pind (Giustizia), Karen Ellemann (Interni), Carl Holst (Difesa).

Gli euroscettici del Dansk Folkeparti sono rimasti esclusi dal governo avviato il 28 giugno da Lars Løkke Rasmussen, leader del Venstre (Liberali), ma nel parlamento unicamerale (Folketing) hanno ormai un peso a seguito del risultato delle elezioni politiche del 18 giugno, sebbene il DF vi abbia registrato un netto arretramento rispetto alle europee dello scorso anno.

Anche la “Alleanza dei Liberali” guidata da Anders Samuelsen avrà un ruolo nell’appoggio ai provvedimenti del governo, dopo aver superato il sette per cento e ottenuto tredici seggi, limitando quindi, assieme ai Conservatori, l’influenza della destra del Dansk Folkeparti. L’ipotesi di una coalizione tra Venstre e DF è stata scartata da Rasmussen per incompatibilità dei due partiti, il leader degli euroscettici, Kristian Thulesen Dahl, pretendeva l’inclusione di gran parte del programma della sua lista nell’eventuale patto.

Il Venstre, attestatosi sul venti per cento (meno del ventisei incassato dai Socialdemocratici guidati da Helle Thorning-Schmidt) è riuscito a riportare al governo un programma di Centrodestra a seguito dei risultati insufficienti degli alleati a sinistra del partito socialdemocratico, indeboliti dalla partecipazione ad un governo progressista che in materia di politica economica in molti casi non si era differenziato molto dalle iniziative delle coalizioni moderate. Il successo del blocco rossoverde (Enhedslisten-De Rød-Grønne) con l’otto per cento e quattordici seggi testimonia comunque, assieme ai dati significativi di altre liste della sinistra radicale, che diversi settori della società danese hanno condiviso l’allontanarsi dei partiti di sinistra dall’esecutivo uscente di Centrosinistra, soprattutto a causa di controverse privatizzazioni.

Lars Løkke Rasmussen era già stato primo ministro, sostituendo, nel 2009, Anders Fogh Rasmussen, divenuto allora segretario generale della Nato. Fino a un paio di settimane fa sembrava che si avvicinasse una coalizione di moderati, resa però impossibile dalla intransigenza degli euroscettici, praticamente incompatibili con le altre liste liberali, che avranno un ruolo importante di appoggio esterno, dato che il Venstre (il partito liberale) governerà da solo avendo formato un monocolore.

 

Curiosamente, il Venstre ha ottenuto il governo pur arrivando solo terzo, dato che il primo partito (tuttora quello Socialdemocratico) ha preso atto della difficoltà di aggregare nuovamente gli alleati attorno a un unico programma politico e visto che il secondo partito, il Dansk Folkeparti, non trova gruppi disposti a cooperare con il proprio programma, sbilanciato a destra. Il Venstre avrà però bisogno dell’appoggio esterno della “Alleanza dei Liberali” e dei “Conservatori”, anzi in alcuni frangenti dello stesso DF e sui temi cruciali probabilmente anche delle opposizioni. Gli euroscettici, forti di un venti per cento, chiedevano più autonomia dalla Ue e rigidità sull’immigrazione, i partiti liberali invece seguono i tradizionali modelli scandinavi, con programmi avanzati su welfare, società civile e ambiente. Un contrasto importante nelle trattative si è registrato sul bilancio, il Dansk Folkeparti voleva un incremento di quasi un punto percentuale della spesa pubblica, mentre altri partiti mirano a ridurla.

 

La formazione di governi di minoranza, dipendenti da un dialogo con tutte le opposizioni questione per questione, è abbastanza consueta in Danimarca e per questo ora Lars Løkke Rasmussen sarà impegnato  non solo nel campo del Centrodestra ma anche con le opposizioni socialdemocratica e socialista liberale, anche per limitare l’influenza di forze come gli euroscettici del Dansk Folkeparti, riguardo ai quali bisogna ricordare che in passato, con il sistema di fornire all’esecutivo solo un appoggio esterno sono riusciti a limitare lo scontento della propria base (inevitabile in caso di partecipazione all’esecutivo) riuscendo nello stesso tempo ad esercitare una influenza su temi come Ue e immigrazione, il che ha talvolta determinato contrasti con le istituzioni comunitarie e con altri Stati, incluso il vicino tedesco.

Aldo Ciummo

Foto © Creative Commons

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Aldo Ciummo
Giornalista e fotografo specializzato in questioni del Nord Europa e dell’Unione europea, ha vissuto a lungo in Irlanda. Da free lance viaggia spesso nei Paesi scandinavi e scrive in inglese su testate internazionali, tra le quali “Eastwest”, o in italiano per "Eurocomunicazione" e “Startupitalia". In seguito alla laurea in Scienze della Comunicazione presso l’Università “La Sapienza” di Roma, ha studiato Relazioni Internazionali alla Fondazione Lelio e Lisli Basso e Fotografia all’ISFCI a Roma.

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