L’Austria schiera i militari sul Brennero. Schengen finito?

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Intanto l’americano “Politico” titola “Italia polizia d’Europa”, elogiando l’operato del Belpaese nella difesa e nella sicurezza del Mediterraneo

L’Europa unita senza frontiere, il cui simbolo è stato negli ultimi anni l’Accordo di Schengen, sta forse crollando sotto i colpi del terrorismo e degli egoismi nazionali? Con un’operazione svoltasi in sordina, dopo averlo più volte smentito, l’Austria per la prima volta ha messo in azione i militari per il controllo dei migranti lungo l’asse del Brennero. Nel corso dell’altra notte alcuni soldati, insieme alla polizia regionale del Tirolo, hanno controllato centinaia di automobili, furgoni e autobus lungo l’autostrada A13, a 25 chilometri dal valico con l’Italia.

Per poter svolgere i controlli, sono state chiuse le carreggiate dell’autostrada che conduce in Baviera all’altezza del casello di Schoenberg, all’imbocco del ponte Europa (ironia della sorte). Poche ore più tardi un analogo intervento è stato condotto anche lungo la linea ferroviaria del Brennero, con controlli notturni ai convogli provenienti da sud (cioè dall’Italia). A bordo di un treno proveniente da Bolzano e diretto a Monaco di Baviera sono stati trovati sei africani, due donne e quattro uomini, nascosti sul pianale di un carro cisterna carico di gas liquido.

Come ha riferito la polizia austriaca ad alcuni media locali, i quattro sono stati trovati intirizziti per il freddo e prima di essere controllati sono stati rifocillati dagli agenti. A gettare benzina sul fuoco è stato, poi, un intervento del ministro degli Interni austriaco Wolfgang Sobotka: la sospensione dei controlli di frontiera all’interno dell’area Schengen – ha dichiarato – è ammissibile soltanto qualora vi sia un “adeguatocontrollo delle frontiere esterne dell’Europa. «Finché il controllo di queste frontiere non sarà attuato, ha aggiunto il ministro, non vi sarà modo di evitare “misure di carattere nazionale”». La dichiarazione, riportata dall’Agenzia austriaca Apa, è messa in relazione con un’affermazione di una portavoce della Commissione Ue, nella quale è stato detto che Bruxelles si attende entro il mese di novembre la sospensione, appunto, dei controlli interni sui migranti.

Quel che è certo, è che le frasi di Sobotka si inseriscono all’interno della campagna elettorale in atto ormai da mesi in Austria in vista delle elezioni del 15 ottobre. Né i Popolari, partito nel quale milita Sobotka, né i socialdemocratici, che attualmente formano la coalizione di governo a Vienna, intendono infatti cedere terreno su questo tema sensibile, considerato nel Paese il cavallo di battaglia della destra populista del partito liberal-nazionale.

A rafforzare le parole di Sobotka è stato un intervento sul tema, pubblicato in giornata dalla stampa austriaca, del ministro degli Esteri Sebastian Kurz, anche lui dei Popolari. Il problema dei migranti – ha detto in sostanza il giovane leader – non si risolve soltanto facendo ricorso alle politiche di integrazione e «l’Austria deve essere nella posizione di decidere chi può entrare nel Paese e chi no». Mentre le parole dei politici indicano un certo allarme, sono però più tranquillizzanti le cifre. Secondo dati diffusi in questi giorni, infatti, i migranti entrati in Austria sono in netto calo: mentre nel 2015 erano stati 113mila, infatti, nel 2016 il loro numero si è in pratica dimezzato, con 64mila nuovi ingressi.

Intanto negli Usa l’esercito italiano è rappresentato, a tutti gli effetti, come lapolizia d’Europa“. Questo nonostante l’Italia sia uno dei membri Nato che spende meno nella Difesa, c’è chi riconoscere alle forze armate dello Stivale i meriti, soprattutto nel fronteggiare la crisi dei migranti nel Mediterraneo. Così un articolo pubblicato sulla versione europea del prestigioso sito americano “Politico” e intitolato “L’Italia maestra dell’arte militare nell’Ue” elogia l’operato del Belpaese nella difesa.

Non solo, sottolinea l’autrice Elizabeth Braw, gli italiani sono impegnati a salvare vite umane in mari «talvolta lontani dalle loro coste», tanto che «alcuni alleati della Nato possono permettersi di non far nulla nella consapevolezza che “ci pensa l’Italia“». Ma i militari tricolori sono impegnati anche su moltissimi altri fronti: dall’Afghanistan ai Balcani. E, se è vero che l’Italia spende per la difesa solo l’1,11% del suo Pil (al di sotto del limite minimo del 2% fissato dall’Alleanza Atlantica) è quantomeno “paradossale”, scrive Politico, che le statistiche della Nato non prendano in considerazione le diverse missioni in cui le forze armate italiane sono impegnate.

Così un Paese come la Grecia, «che salva migranti solo davanti alle sue coste e non partecipa a nessuna missione Ue o Nato», è considerato una “stella” dell’Alleanza rispetto all’Italia. È tempo, conclude l’articolo, che «gli alleati dell’Italia – l’Ue in particolarericonoscano il contributo del Belpaese alla sicurezza regionale».

 

Klivia Böhm

Foto © Economist, BBC, European Union

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