L’atteso trionfo del Kinderkaiser in Austria

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I popolari (ÖVP) e l’estrema destra (FPÖ) hanno ottenuto la maggioranza dei voti: è probabile un governo di coalizione con il giovanissimo Kurz alla cancelleria

In attesa che le ultime schede elettorali trasmesse via posta confermino l’impennata destrorsa registrata ieri, Vienna è già tinta di turchese, il nuovo colore del partito popolare guidato da un appena trentunenne Sebastian Kurz. Il ministro degli Esteri uscente si prepara a entrare nel Bundeskanzeleramt a capo di un nuovo governo che ha avuto nel contrasto all’immigrazione il principale motivo di successo. Con il 31,7% dei consensi, i popolari dell’ÖVP festeggiano un traguardo mai conseguito dal 1945, anno del loro primo insediamento in Parlamento. Rispetto al 2013, infatti, i “vecchi” neri hanno visto aumentare del’8% il gradimento dei concittadini, tenendo testa sia ai socialdemocratici del cancelliere uscente, Christian Kern (26,8%), sia all’estrema destra di Heinz Christian Strache (27,4%). L’ipotesi di un’alleanza con i nazionalisti “blu” dell’FPÖ, che consenta a Kurz di avere una maggioranza in parlamento e di diventare cancelliere, è sempre più realistica.

Scopo di queste elezioni anticipate era il rinnovo del Nationalrat, la camera bassa del parlamento dotata dei maggiori poteri legislativi, diversamente dal Bundesrat, la seconda camera del parlamento austriaco, che rappresenta i nove Länder austriaci a livello federale. Dopo la crisi di governo dello scorso maggio, che aveva visto logorarsi l’intesa tra i socialdemocratici di centrosinistra (SPÖ) e i popolari di centrodestra (ÖVP), era stato proprio Kurz, leader del secondo partito, a richiedere ai cittadini di recarsi alle urne prima del termine della legislatura, nel 2018. Confermando i pronostici della stampa locale ed estera, che lo davano per favorito sugli altri nove rivali, il futuro cancelliere viennese ha intitolato a se stesso la sigla del partito popolare (Liste Sebastian Kurz – Die neue Volkspartei) e ha improntato la campagna elettorale a un sistematico rinnovamento. Al centro è il tema migranti, divenuto impellente dopo la crisi di autunno 2015, che aveva visto un aumento improvviso degli ingressi nella nazione senza sbocchi sul mare.

L’insofferenza degli austriaci era sfociata in un sostegno crescente ai partiti xenofobi di estrema destra, portando anche quelli più moderati ad adottare una retorica sempre meno incline all’accoglienza. Dal primo ottobre Kurz, prossimo al congedo dal ministero degli Esteri, aveva fatto approvare una legge che vieta l’utilizzo del burqa insieme a caschi, maschere e a qualsiasi altra copertura totale, vietando l’irriconoscibilità delle persone. Per ostacolare l’ingresso incontrollato di migranti sul territorio austriaco, il giovanissimo premier aveva chiesto poi di chiudere la rotta del Mediterraneo, minacciando di bloccare il Brennero con un esercito dislocato anche su suolo italiano. Fu l’inizio di tensioni degenerate ben presto in aperta ostilità col nostro governo per «fermare il trasporto di migranti illegali da isole come Lampedusa verso la terraferma». Incurante delle inimicizie che queste sue posizioni gli hanno procurato nel sud dell’Europa, nel febbraio del 2016 Kurz ha promosso un incontro tra i ministri degli Interni e degli Esteri di Slovenia e altri 8 Paesi balcanici per concordare una chiusura della rotta che dal Medio Oriente conduce verso l’Europa occidentale.

Il più giovane capo di governo della storia europea ha sbaragliato con un programma radicale quanto ambizioso la concorrenza dei suoi avversari. Gli osservatori politici ritengono altamente probabile la formazione di una coalizione tra i popolari del Wunderkind e i liberali xenofobi di Strache, che deve proprio all’atteso exploit del trentunenne la diminuzione dei consensi a lui rivolti. Il partito socialdemocratico (SPÖ), guidato dal cancelliere uscente Kern, pagava uno scontento ormai dilagante causato dal mancato controllo del fenomeno migratorio su cui Kurz, al contrario, ha basato il proprio programma. Puntando sugli sgravi fiscali e sul controllo dell’evasione fiscale delle grandi imprese, Kern sperava di rilanciare un partito divenuto per molti impopolare, pur mantenendosi ben al di qua della soglia di sbarramento. Chi aveva la possibilità di superarla erano i Verdi di Ulrike Lunacek, che hanno ottenuto solo il 3,3% dei consensi. La leader del partito, eletta europarlamentare alle elezioni del 2009, si è sempre battuta per i diritti delle donne e della comunità LGBTI, avendo posizioni ben diverse da quelle dei suoi rivali politici sul tema dei migranti e dei rifugiati. Ha escluso categoricamente l’ipotesi di un’alleanza con l’estrema destra di Strache su cui, invece, insisterà il neo eletto cancelliere. A poca distanza dal trionfo inaspettato di AfD alle presidenziali tedesche, anche il timone austriaco sembra aver già indirizzato la propria traiettoria. L’Austria, confinante a nord con la Germania di Merkel e a est con l’Ungheria di Orban, con questa decisa virata a destra conferma di guardare, ormai, verso la seconda.

 

Gaia Terzulli

Foto © Merkur.de (apertura), Kurier.at, Mdr.de, Oe24.at

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Gaia Terzulli
Laureata in Lettere classiche e da sempre appassionata di giornalismo, si interessa soprattutto di politica estera, Germania e rapporti tra questa e l'Italia, che segue anche grazie a un'assidua frequentazione di Berlino per ragioni di formazione personale.

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