Milano recupera e non è ultima nel 2018, Francoforte sotto di lei

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Borse valori, tutta l’Europa in rosso. Atene fanalino di coda, Lisbona la migliore. A pesare sui listini del Vecchio Continente nell’anno auto e banche

Un anno caratterizzato dall’alta volatilità dei mercati finanziari è stato il 2018, dall’avvio della normalizzazione monetaria e dalla fine del quantitative easing – programma di acquisti avviato nel 2015 di titoli del debito pubblico e di corporate bond – della Banca centrale europea, dal forte calo dei prezzi del petrolio, dalla prossima uscita – dalle 23 del 29 marzo – del Regno Unito dall’Unione europea (Brexit), dalla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e dai timori di un rallentamento dell’economia globale. Molti di questi temi ce li ritroveremo nel 2019, un anno che appare già caratterizzato dall’incertezza sul piano economico. Oggi, ultimo giorno di borsa valori per molte piazze europee, si possono delineare alcuni risultati.

Piazza Affari ha lottato fino all’ultimo per non essere il fanalino di coda in Europa e ce l’ha fatta. A oggi vale 543 miliardi di euro, pari al 33,5% del Pil, ma di miliardi in 12 mesi ne ha bruciati ben 100, visto il calo del 16,15% alla fine dell’ultima seduta dell’anno sul valore dello scorso 2 gennaio. Il listino milanese ha chiuso meglio rispetto alla blasonata Francoforte (-18,26%) e ad Atene (-24,74%), maglia nera del Vecchio Continente. Lisbona è stata la migliore (-8,23%) davanti a Zurigo (-10,15%) e Stoccolma (-10,67%). Anche Amsterdam (-11,09%), Parigi (-11,93%), Londra (-12,41%) e Madrid (-15,40%) hanno superato Piazza Affari, a differenza di Bruxelles (-19,33%) e Vienna (-19,72%).

In realtà Londra, Parigi, Madrid, Lisbona e Dublino saranno aperte anche il 31 dicembre, con chiusura anticipata tra le 12.30 e le 14, ma è difficile che cambi l’attuale posizione di classifica. Un quadro completamente ribaltato rispetto al 2017, quando il duello per il primo posto era tra Zurigo e Milano, entrambe allora in rialzo di più del 14%. Lo scorso anno Francoforte era cresciuta di oltre il 12,5%, Parigi di sopra il 9, mentre Londra e Madrid di circa il 7,5%. Quest’anno l’iter è stato il contrario, con i temi geo-politici in primo piano. Dalla questione catalana in Spagna, che ha tenuto banco a inizio anno, alla lunga trattativa per la Brexit, il cui accordo sarà sottoposto al voto finale a Londra dopo il 9 gennaio. Poi ci sono state le elezioni in Italia, da cui è emersa una maggioranza euroscettica, che ha trattato fino all’ultimo con l’Europa in un clima di diffidenza reciproca per portare a casa una manovra economica, il cui iter parlamentare si dovrebbe concludere tra domani e domenica.

Quanto alla Borsa valori di Milano, a Piazza Affari sono 357 le società quotate sui vari mercati: 242 società sul mercato telematico azionario (Mta, di cui 74 Star) e 113 su Aim (Alternative Investment Market, dedicato alle Pmi) Italia, più 2 su Miv (Mercato degli Investment Vehicles). Sostanzialmente stabili gli scambi, con una media giornaliera di 2,5 miliardi di euro per 282.761 contratti (+2,3% rispetto al 2017). In tutto sono stati scambiati oltre 70 milioni di contratti, per un controvalore di oltre 622 miliardi, superiore alla capitalizzazione di Borsa. Intesa Sanpaolo è stata l’azione più scambiata, per 71 miliardi di controvalore e oltre 4 milioni di contratti, ma una delle peggiori in quanto a rendimento (-29,98%). Hanno fatto peggio, nel paniere dell’indice Ftse Mib, Azimut (-40,29%), Unicredit (-36,96%) e Prysmian (-36,05%), mentre la migliore è stata la Juventus (+38,82%), ammessa da ieri insieme ad Amplifon (+8,3%), Campari (+14,38%), Poste (+10,93%), Moncler (+10,29%) e A2a (+2,12%).

Sono i titoli delle banche e del settore automobilistico ad aver zavorrato i listini azionari europei nel 2018. Il -28,5% del sottoindice Stoxx “automobiles & parts” e il -28,35% del comparto bancario sono state infatti le performance peggiori registrate nel corso dell’anno. Andamenti che hanno inciso sugli indici generali, tutti con cali a due cifre: l’indice Stoxx Europe 600, composto dalle seicento principali capitalizzazioni di mercato europee, ha perso così il 13,6%. Hanno tenuto titoli difensivi come le utilities (-2,83%) e i farmaceutici (-2,86%), mentre hanno registrato cali contenuti i petroliferi (-4,71%) e il comparto media (-4,88%).

Fuori dall’Europa ha tenuto banco, invece, la guerra commerciale tra Usa e Cina, ora impegnate in trattative per raggiungere una serie di accordi sui diversi comparti. La tregua commerciale concordata a Buenos Aires durerà 90 giorni, fino a fine marzo 2019, durante i quali Washington e Pechino proseguiranno i negoziati. Quest’anno poi la Federal Reserve Usa ha ritoccato per 4 volte i tassi di interesse verso l’alto, ora al 2,25-2,50%. Per il 2019 gli esperti si aspettano che già a fine giugno la Fed riporti i tassi Usa al 3%. Il rallentamento dell’economia globale è previsto dai principali osservatori, col Fondo monetario internazionale che ha stimato una crescita globale del 3,7% contro quella del 3,9 precedentemente prevista. I mercati stanno già dando per scontato tutto ciò, con punte di recessione in diverse aree, non esclusa l’Italia.

 

Angie Hughes

Foto © Yahoo Finanza, Borsa italiana

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Angie Hughes
Scrivere in italiano per me è una prova e una conquista, dopo aver studiato tanti anni la lingua di Dante. Proverò ad ammorbidire il punto di vista della City nei confronti dell'Europa e delle Istituzioni comunitarie, magari proprio sugli argomenti più prossimi al mio mondo, quello delle banche.

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