Nasce Romanuova, per la rinascita della Capitale d’Italia

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Intervista ad Antonello Palmieri, architetto, ideatore del manifesto dell’associazione di professionisti che non vogliono arrendersi alla «rovina» della Città Eterna

Su ogni strada di Roma potrebbe essere scritto un volume della Treccani, tanta è la ricchezza di arte e storia in quella che una volta era la capitale del mondo conosciuto. Potenzialmente la città potrebbe vivere di turismo e dell’indotto collegato, ma così non è, anche per la spirale di degrado da cui pare sempre più difficile uscire. Con queste premesse, a Roma, è nata Romanuova, un’associazione senza fini di lucro e al di fuori della politica, che ha cominciato a riunire tanti professionisti, a partire da architetti, ingegneri e avvocati, che non vogliono arrendersi alla «rovina». Al contrario, non vedono l’ora di rimboccarsi le maniche, esponendosi in prima persona per «proporre e fare cose», senza urlare e scadere in polemiche infruttuose.

L’architetto Antonello Palmieri ha scritto il manifesto dell’associazione. Di lui si sa che ha 57 anni, opera attivamente nella capitale dal 1993, ha insegnato Progettazione e Statica degli edifici alla Sapienza, ha firmato strutture di rilievo soprattutto nel Lazio, e conosce bene la storia, non solo quella dell’arte. Non è un’archistar, e questo potrebbe essere un punto a suo favore.

Architetto Palmieri, cosa vuol fare Romanuova?

«La nostra associazione, appena nata, vuole avviare un percorso lungimirante, con un approccio multidisciplinare, volto al risveglio e al Rinascimento – lo scriva con la “R” maiuscola, per favore – della città, chiamando a raccolta e dando voce alle tante professionalità che ora non hanno spazio di espressione. Non vogliamo e non dobbiamo arrenderci al degrado che appare irreversibile. Il nostro obiettivo è di dare un contributo concreto per stoppare e invertire il trend negativo nella capitale – e per estensione il territorio provinciale e regionale – visto che Roma è il centro di tutto».

Da dove partirete?

«Opereremo mediaticamente per denunciare disfunzioni, disservizi e illegalità in ogni settore, dai trasporti alla sanità, ma – e questa è la novità – non ci limiteremo alle segnalazioni di facciata, a cui purtroppo siamo tutti assuefatti, ma cercheremo di entrare nel merito delle questioni, con il supporto di inchieste, studi, ricerche, pareri autorevoli e sondaggi».

 

Non solo watchdog, dunque, nel senso giornalistico del termine.

«Non solo. Romanuova intende portare all’evidenza quello che gli occhi non vedono, il dietro le quinte, passando poi alla critica costruttiva e alla proposta vera, andando quindi oltre la semplice idea, e indicando un fattibile percorso di realizzazione. Tutti desideriamo un trasporto pubblico efficiente, più decoro e sicurezza, pronto soccorso senza file, è fin troppo ovvio. Ma bisogna spiegare il come, cioè come rendere concreto ciò di cui si parla, individuando anche i percorsi burocratici-amministrativi. Detto questo voglio aggiungere che su un aspetto della città e della regione Lazio punteremo molto, perché tutto parte da lì».

Bene, di quale chiave di volta parliamo?

«I trasporti. Nessuna metropoli è dinamica se non ha una mobilità efficiente. Tutto dipende dalla possibilità e dalla facilità degli spostamenti. Se il sistema del trasporto non funziona, non si generano lavoro, servizi, welfare, sanità, turismo, istruzione. Nulla. Lo avevano capito gli antichi romani, i più grandi costruttori di arterie e servizi della storia del pianeta. Furono loro, non dimentichiamolo, a istituire la Ztl in città, vietando la circolazione dei carri in determinate ore. Il Colosseo, come autorevoli studiosi hanno messo in luce, è ancora insuperato come funzionalità. A parità di capienza, aveva tempi di evacuazione inferiori a quelli dei più moderni stadi di oggi.  Dobbiamo guardare sia ai nostri antenati sia prendere esempio, a livello organizzativo, da chi riesce a fare cose egregie all’estero. Il tunnel della Manica è stato realizzato in sette anni. In alcune città europee i mezzi pubblici sono sincronizzati, quindi puoi avere più appuntamenti nello stesso giorno, senza usare la macchina o lo scooter, con la certezza della puntualità. Questo è l’obiettivo che dobbiamo porci noi romani. Se lo fanno gli altri, perché non possiamo farlo noi?».

 

Leonida Valeri

Foto © Leonida Valeri

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Leonida Valeri
Giornalista professionista e architetto, scrive su “Eurocomunicazione” e si occupa da oltre vent’anni di comunicazione istituzionale presso enti pubblici e privati. Ha iniziato come cronista al “Momento Sera” e all’“Indipendente”. È stato inviato per le pagine della Cultura e dei Motori del “Tempo” e autore di inchieste pubblicate dal “Giornale”. Ha scritto per il settimanale “Il Borghese” e ha curato la rubrica scientifica “La Mela di Isacco” per il mensile “Area”. S’è occupato di cronaca nazionale per “News Mediaset”. Ha scritto un format televisivo e un monologo teatrale sulla sicurezza stradale, “Strada Maestra” e “Testacoda”, un format per un giornale radio di news curiose, “Questa è Grossa”, ed è coautore di un format Tv sull’orientamento al lavoro, “Get the Job!”. Ha pubblicato un romanzo, intitolato “Missione Cocomero enoissiM oremocoC”, prendendo spunto da alcune notizie strane, ma vere, apparse negli anni sui media. È un pittore Effettista. Il suo dipinto “Sogno durante il lockdown” ha ricevuto la menzione della critica alla 43ª edizione del concorso “Medusa Aurea” dell’Accademia internazionale d’arte moderna

1 commento

  1. Ho molto apprezzato l’articolo su Via Cilicia del Il Tempo del 18 giugno u.s. perchè abito in Via Cilicia a pochi metri del cumulo di mondezza lì presente da tempo….Ma vorrei segnalare anche qualcosa di più pericoloso: il sottopasso a pochi metri dal cumulo di mondezza. Non è illuminato e passarci con il buio è veramente pericoloso, le due fogne all’ingresso e all’uscita sono spesso ostruite dalle foglie dei platani per cui quando piove la carreggiata si allaga e il sottoscritto è costretto a proseguire verso via Marco Polo e fare una conversione ad U per andare a casa.

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