Misteri d’Europa: le tavolette enigmatiche di 4000 anni fa

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2019

Nell’Età del Bronzo le popolazioni europee producevano gli stessi attrezzi agricoli in osso, lavoravano i metalli e commerciavano materie prime come stagno, rame e ambra

Un filo sottile unisce la cittadina di Valentano (Vt) a pochi chilometri dal Lago di Bolsena e a circa 100 km da Roma ai Paesi dell’Europa centro-orientale attraversati dal Danubio. È un legame che affonda le sue origini nella storia più lontana fino all’Età del Bronzo. Nel Museo della Preistoria della Tuscia e della Rocca Farnese, al centro  di Valentano, è esposta in una teca a forma di piramide, una “Tavoletta enigmatica” rinvenuta alcuni anni fa a circa 4 km dalla cittadina nella Caldera di Latera, un sito ove nell’età del bronzo erano presenti insediamenti umani.

“Le tavolette enigmatiche” definite in Germania e nei Paesi dell’est Europa “Brotleidebidole” (cioè “idoli a forma di pagnotta”) sono reperti preistorici risalenti all’età del Bronzo – secondo millennio a.C. – sono oggetti in terracotta più raramente in pietra di forma rettangolare, trapezoidali o circolari che recano in una delle facce una serie di sottili solchi paralleli lungo i quali sono impressi uno o più segni disposti in serie come cerchi, quadrati, rettangoli, triangoli o coppelle a quadrifoglio. Spesso recano una campitura interna a trattini, a puntini o a croce. Ad oggi ne sono stati trovati circa 200 esemplari due terzi nell’ Italia centro-settentrionale nella zona del Lago di Garda, nell’area benacense, altre lungo il corso del Danubio e nei Paesi dell’Europa danubiano-carpatica.

A cosa servivano? Quale era il loro significato? Risposte definitive non ve ne  sono, di certo c’è che alcune popolazioni vissute in Europa durante l’Età del bronzo, iniziarono a usarle nel 2.100 a.C. ma intorno al 1.400 a.C. in modo graduale le tavolette, misteriosamente, non furono più utilizzate. Ne sono state ritrovate in Germania, in Austria, nella Repubblica Ceca, in Polonia, in Romania. Secondo quanto riferisce il professor Adalberto Piccoli del Museo Archeologico dell’Alto Mantovano di Cavriana (Mn) che da anni le sta studiando «le tavolette enigmatiche si trovavano quasi esclusivamente in centri abitati. In Italia gli archeologi le hanno ritrovate in prevalenza nei villaggi di palafitte o in ambienti umidi».

Alcuni studiosi considerano le tavolette come strumenti di natura commerciale, forse venivano utilizzati negli scambi di merci tra il Mediterraneo orientale e l’Europa continentale. Sono state avanzate anche altre ipotesi; venivano utilizzate come forme di fusione per oreficeria, stampi per tatuare la pelle oppure oggetti per culti religiosi o riti magici. Secondo un recente studio, l’ipotesi più verosimile è che i reperti rappresentino un sistema di comunicazione, noto e in uso nelle principali culture metallurgiche europee della Antica e della Media Età del bronzo. Resta misteriosa la decodifica del linguaggio impresso sulle tavolette.

La tavoletta enigmatica esposta nel Museo di Valentano è l’unico esemplare ritrovato nel Lazio ed è stato raccolto durante ricerche sistematiche di superficie, condotte nel biennio 1993-1994, dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, a circa 3,2 km a nord-est di Valentano in una zona pianeggiante ai piedi di una collina. Il reperto, in terracotta di colore bruno chiaro è integro. La forma è ellissoidale. Sulla faccia più incurvata quattro righe, leggermente oblique presentano al centro un segno, nella prima riga una coppella nelle altre tre un quadrato. Sulla faccia opposta, tre righe simili alle precedenti mostrano al centro la prima una coppella campita da un punto centrale su cerchio rilevato, la seconda e la terza un quadrato. Una coppella centrale si riconosce sull’apice della tavoletta.

Valentano è posta su una delle creste dell’antico cratere vulcanico che oggi accoglie il Lago di Bolsena. È dominato dalla grande mole della Rocca Farnese all’interno della quale è situato l’interessante Museo. La rocca risale al 1354 quando la famiglia Farnese ebbe dal Cardinale Albornoz le chiavi del Paese. L’edificio era una Rocca di difesa costituita dalla Torre ottagonale ove si gode un panorama stupendo che spazia sul Lago di Bolsena e sulla pianura circostante. La struttura ospitava i governanti e la guarnigione. Fra i personaggi che hanno abitato a Valentano vanno ricordati Alessandro Farnese poi divenuto Papa Paolo III e sua sorella Giulia detta “la bella”. Vi nacquero il Cardinale Alessandro, i duchi Ottavio e Orazio, il Cardinale Ranuccio e Vittoria duchessa di Urbino.

Nel 1537 Paolo III costituì per Pier Luigi e i suoi eredi il ducato di Castro e Ronciglione e quindi nel 1545 quello di Parma e Piacenza. Le numerose vertenze che videro in campo i Farnese contrapposti alla Camera Apostolica si conclusero nel 1649 con la distruzione della città di Castro, capitale del ducato. Valentano divenne quindi il centro amministrativo del Castrense e vi venne trasferito l’archivio storico. La diocesi fu trasferita ad Acquapendente. Nel 1731 l’edificio divenne Monastero delle Domenicane e nella scala che portava all’appartamento del Cardinale è stata realizzata una Scala Santa con pareti affrescate con scene tratte dalla Passione di Cristo a imitazione della Scala Santa di San Giovanni in Laterano.

Tra il 1867 e il 1870 prima della presa di Roma, nell’area ovest trovò alloggio una guarnigione di Zuavi Pontifici. Mentre si festeggiava la presa di Roma gli Zuavi incendiarono nella piazza principale del paese quasi tutte le carte dell’archivio storico. Vicino Valentano vi è la località denominata Villa Fontane ove è una chiesa edificata intorno al 1930, ma che in passato era appartenuta ai Templari  Dal 1996 il Museo della preistoria della Tuscia contiene interessanti reperti risalenti al Paleolitico, l’Età del Ferro, ceramiche di fattura etrusca, ceramiche rinvenute nella Rocca Farnese tra cui un piatto nuziale con lo stemma Farnese/Orsini realizzato in occasione del matrimonio di Pier Luigi Farnese e Gerolama Orsini nel 1519, infine la teca contenente “la tavoletta enigmatica” con accanto i fac-simili delle altre tavolette ritrovate nella regione carpatico-danubiana.

 

Giancarlo Cocco

Foto © Giancarlo Cocco

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Giancarlo Cocco
Laureato in Scienze Sociali ad indirizzo psicologico opera da oltre trenta anni come operatore della comunicazione. Ha iniziato la sua attività giornalistica presso l’area Comunicazione di Telecom Italia monitorando i summit europei, vanta collaborazioni con articoli sul mensile di Esperienza organo dell’associazione Seniores d’Azienda, è inserito nella redazione di News Continuare insieme dei Seniores di Telecom Italia ed è titolare della rubrica “Europa”, collabora con il mensile 50ePiù ed è accreditato per conto di questa rivista presso la Sala stampa Vaticana, l’ufficio stampa del Parlamento europeo e l’ufficio stampa del Ministero degli Affari Esteri. Dal 2010 è corrispondente da Roma del quotidiano on-line delle Marche Picusonline.

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