Una mostra a Roma, presso la Chiesa dei Gesuiti di Sant’Ignazio, per sollecitare tutti i cittadini d’Europa alla “cura della casa comune”.
In un momento tanto difficile per tutti, nel Vecchio Continente e nel mondo, per le stragi di Bruxelles e per le uccisioni di cristiani, dobbiamo riflettere e intraprendere strade nuove, «prima fra tutte quella della integrazione sociale e culturale almeno per quanti si rendono disponibili». Così ci dice Papa Francesco. «Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi e che stanno crescendo? Per quale scopo lavoriamo e lottiamo? Perché questa Terra ha bisogno di noi?».
A queste domande risponde l’enciclica Laudato Sì che si snoda in molteplici dialoghi voluti da Papa Francesco e diretti alle nazioni ed alla comunità internazionale sollecitando ad una «conversione ecologica, invitando tutti a rendersi consapevoli per una sincera preoccupazione di ciò che sta accadendo sul nostro pianeta».
E’ partendo da questa enciclica che il maestro Settimo Tamanini, in arte Mastro 7, ha voluto rappresentare nella mostra “Laudato sì – Alle radici della vita” allestita a Roma nella Chiesa dei Gesuiti di Sant’Ignazio pregevoli opere in un percorso artistico-spirituale, nel quale gli splendidi alberi in rame soffiato, da lui creati, ci rimandano proprio agli albori della Creazione del mondo e ad un Dio “ricco di misericordia per farne dono all’umanità intera”. L’Enciclica di Papa Francesco con la quale il Pontefice invita tutti noi a divenire consapevoli custodi della creazione e dei doni straordinari che Dio ci affida ogni giorno, è qui rappresentata dalla scultura in rame puro a fuoco soffiato e fiammato del Mandorlo, che l’artista Mastro 7 caratterizza come albero dello stupore, la meraviglia di un mandorlo in fiore che dovrebbe accompagnarci in ogni nostra esperienza quotidiana e dovrebbe costituire l’atteggiamento di fondo da cui far scaturire «scelte e azioni di vita buone».
Poi il melograno che fin dall’antichità è considerato il simbolo della prosperità, ci ricorda il valore e la bellezza della comunione tra le persone, quindi il fico che come dice il Vangelo “quando il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, significa che l’estate è vicina”,ma anche conoscenza dell’altro e degli altri, il castagno che con il suo tronco possente e i suoi rami che si espandono nello spazio e per i suoi frutti abbondanti, simboleggia la generosità. L’olivo del Getsemani sintesi indissolubile del Cristo con la Madre. Il roveto ardente in rame, argento e similoro simbolo della presenza di Dio il cui “fuoco di amore non si estingue mai”. La visione di Dio si avrà però solo alla fine quando lo incontreremo in quel banchetto gioioso dove non mancherà l’albero della vite il vino nuovo ovvero il succo dell’albero della gioia eterna.
Gli alberi di Mastro 7, che vive e lavora a Mattarello di Trento come orafo e scultore, oltre ad aver partecipato a numerose esposizioni a New York, Tokyo, Hannover, Kyoto, solo per citarne alcune, sono esposti in questa mostra a Sant’Ignazio e ci accompagnano in un suggestivo percorso che può ben configurarsi come itinerario giubilare che ha come sfondo la visione di questa Enciclica, nella quale Papa Francesco manda a tutti un messaggio chiaro e pieno di speranza: «L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune». Non facciamoci sfuggire questa ultima occasione di vita e non di morte.
Giancarlo Cocco
Foto © Giancarlo Cocco