La Via Crucis nella peculiare visione di Fernando Botero

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Una mostra al Palazzo delle Esposizioni presenta le opere dell’artista colombiano ispirate alla passione di Cristo, nell’anno del Giubileo della Misericordia

Per chi lo conosce superficialmente, Fernando Botero sembra un artista lontano anni luce da qualsiasi concezione drammatica dell’esistenza. La sua iconografia, costruita su una pinguedine esuberante e sulla dilatazione delle forme, indica un’estetica più incline alla serenità che alla tragedia. Eppure il pittore già nel 2005 si era cimentato con un soggetto apparentemente estraneo alla propria esperienza. Nella serie di Abu Ghraib aveva analizzato la sofferenza umana, esplorando la cruda realtà di un luogo di prigionia tristemente assurto all’attenzione della cronaca. Una presa di posizione che ribadisce il valore morale dell’arte e la sua responsabilità di fronte ai drammi dell’era contemporanea. Un’indicazione evidente della coscienza politica di Botero, della sua sensibilità nei confronti di qualsiasi ingiustizia.

2 Gesù e la moltitudineLa sua reinterpretazione dell’ascesa al Calvario si inserisce nella stessa linea, confrontandosi però con un tema trascendente. Botero aspira asciugare il proprio segno dei tratti ironici e divertiti più apprezzati dal pubblico, rileggendo la passione di Cristo in maniera del tutto personale. L’artista crede fermamente nell’importanza del figurativismo, opposto a qualsiasi astrazione. La sua opera è profondamente intrisa delle atmosfere sudamericane, nutrita della sua peculiare religiosità. Botero nasce e cresce in una realtà dominata dalle immagini sacre, segnata da pratiche spirituali radicate a fondo nella cultura del luogo.

Nell’affrontare questo tema frequentato dai più grandi maestri dell’antichità, il pittore sceglie di mescolare alcuni tratti del realismo sudamericano alle tematiche della passione. Ecco dunque il Cristo flagellato dai soldati romani, ma anche percosso da poliziotti in abiti moderni (e qui emerge la condanna della violenza, dominante nella Colombia di oggi). La narrazione biblica si fonde al quotidiano in una singolare alchimia, non distante da certe contaminazioni alle quali ci ha abituati la letteratura sudamericana.

Tutti i prestiti vengono dal Museo de Antioquia di Medellin, al quale l’artista stesso ha donato le proprie opere. Ventisette dipinti a olio e numerosi disegni propedeutici al ciclo, tutti realizzati nel biennio 2010/2011, oggi esposti a Roma in occasione del Grande Giubileo della Misericordia. Una mostra che, fra le altre,  ha già toccato le città di Lisbona, Palermo e New York, prima di approdare nella Capitale.

Resta il dilemma estetico. Come conciliare l’opulenza delle sue figure con il dramma? Alcuni parlano di un approccio superficiale e di una ingenuità figurativa, mentre altri lodano la capacità di accogliere tematiche eterogenee in un manierismo del tutto originale. Una cosa è certa. Botero ha creato un mondo che è solo suo, un qualcosa di immediatamente riconoscibile e immutato, apparentemente esente dalle vorticose accelerazioni del nostro tempo. E questo è già un merito non indifferente.

Riccardo Cenci

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Botero

Via Crucis 

La Passione di Cristo

Palazzo delle Esposizioni – Roma

13 febbraio – 1 maggio 2016

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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