Duri scontri a fuoco si sarebbero verificati in settimana nella repubblica secessionista azera a maggioranza armena: scambio di accuse tra Yerevan e Baku
Le recenti polemiche sul genocidio armeno tra la Turchia e il Vaticano non potevano non ripercuotersi sulle tensioni tra l’Azerbaigian (alleato di Ankara) e l’Armenia (da dove ieri anche Putin ha parlato di genocidio, scatenando irritazione da parte di Erdogan) sull’annosa questione del Nagorno-Karabakh, la regione indipendentista azera a maggioranza armena, dal 1991 fonte di frizioni tra Baku e Yerevan. Nella settimana appena trascorsa si sono registrati incidenti tra truppe azere e miliziani secessionisti armeni: lo scorso martedì il ministero della Difesa di Baku ha accusato questi ultimi di aver sparato colpi d’artiglieria contro i propri soldati, obbligandoli a reagire. Nello scontro a fuoco sarebbero morti cinque miliziani armeni e dieci sarebbero rimasti feriti. Nessuna vittima sarebbe stata registrata da parte azera.
Tali affermazioni però non trovano conferma da parte armena: il ministro della Difesa dell’autoproclamata repubblica del Nagorno-Karabakh parla di numerosi feriti e di almeno una vittima di parte azera, escludendo la presenza di morti tra le proprie milizie: «Le notizie messe in giro dalle autorità azere sono solo disinformazione finalizzata a nascondere le perdite subite», si legge in un comunicato.
È dal 1991 che Armenia e Azerbaigian si contendono il Nagorno-Karabakh: nel 1994 un cessate-il-fuoco ha formalmente fermato il conflitto esploso contestualmente alla dissoluzione dell’Urss e fino ad allora costato 30mila morti, ma in questi vent’anni gli scontri sono continuati in maniera tanto sporadica quanto grave, tanto che pochi mesi fa la tensione è salita alle stelle dopo l’abbattimento di un elicottero azero da parte degli armeni. Finora i tentativi di raggiungere un vero e proprio accordo di pace, portati avanti da Francia, Russia, Usa e Osce, sono falliti.
L’area del conflitto è strategica per la presenza di numersi oleodotti, molti dei quali passano sul territorio dell’Azerbaigian, che ha più volte minacciato un’azione di forza per riprendersi il Nagorno-Karabakh in nome della stabilizzazione del Caucaso Meridionale. Ma l’Armenia ha già fatto sapere che non rimarrà a guardare in caso di un attacco militare azero alla repubblica indipendentista.
Alessandro Ronga
Foto © 2015 European Parliament