La visita lampo di Papa Francesco a Strasburgo

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Viaggio breve ma significativo nel cuore dell’Ue e del Consiglio d’Europa

A conti fatti è durato più il viaggio Roma-Strasburgo (andata e ritorno) che la visita istituzionale nel cuore dell’Europa. Il viaggio più breve di un Papa all’estero: 3 ore e 50 minuti. Almeno sulla carta. Visto che Francesco, come spiegano i colleghi vaticanisti che lo conoscono meglio degli altri, «fa sempre un po’ come gli pare».
Ed è proprio è per questo che piace. Perché non è convenzionale. Perché visita Parlamento europeo e Consiglio d’Europa, ma non andrà in Cattedrale. Perché al posto di un pranzo ufficiale con i vertici della chiesa in Francia, mangerà «un panino sul volo di ritorno»; visto che alle 16.30 «ha da fare in Vaticano».
È il secondo Papa della storia a entrare al Parlamento Europeo. Prima di lui, nel 1988, toccò a Giovanni Paolo II. Lui però in Francia rimase 3 giorni.
Strasburgo è tirata a lucido come al solito. L’autunno le ha dato un colore che ne esalta il fascino. Tra il giallo e il marrone, però, spicca soprattutto il grigio. Quello  dei chilometri di transenne che tracciano il percorso del Papa. Un percorso presidiato dalla gendarmerie. C’è un poliziotto ogni 100 passi, una camionetta ogni 300.
Anche qui, nel palazzo che per 4 giorni al mese porta a Strasburgo soldi e lavoro, la sicurezza è stata chiamata a fare gli straordinari. Badge speciale per i giornalisti, passaggi allo scanner anche per i dipendenti storici. Orari d’entrata e d’uscita prestabiliti. Addetti stampa (quasi tutti) che corrono da una parte all’altra per garantire dirette e interviste.
Ma insieme alla Strasburgo che vuole il Papa e che sorride davanti alle fermate dei tram che annunciano variazioni di percorso, c’è quella che si chiede il senso di questa visita papale. La stessa che ieri ha supportato la presenza di una delle Femen a seno nudo in Cattedrale (la vera protesta sarebbe stata se fosse rimasta vestita) e che ha sposato le parole del deputato francese Jean-Luc Mélenchon («Il Papa non ha niente a che fare con il Parlamento europeo»).
Giovanni Sorge
© 2014 European Parliament

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