Migranti: nell’Ue Blu Card come Green Card negli Usa

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Avramopoulos: «Un’integrazione efficace e rapida può contribuire a migliorare il funzionamento del mercato del lavoro e ad affrontare le sfide demografiche»

«Se vogliamo gestire la migrazione sul lungo periodo, dobbiamo iniziare a investire ora». A parlare è il  Commissario europeo per le migrazioni, Dimitris Avramopoulos, che aggiunge: «Un’integrazione rapida ed efficace dei cittadini di Paesi terzi è fondamentale se vogliamo che la migrazione sia un fattore positivo per l’economia e un elemento di coesione nella nostra società».

Ed è proprio in questa prospettiva che si colloca la proposta del Commissario, presentata in questi giorni al Parlamento europeo, di revisionare la Blu card per l’impiego all’interno dell’Ue di lavoratori altamente qualificati provenienti da Paesi terzi. Varata nel 2009, e adottata da tutti gli Stati membri, ad eccezione di Danimarca, Irlanda e Gran Bretagna, finora la card in questione è stata utilizzata molto poco poiché, come ha osservato lo stesso Avramopoulos, risulta essere «insufficiente e poco attraente». Di qui la necessità di modificarla, inserendo l’apertura ai profughi e abolendo gli schemi nazionali. Questa proposta della Commissione esprime la volontà di promuovere politiche europee relative alla migrazione di ampio respiro, capaci di vedere la questione non solo come un problema ma anche e soprattutto come un’opportunità.

L’Europa, infatti, utilizzando adeguati strumenti, può rendere proficuo per entrambe le parti l’arrivo all’interno dei propri confini di lavoratori provenienti da Paesi terzi. Si pensi soltanto ad alcune problematiche importanti dell’Ue, come la mancanza di competenze in settori specifici o il calo delle nascite e il progressivo invecchiamento della popolazione.

«Negli ultimi anni – ha spiegato Avramopoulos – sono arrivati un milione di migranti. Non tutti avranno riconosciuto lo status di rifugiato e quindi questi dovranno essere rimpatriati. Ma per chi resta occorre assicurare un’integrazione con un vantaggio reciproco».

Nello specifico, la proposta include la possibilità di estendere la Blu card ai beneficiari di protezione internazionale, quali sono per esempio i rifugiati siriani, che potranno così occupare i posti vacanti nell’Ue in alcuni settori specifici (si pensi per esempio al settore sanitario).

La “nuova” Carta blu avrà dunque lo scopo di «rendere più facile e appetibile per i cittadini di Paesi terzi altamente qualificati venire a lavorare nell’Unione», a tutto vantaggio dell’economia dell’Ue. E infatti «il costo della non integrazione – ha spiegato il Commissario – sarebbe ben maggiore rispetto a quello degli investimenti, ad esempio in formazione, necessari per l’integrazione».

La proposta sembra richiamare il modello della Green Card americana, come fa notare lo stesso Avramopoulos che, citando uno studio pubblicato dai servizi della Commissione ribadisce: «Una integrazione efficace e rapida può contribuire a migliorare il funzionamento del mercato del lavoro, ad affrontare le sfide demografiche e a migliorare la sostenibilità di bilancio e dei sistemi previdenziali».

Fiasha Van Dijk
Foto © European Union

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Fiasha Van Dijk
Fondamentalmente apolide, proveniente solo "per caso" dai Paesi Bassi, figlia di immigrati di due continenti diversi da quello in cui vivo, spero di portare i resoconti dei pregi delle politiche dell'integrazione, della salute e della medicina dal resto d'Europa...

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