L’Europa e il Data Journalism raccontato da Tia Formazione Internazionale

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L’omonimo seminario di formazione si è svolto a Roma presso la sede della FNSI tenuto da Carlo Romagnoli e Gianluca De Martino

E’ proprio il caso di affermare che la notizia corre sul Web. Ops…Pardon, nei dati. Ops… Pardon, nei dati sul Web!

Dimenticatevi pile di fogli, scartoffie e giornalisti che corrono all’impazzata in ogni dove per cercare di scovare la notizia aspettando, nel contempo, la magica telefonata di “Gola profonda” . Se nella favola di Cenerentola una semplice zucca si trasforma in splendida carrozza, il dato grezzo può trasformarsi in un importante fonte da cui il giornalista può attingere, per raccontare fatti, storie e sui quali costruire anche inchieste o report.

Di cosa stiamo parlando? di Data Journalism. Il materiale occorrente? Una rete internet, un pizzico di fiuto, dimestichezza con i numeri e ovviamente tanta curiosità, quella che non deve mai mancare ad ogni buon giornalista. Sempre più corsi vengono organizzati all’estero e in Italia da università, organizzazioni e associazioni per diffonderne le tecniche, proprio come quello organizzato da Tia Formazione Internazionale recentemente.

Il seminario di formazione Europa e Data Journalism, svoltosi presso la FNSI, Federazionae Nazionale della Stampa Italiana, a Roma, ha visto alternarsi professionisti del calibro di Carlo Romagnoli, responsabile del Centro Studi socio-economici di Pragma, specializzato in attività di analisi e reportistica su dati di fonte istituzionale e Gianluca De Martino, giornalista professionista specializzato nel Data Journalism.

Peculiarità e potenzialità della nuova branca del giornalismo sono state elencate nel corso, suddiviso in una parte teorica e pratica.

Se negli anni ‘60 l’America inventa il New Journalism per conquistare il lettore in un momento in cui il giornalismo versa in gravi difficoltà, oggi come oggi la stessa funzione viene attribuita al Data Journalism. Questo, infatti, risponde a requisiti quali precisione e rapidità nell’informazione. Mediante grafici e mappe, in un momento in cui i tempi dell’informazione sono ridotti per mancanza di tempo, il lettore ha subito un quadro preciso di ciò di cui si sta parlando e quindi potersi formare un opinione. Al motto di “I numeri non mentono”, l’obiettivo è quello di fare giusta e corretta informazione, ponendosi dalla parte del lettore/cittadino che troppe volte viene sacrificato in nome della notiziabilità.

I maggiori quotidiani nelle proprie pagine economiche troppe volte semplificano i dati anche a causa del fatto che, in molti casi, l’editoria è in mano a editori impuri. Il risultato? Un forte impatto emotivo sul lettore che potrebbe essere condizionato nell’agire futuro, senza avere una corretta visione di quello che in realtà si nasconde dietro quel dato. Un esempio? I dati sulla disoccupazione Istat hanno più volte destato qualche perplessità. Non sbaglia chi sostiene che la tempistica è tutto nella vita: se negli anni ’70 le notizie economiche hanno cominciato a prender piede a causa della crisi petrolifera, oggi come oggi quelle relative alla disoccupazione hanno la maggiore in un momento di forte crisi economica.

Il Data Journalism vuole presentare i fatti per quello che sono, senza filtri o censure e in maniera chiara e precisa. Le tematiche trattate riguardano ogni ambito anche se quelle di interesse pubblico sono le più gettonate. Ad esempio nei Data Journalism Award 2013 hanno concorso tre progetti italiani nella categoria del giornalismo investigativo, tutti e tre di interesse civico: un inchiesta sui medici obiettori di coscienza, un’altra sui fondi europei destinati a Gaza e infine un’inchiesta sulla mortalità negli ospedali italiani.

Quali sono le fasi per svolgere un buon articolo di Data Journalism? Si parte dalla Pianificazione del lavoro, a cui segue la ricognizione per accertarsi che nessun’altro abbia trattato gli stessi dati. Una buona notizia e una giusta informazione hanno come presupposto una accurata selezione del dato. I maggiori portali europei dove poterli rinvenire sono: Eurojust, Europol, Eurostat, Banca centrale europea e altri. Portale che vuoi, informazione che trovi? In questo caso, forse, è più appropriato dire: Informazione che vuoi, portale che trovi. Il portale di riferimento, infatti, varia a seconda dell’informazione che si vuole trattare. Tali dati verranno elaborati tramite Excel e successivamente visualizzati mediante l’ausilio di grafici a barre, grafici a torta, istogrammi, grafici a punti, cartine. Tale visualizzazione si serve di programmi come Tableau, datawrapper, cartoDB e vari altri.

In ogni giornalista si cela quindi un uomo di scienza? In effetti si.

Se il giornalista tratta i dati per renderli alla portata di tutti con il preciso intento di costruirci sopra la notizia e attraverso questa, rendere la società cosciente dei cambiamenti opportuni, altre categorie di professionisti si servono delle stesse tecniche per presentare risultati dove la matematica non deve rimanere un opinione. Saper correttamente comunicare il risultato del proprio lavoro in modo efficace ed esaustivo è prerogativa non solo del giornalista ma, prima ancora di questo, di tutte quelle professioni come statisti, addetti del Marketing e ricercatori che, anche se per scopi privati, universitari o aziendali, “smanettano” con i numeri. Ma qual è essenzialmente la differenza tra il giornalista e questi ultimi? Il giornalista purtroppo ha tante volte le mani legate. Se la branca del data Journalism si sta sviluppando specialmente in Gran Bretagna e negli Stati Uniti questo non è un caso: in entrambi i Paesi si ha un alta percentuale di Opendata che le stesse istituzioni mettono a disposizione condividendo una strategia comune. L’Italia purtroppo è fanalino di coda piazzandosi al venticinquesimo posto. Nel migliore dei casi è necessario richiedere autorizzazioni per poter consultare dati e nel peggiore dei casi anche quando sono liberamente consultabili mancano di un criterio comune di elaborazione che ne rendono impossibile il confronto, anche se appartenenti alla medesima categoria.

Ciò è estremamente limitante non solo per il giornalista ma anche e soprattutto per il comune cittadino che non potrà verificare la notizia.

 

 

Chiara Paccagnini

Foto © 2015 European Parliament

 

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