La politica internazionale quale banco di prova per la Ue

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I conflitti ucraino e siriano punti di partenza di nuovi equilibri mondiali

Pochi giorni fa gli ultimi soldati ucraini si sono ritirati dall’area aeroportuale di Donetsk, contesa in una interminabile battaglia iniziata lo scorso maggio e ora in mano alle milizie filorusse. Un cumulo di macerie è tutto ciò che resta di una struttura modernissima, costruita in occasione dei recenti campionati europei di calcio. Vengono alla mente le immagini di un altro luogo scenario di un sanguinoso conflitto, quella città di Kobane rasa al suolo dopo aspri combattimenti e ora di nuovo sotto il controllo dei curdi. Due campi di battaglia diversi, eppure accomunati dal fatto di essere divenuti simboli di scontri ben più ampi, capaci di coinvolgere intere civiltà, e non è un caso che gli estremisti islamici siano arrivati persino a minacciare una estensione della jihad al Caucaso russo.

Riguardo la guerra allo stato islamico tutto è apparentemente chiaro come alla luce del sole. Da un lato ci sono i cattivi, i fondamentalisti brutali e privi di ogni parvenza di umanità (eppure “qualcuno” li ha armati per minare il potere di Bashar al-Assad). Dall’altro i buoni, ovverosia tutti coloro i quali si oppongono ai metodi sanguinari del califfato. Eppure le cose non sono così semplici. L’Occidente ha la sua parte di colpe nell’aver contribuito alla creazione di un mostro che, come la creatura di Frankenstein, ora non può più controllare. Dopo aver immaginato di poter sconfiggere l’Isis combattendo suo malgrado dalla parte dell’odiato Assad, la Casa Bianca cambia strategia. Deporre il dittatore siriano potrebbe dare nuova linfa all’opposizione, attualmente divisa fra la lotta all’Isis e quella al regime. Naturalmente tutto questo per scongiurare un intervento di terra, malvisto dall’opinione pubblica statunitense. Il presidente Obama intende proseguire con l’appoggio aereo ai curdi, sperando sia sufficiente per sconfiggere le milizie del califfato. Eppure i germi della jihad sono già profondamente radicati nel territorio e minacciano le sponde europee, come dimostrano i recenti attentati in Francia, il fondamentalismo religioso è ormai diffuso in gran parte del nord Africa fino alla Nigeria, tanto che non sarà semplice ricondurre la situazione alla normalità.

getImage (1)Passando al versante ucraino, Obama e la Merkel si sono detti pronti a varare un congruo pacchetto di aiuti finanziari al governo di Kiev, inasprendo nel contempo le sanzioni anti russe. Tutto questo mentre il neoeletto Tsipras sta valutando se porre il veto ai provvedimenti contro Mosca che potrebbero essere decisi dall’Ue. In questo contesto le valutazioni dell’opinione pubblica europea riguardo le motivazioni che animano le forze in campo sono spesso divergenti. Alcuni, basandosi su argomentazioni storiche e sulle origini russe di molti cittadini ucraini, giustificano le mire del Cremlino. Noto è poi il discorso riguardo le infiltrazioni di estrema destra seguite alle proteste del Maidan, strumentalizzato da Mosca per ricreare un atavico scontro fra fascisti e comunisti, attorno al quale compattare la popolazione. Altri appoggiano invece le legittime aspirazioni libertarie della popolazione ucraina, costretta all’emigrazione forzata da un’economia in preoccupante recessione, la cui unica speranza risiede nel miraggio dell’ingresso in Europa. Qualunque sia il punto di vista adottato, certo è che la crisi ucraina avrà ripercussioni e conseguenze di grande impatto sul futuro dell’Unione europea. Una guerra di tale portata a ridosso dei nostri confini non va in alcun modo sottovalutata, ma richiede un’attenzione e un impegno costanti.

Conflitti tanto estesi e di ardua soluzione, dai quali dipende il nuovo ordine mondiale. Un banco di prova fondamentale per la sopravvivenza della Ue, la quale fino ad oggi non è riuscita ad essere davvero determinante nel periglioso ambito della politica internazionale.

Riccardo Cenci

foto: odnoklassniki.ru

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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