Si ferma a 101 la carica dei Cinquestelle al Parlamento europeo per bocciare Juncker

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Aggiornamento del 27 novembre 2014

La mozione di censura contro la Commissione è stata respinta stamane a grande maggioranza, con 461 voti contrari e 88 astensioni. Il Parlamento europeo non ha ritenuto sufficienti le ragioni dell’affare “Luxleaks” sui paradisi fiscali nell’Ue, in particolare il Lussemburgo guidato dal 1995 al 2013 proprio dal nuovo presidente dell’esecutivo comunitario. In base al regolamento interno del Parlamento europo, per sciogliere la Commissione occorre una doppia maggioranza dei due terzi dei voti espressi e di tutti i deputati (cioè 376 su 751). La mozione era stata presentata da 76 deputati del gruppo EFDD su iniziativa dei componenti del M5S.

L’inatteso: si vota mozione di sfiducia per Jean-Claude Junker
(articolo del 18 novembre 2014)

E’ quasi scomparso del tutto nei corridoi del Parlamento europeo l’odore della graticola spenta a fine ottobre, che aveva fatto un’illustre vittima fra i commissari europei designati, quando il presidente della Commissione europea Junker, a dispetto dell’ampio mandato parlamentare grazie al voto del 22 ottobre scorso, s’è dovuto ripresentare anzi tempo di fronte ai 751 eurodeputati lo scorso 12 novembre per un intervento straordinario d’emergenza per spegnere il principio d’incendio generato dal LuxLeaks.

Il dibattito era stato inserito all’ultimo momento nell’ordine del giorno della sessione plenaria di Bruxelles per discutere di lotta all’evasione fiscale, dopo il recente scoop giornalistico sugli accordi segreti che concedono trattamenti fiscali preferenziali alle aziende multinazionali in Lussemburgo. Alle domande dei deputati in tema di armonizzazione fiscale e trasparenza rispetto alle decisioni fiscali nazionali, l’ex premier lussemburghese Jean-Claude Juncker ha ricordato che il suo Paese non ha adottato iniziative fiscali illegali, anche se ha ammesso che «probabilmente c’è stata una certa quantità di evasione fiscale, come avviene in altri Paesi dell’Ue».

Junker ha poi confermato che il Commissario Moscovici presenterà a breve proposte per uno scambio automatico di informazioni sulle decisioni fiscali nazionali. I principali gruppi politici al Parlamento europeo si sono detti fiduciosi che Junker risolverà presto i problemi che sono ora sul tavolo, aggiungendo che «non è l’Unione europea che ha fallito ma gli Stati membri che non hanno compiuto sforzi per armonizzare le loro basi fiscali imponibili». E allora lotta ai paradisi fiscali, con sanzioni severe per i trasgressori e una rendicontazione fiscale Paese per Paese, questa la richiesta della maggioranza dell’Aula.

In particolare, il presidente del gruppo S&D, Gianni Pittella, ha affermato che sente l’indignazione per i cittadini che si sentono feriti del comportamento delle grandi aziende che non pagano le tasse nei Paesi in cui si sono avuti i profitti, mentre Guy Verhofstadt, presidente del gruppo ALDE, ha chiesto che l’indagine della Commissione sia completata entro la fine dell’anno con risposte concrete. Nel frattempo, il gruppo EFDD come annunciato la scorsa settimana, su iniziativa degli eurodeputati del M5S, ha presentato una mozione di sfiducia firmata dal numero minimo per presentare tale documento secondo il regolamento interno, e cioè 76 deputati, tra i quali figurano, oltre agli alleati dell’Ukip, anche i colleghi di Lega e del Front National della Le Pen, che siedono fra i non iscritti.

La mozione di sfiducia sarà discussa la settimana prossima in occasione della sessione del Parlamento europeo di Strasburgo che inizia lunedi 24, con probabile voto dell’intera Assemblea giovedì 27.

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Andriko Mouapesi

© 2014 European Parliament

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Andriko Mouapesi
Economista di formazione e giornalista iscritto dal 2005 all'elenco pubblicisti. Freelance per diversi media collabora attualmente con diverse testate online in particolare su EU affairs.

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