L’immigrazione e l’Europa: oltre i cliché

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Nel dopo Parigi si torna a parlare di immigrazione, tra chiusura delle frontiere e scontri religiosi. Ma sono davvero gli immigrati quelli di cui dobbiamo avere paura?

 

(Post concesso in esclusiva da Eurocomunicazione alla Rappresentanza in Italia della Commissione europea, vedi link)

 

I recenti attacchi terroristici di Parigi hanno riportato in prima pagina la questione dell’immigrazione. Dopo il primo momento di shock, seguito dall’incredulità per le scene di violenza viste e il dolore per le vittime innocenti, nei salotti politici televisivi di tutta Europa si è tornato a parlare di frontiere e di integrazione.

Il principale lait motiv di politici, giornalisti e soprattutto della gente comune è stato quello degli sfollati siriani che arrivano in Europa approfittando dell’accoglienza europea per poi commettere azioni terroristiche riprovevoli. Ma cosa c’è di vero? Da cosa fuggono gli immigrati che bussano alle nostre frontiere?

334464741_e949666ac2_zLe recenti ondate migratorie hanno portato all’interno dell’Europa prevalentemente cittadini siriani, iracheni, libici, somali e dell’Africa Sub-Sahariana. Uomini, donne e bambini in fuga dalla guerra: si pensi al solo caso dei siriani e degli iracheni, il cui flusso è stato costante negli ultimi mesi.

Nel giugno 2014, dopo mesi di guerriglia, Abu Back Al-Baghdadi ha dichiarato, unilateralmente, la nascita dello Stato islamico nei territori da lui occupati in Siria e in Iraq. Sfruttando la situazione precaria dei governi di entrambi gli Stati (in Siria vi era già una guerra civile iniziata nel 2011, mentre l’Iraq non si è mai politicamente ripreso dagli eventi del 2003), Al-Baghdadi e i suoi uomini hanno seminato il terrore nei territori sotto il proprio controllo. Non c’è bisogno di descrivere gli abomini compiuti da questi uomini contro la popolazione civile, perché purtroppo anche noi occidentali abbiamo sperimentato le stesse efferatezze. Alla luce di quanto detto, forse l’idea di abbandonare le proprie case e fuggire non appare più ai nostri occhi sospetta né incomprensibile.

2389965725_4c165673b8_zEppure, gli stessi siriani in fuga dall’Isis vengono accusati dagli europei di farne parte.

Per altro è stato ormai accertato che tre dei terroristi coinvolti nelle stragi di Parigi erano francesi, mentre altri risulterebbero cittadini belgi. Il passaporto siriano e quello egiziano rinvenuti sui corpi di altri terroristi sono stati dichiarati, dopo le verifiche del caso da parte della polizia francese, falsi.

Dunque, se vi è la possibilità che nella marea di persona in fuga dalla crudeltà dell’Isis vi siano mele marce, ciò rischia di distrarci dal vero e ben più allarmante problema, ossia che molti degli attentatori sono europei.

Cosa è successo in Russia qualche mese fa

Dalla Russia arriva una storia curiosa che forse può darci uno spunto di riflessione. L’immigrazione in Russia proviene fondamentalmente dalle ex repubbliche sovietiche di Tagikistan, Uzbekistan, Bielorussia, Kazakhstan e Ucraina. L’immigrazione procedente da questi Paesi si caratterizza per essere un flusso costituito da persone con bassa istruzione e con scarso grado di specializzazione, dunque al loro arrivo essi si adattano a fare i lavori più umili come spazzini, rompi ghiaccio o muratori. A dicembre del 2014 la Russia ha attraversato un forte periodo di crisi che ha spinto la Banca Centrale Russa alla svalutazione del rublo. Questi lavoratori, da anni presenti nel territorio, hanno deciso di ritornare nel proprio Paese: i loro stipendi valevano dopo la svalutazione così poco che non riuscivano neppure ad arrivare a metà mese.

Kosovar refugees fleeing their homeland. [Blace area, The former Yugoslav Republic of Macedonia]

La lezione arriva adesso: senza più Kirghizi, Tagiki e Ucraini a svolgere le loro mansioni, il ghiaccio per le strade ha iniziato ad accumularsi causando incidenti, i cantieri si sono fermati, lo Stato ha perso milioni di rubli. Semplicemente, nessun russo sapeva o voleva fare i lavori degli immigrati.

La storia che arriva dalla Russia ci insegna che l’immigrazione da alcuni così tanto contestata, forse è addirittura necessaria all’Europa per sopravvivere.

Rimangono sicuramente dei problemi di sicurezza; i governi nazionali si sono trovati impreparati di fronte ad un così alto numero di stranieri e richiedenti asilo, alcuni non in possesso di documenti. Tuttavia la chiusura – mentale e delle frontiere – non sembra una via percorribile. Ancor più se alla questione immigrazione si aggiunge quella razziale e religiosa.

Nel 1996 Samuel Huntington teorizzava lo “Scontro fra civiltà”. Quello che si è negli anni più rimproverato ad Huntington è stata l’eccessiva semplificazione dei presupposti alla base della sua teoria. L’Europa è un grande continente, la culla della civiltà. Fare dell’Europa il centro di tale banalizzazione sarebbe il più grande degli sbagli.

 

Ilenia Maria Calafiore

Foto © Creative Commons

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Ilenia Maria Calafiore
Nata nel 1989, è laureata in Comunicazione Internazionale presso l’Università di Palermo con una tesi in filosofia politica dal titolo “Teorie e pratiche per la Giustizia Globale“. Nel suo percorso universitario ha approfondito le tematiche storiche ma anche linguistiche relative alla Russia e ai popoli slavi. Ha partecipato ad alcuni progetti internazionali come il Model United Nation a New York ed il Finance Literature of Youth a Togliatti, Russia. A fine 2014 si laurea con il massimo dei voti in Studi Internazionali presso l'Università di Pisa con la tesi “Spunti per uno studio delle politiche della Federazione Russa nel bacino del Mar Nero”.

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