Lourdes, guarigioni e miracoli. Perché è tanto amata

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Nella città francese si tiene quest’anno la XXV Giornata mondiale del malato. Intervista di Eurocomunicazione ad Alessandro De Franciscis, 15° presidente del Bureau

Lourdes la cittadina francese arroccata sui Pirenei è da due secoli un luogo di conversione, di speranza e di rinnovamento. Qui si vive il silenzio della Grotta, la roccia, l’acqua, le processioni con le fiaccole insieme agli ammalati e  sabato 11 febbraio si celebra qui la Giornata mondiale del malato, nata su iniziativa di Papa Giovanni Paolo II. Sono attesi oltre diecimila pellegrini provenienti non solo dall’Europa ma da tutto il mondo. Papa Francesco ha inviato a Lourdes, per l’evento, il Cardinale Pietro Parolin come legato pontificio.

Tutto  comincia l’11 febbraio del 1858. Sono circa le undici del mattino di giovedì grasso, una nebbia fitta, umida, avvolge Lourdes. Da un tugurio (cachot) esce la giovane Bernadette ove abita con i genitori e i fratelli per cercare legna, l’accompagna la sorella minore Antonietta e l’amica Giovanna Abadie. Si recano nella zona di Massabielle, una discarica, per trovare dei fasci e raccogliere ossi da vendere.

«Ad un tratto», riferirà  al commissario di Polizia Domenico Jacomet che l’avrebbe interrogata nove giorni dopo: «intesi un rumore simile ad un colpo di vento… Alzai gli occhi verso una grotta e vidi una signora vestita di bianco. Aveva un vestito bianco, un velo anch’esso bianco, una cintura azzurra e una rosa gialla su ogni piede». È l’inizio delle 18 apparizioni che si protrarranno fino al 16 luglio del 1858.

È nella 16a apparizione, del 25 marzo, che la Signora si rivelerà «Io sono l’Immacolata Concezione». Quattro anni prima, nel 1854, Papa Pio IX ne aveva fatto un dogma della fede cattolica. Da quel giorno quasi 700 milioni di pellegrini si sono fermati davanti alla Grotta consegnando alla Vergine Maria le proprie gioie, le proprie sofferenze, le proprie speranze. Migliaia di ammalati, assistiti da organizzazioni umanitarie, hanno impetrato la grazia della guarigione.

Il 18 gennaio del 1862 il Vescovo di Tarbes nel firmare un decreto, nel quale esprimeva il giudizio sulla affidabilità delle apparizioni, riconobbe  anche sette guarigioni miracolose fra le centinaia analizzate dal Professor Henri Vergez. Nel 1883 il dottor Georges –Fernand Dunot de Saint-Maclou fondò l’Ufficio delle costatazioni mediche affinché «nessun pellegrino lasciasse Lourdes dicendo di essere guarito senza essersi sottoposto ad un rigoroso controllo medico collegiale».

È il vescovo della diocesi di Tarbes che nomina il nuovo medico permanente e presidente dell’Ufficio delle costatazioni al fine di studiare le guarigioni dichiarate. Nel Santuario è presente un Ufficio permanente con personale medico specializzato che riceve le dichiarazioni e inizia da qui un processo che durerà anche molti anni. Il Dottor Alessandro De Franciscis italiano (originario di Napoli) è attualmente il 15° presidente del Bureau che ha assunto le sue funzioni nel 2009.

 

Eurocomunicazione ha intervistato il Dr. De Franciscis in Sala stampa Vaticana in occasione della presentazione della XXV Giornata Mondiale del Malato e della nuova Carta degli operatori sanitari, un documento che si rivolge a medici e paramedici voluto dalla Chiesa che introduce il concetto di “giustizia sanitaria”.

 

Dr. De Franciscis nel 2016 quante guarigioni “inspiegabili” sono state prese in esame dal Bureau?

«Lo scorso anno ho raccolto 34 dichiarazioni e 15 rendimenti di grazie, 49 storie per le quali si inizia un iter scrupoloso per accertare se hanno un fondamento medico. L’iter è molto lungo e talvolta non si conclude perché le persone non producono le attestazioni mediche richieste».

Quale atteggiamento ha trovato nelle persone che si rivolgono al Bureau?

«Un atteggiamento individualista, la gente non è propensa a raccontare ciò che gli è successo venendo a Lourdes. Io da buon scugnizzo napoletano quale sono, parlo con il tassista, con il commerciante, con l’albergatore che mi parlano di guarigioni. Intorno a me c’è la stessa aura che c’era cinquanta anni fa. Lourdes per me non è un miracolificio ma un luogo di pellegrinaggio ove le persone scoprono  nella preghiera un rapporto personale e profondo con Maria».

Quante sono le guarigioni inspiegabili esaminate dal Bureau e riconosciute dalla Chiesa?

«Abbiamo analizzato attentamente in 150 anni 7.200 guarigioni, delle quali 69 riconosciute dalla Chiesa. Le ultime tre miracolate sono italiane, la signora Anna di Salerno, Suor Luigina di Novi Ligure e la signora Danila di Bereguardo. 13 gli uomini che hanno ricevuto la grazia e 56 le donne di varie nazionalità. Di queste, nove sono  suore. Lourdes non va mai vista nella spettacolarità del bisogno. Il miracolo è nella guarigione del cuore, la grazia è legata alla attrazione del luogo».          

Da sempre la Chiesa è convinta che nei miracoli c’è “il dito di Dio”. Questa visione fa parte del sentire della Chiesa ed è stata ripetutamente ribadita sia da Benedetto XVI che da Papa Francesco. L’accertamento del miracolo è soggetto a una vera e propria procedura giuridica con nuove norme emanate nel 1983 da San Giovanni Paolo II. In precedenza, nel 1610, per la canonizzazione di San Carlo Borromeo, al quale erano stati attribuiti una decina di presunti miracoli, furono tutti sottoposti ad un esame di periti medici. Un passo ulteriore lo compì Pio XII nel 1948, quando istituì una commissione medica.

Nell’attuale testo sono state introdotte alcune novità, quali ad esempio una maggioranza qualificata per procedere ad “ulteriora” nell’esame di un presunto miracolo che è di 5/7  oppure 4/6. Il caso non può essere esaminato più di tre volte e per il riesame si richiede una Consulta con nuovi membri. Questo rigido regolamento prevede che lo studio del caso “sia effettuato con serenità, obiettività e sicura competenza da parte di periti medici altamente specializzati” e poi da un Congresso dei  Consultori teologi e della Sessione dei cardinali e vescovi per arrivare, infine, alla determinante approvazione del Santo Padre che ha l’esclusiva competenza di riconoscere un evento straordinario come miracolo.

 

Giancarlo Cocco

Foto © Giancarlo Cocco

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Giancarlo Cocco
Laureato in Scienze Sociali ad indirizzo psicologico opera da oltre trenta anni come operatore della comunicazione. Ha iniziato la sua attività giornalistica presso l’area Comunicazione di Telecom Italia monitorando i summit europei, vanta collaborazioni con articoli sul mensile di Esperienza organo dell’associazione Seniores d’Azienda, è inserito nella redazione di News Continuare insieme dei Seniores di Telecom Italia ed è titolare della rubrica “Europa”, collabora con il mensile 50ePiù ed è accreditato per conto di questa rivista presso la Sala stampa Vaticana, l’ufficio stampa del Parlamento europeo e l’ufficio stampa del Ministero degli Affari Esteri. Dal 2010 è corrispondente da Roma del quotidiano on-line delle Marche Picusonline.

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