Italia e Francia avrebbero voluto una soluzione più rapida per limitare e poi bandire l’uso dell’erbicida, sul quale permangono forti dubbi di tossicità
Prodotto dalla multinazionale americana Monsanto, l’erbicida contenente glifosato è da tempo sul banco degli imputati. Tutto parte dalla denuncia di numerosi agricoltori, i quali accusano il composto chimico di provocare il linfoma non Hodgkin, patologia gravissima e spesso mortale. Già i Verdi avevano criticato aspramente il parere espresso dall’Efsa (Agenzia europea per la sicurezza alimentare con sede a Parma), a loro avviso viziato e colpevole di non aver preso atto dei cosiddetti “Monsanto papers“, pagine e pagine di documenti acquisiti dal tribunale di San Francisco nell’inchiesta che vede coinvolto il colosso statunitense.
Il sospetto che gli interessi economici (circa cinque i miliardi di fatturato per il pesticida brevettato nel 1974) orientino le scelte politiche è inevitabile. Due i fronti contrapposti: da un lato l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), che ha classificato il glifosato come cancerogeno con un alto grado di probabilità, e le associazioni ambientaliste, dall’altro le multinazionali e quei Paesi, in particolare appartenenti all’ex blocco comunista, che non hanno ancora maturato una coscienza riguardo la tutela della salute dei propri cittadini.
La votazione Ue ha registrato 18 voti favorevoli al rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato per cinque anni, 9 contrari e un astenuto. Decisivo il si della Germania, che ha sbloccato la situazione di stallo creatasi nelle precedenti consultazioni al riguardo. Un primo passo che certamente orienterà la decisione definitiva di Bruxelles, attesa entro il 15 dicembre.
L’Italia, fra i Paesi europei a guidare il fronte del no insieme alla Francia, esce sconfitta. Il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina, ha assicurato che salvaguardare la salute dei cittadini della penisola resta la priorità. L’Italia adotta infatti un protocollo che limita l’uso del glifosato a soglie inferiori del 25% rispetto quelle definite in Europa. L’obiettivo è quello di raggiungere il livello di utilizzo zero entro il 2020.
Riccardo Cenci
Foto © European Union