L’alleanza rossoverde ancora alla guida della Svezia

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Dopo le elezioni il Parlamento aveva tenuto in sospeso il premier socialdemocratico Stefan Löfven, poi l’astensione di centristi e liberali ha permesso la riconferma

In Svezia, Socialdemocratici e Verdi ripartono con numeri limitati: in pratica la governabilità è affidata al confronto con il centro e con i liberali. L’opposizione di Centrodestra conta su quasi altrettanti eletti rispetto ai rosso-verdi e infine partiti di estrema destra e di sinistra radicale detengono un considerevole peso: comincia ora il lavoro difficile per Stefan Löfven, di nuovo primo ministro dal 21 gennaio, dopo le frammentarie trattative seguite alle elezioni del 9 settembre 2018. Il sindacalista metalmeccanico, leader dei Socialdemokraterna (Social Democratici) rimane alla guida del Paese scandinavo, dopo il primo mandato inaugurato nel 2014, però stavolta viene a mancargli l’appoggio del partito della Sinistra (Vänsterpartiet).

Il Riksdag, Parlamento unicamerale composto da 349 rappresentanti, registra la conflittualità tra forze di Centrodestra rimaste in opposizione (Moderati e Cristiano Democratici) le quali, pur continuando ad isolare l’estrema destra (Democratici Svedesi) rimproverano a Centro e Liberali di aver dato il via libera al governo, mentre il Partito della Sinistra attacca l’accordo sul fisco concesso a centro e liberali in cambio dell’astensione. I primi dibattiti stanno rendendo i Moderati (Centro destra) bersaglio di critiche dell’estrema destra e della sinistra radicale: entrambi i gruppi dipingono infatti il maggior partito dell’opposizione, i Moderaterna, come se fosse un sostenitore dell’esecutivo, i Moderati hanno rivendicato una distanza dall’estrema destra, ma si sono detti pronti a fare opposizione.

L’agenda della legislatura promuove i temi cari ai Verdi (Miljöpartiet de gröna, 16 deputati sui 116 che sostengono direttamente l’esecutivo) rappresentati da ben cinque ministri: Isabella Lövin (Ambiente), Per Bolund (Edilizia), Amanda Lind (Cultura e Democrazia), Åsa Lindhagen (Uguaglianza di Genere), Peter Eriksson (Cooperazione Internazionale). Il programma evidenzia l’obiettivo di dare spazio alla mobilità elettrica, all’economia sostenibile e alla promozione di una legislazione verde a livello europeo. La Svezia vuole chiudere con ogni ulteriore estrazione di combustibili fossili e lanciare un piano di protezione delle acque interne e marine.

Formare un governo progressista dopo le elezioni di settembre è stata una storia davvero lunga: non sono mancati tentativi di governo del Centrodestra, però i Moderaterna (Moderati) avrebbero finito per isolarsi qualora gli alleati di Centro (Centerpartiet) e Liberali (Liberalerna) avessero appoggiato i progressisti con l’aggiunta della Sinistra (Vänsterpartiet). Alla fine il Centro e i Liberali hanno scelto l’astensione ‘costruttiva’ a favore del Centrosinistra (che in cambio elaborerà ulteriori progetti sociali per integrazione e istruzione). I Social Democratici hanno ottenuto l’astensione dei 31 deputati del partito del Centro e dei 20 Liberali: i governi di minoranza sono frequenti nel Nord Europa, dove sistemi fortemente proporzionali conducono spesso ad esecutivi basati sulla semplice ‘assenza di maggioranza contraria’.

Dopo le elezioni Social Democratici e Verdi non bastavano, ma non c’erano nemmeno 175 deputati “contro” (tanti ne sarebbero serviti a sbarrare il passo al Centrosinistra). Nel Centrodestra, all’inizio, i Moderati e i Cristiano Democratici valutavano l’ipotesi di un appoggio esterno da parte dei 62 eletti d’estrema destra (gli Sverigedemokraterna saliti da 13 a 17 per cento, molto meno rispetto a sondaggi che proiettavano i Democratici Svedesi in sorpasso su tutti gli altri). A sorpresa, forze credute in crisi dalle rilevazioni hanno invece tenuto: i Socialdemocratici col 28% dei voti (100 seggi) sono rimasti il primo gruppo pur perdendo due punti e mezzo, i Moderati secondi col 20% (70 seggi) cedendone tre e mezzo. Molti pronosticavano crolli simili a quello Socialista alle presidenziali francesi. Come avvenuto in UK l’anno precedente, la Svezia ha conservato un panorama dominato dai partiti storici e con un’area progressista abbastanza vitale (se confrontata a contesti d’Europa centrale e del Sud). Centro e Liberali hanno rifiutato qualsiasi collaborazione con l’estrema destra, scenario poi abbandonato anche dai Moderaterna.

                     Isabella Lövin (Verdi)

I Verdi hanno già fatto parte nel governo socialdemocratico di Löfven nella scorsa legislatura e poi ne hanno condiviso la frenata nei consensi (a vantaggio dei partiti di centro e di sinistra radicale) perdendo due punti e mezzo e conservando 16 seggi, col quattro e mezzo per cento dei voti gli ambientalisti saranno ugualmente determinanti nel governo. Tra le novità del voto ci sono stati l’aumento percentuale di due e mezzo al Centro (ora quasi al nove) e due ai Cristiano Democratici, Kristdemokraterna (sei e mezzo per cento), la crescita di due punti della SinistraVänsterpartiet (rimasta fuori dal governo Social DemocraticiVerdi) che con l’otto per cento e 28 seggi può ritagliarsi un ruolo, visti i numeri limitati della maggioranza. Nel campo del Centrodestra, Moderati e Cristiano Democratici avevano provato a convincere Centro e Liberali (questi ultimi stabili al cinque e mezzo per cento) che l’alleanza avrebbe potuto formare un governo pur restando lontana dall’estrema destra, ma visti gli scarsi numeri a disposizione non sono stati creduti.

Il Primo Ministro Stefan Löfven ha ribadito l’impegno europeista, dichiarando apertamente che l’appartenenza all’Unione europea è la “pietra fondativa” delle iniziative nazionali e globali del Paese scandinavo, sottolineando poi il ruolo della Ue nel rafforzare la coesione sociale nel continente: ha aggiunto che gli Stati componenti devono essere sanzionati qualora violino la separazione dei poteri, perché la storia fornisce molti esempi dei danni provocati dall’ indifferenza di fronte alla lesione dei diritti delle persone. Non è mancato neppure un riferimento alle difficoltà che l’Unione europea sta incontrando nel ricercare soluzioni alla questione britannica, che la Svezia auspica sia graduale e organizzata, pur ritenendosi pienamente in grado di gestire diversi scenari.

 

Aldo Ciummo

Foto © C-Span, Riksdag, Resume,

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Aldo Ciummo
Giornalista e fotografo specializzato in questioni del Nord Europa e dell’Unione europea, ha vissuto a lungo in Irlanda. Da free lance viaggia spesso nei Paesi scandinavi e scrive in inglese su testate internazionali, tra le quali “Eastwest”, o in italiano per "Eurocomunicazione" e “Startupitalia". In seguito alla laurea in Scienze della Comunicazione presso l’Università “La Sapienza” di Roma, ha studiato Relazioni Internazionali alla Fondazione Lelio e Lisli Basso e Fotografia all’ISFCI a Roma.

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