Il vicepresidente Timmermans: «Gli Stati membri dovrebbero avere la decenza di rispettare le decisioni degli altri Paesi di riconoscere i matrimoni omosessuali»
Soltanto qualche giorno fa abbiamo visto le pagine dei social tingersi di arcobaleno, trainate dall’hashtag, lanciato niente meno che dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama, #lovewins. Tweet, post e commenti a migliaia hanno letteralmente invaso la rete per celebrare la storica sentenza con la quale la Corte Suprema degli Stati Uniti d’America ha decretato che anche le persone omosessuali debbano aver diritto al matrimonio. Finora, infatti, in America i matrimoni gay erano stati legalizzati soltanto in 37 dei 50 Stati, mentre d’ora in poi tutti dovranno uniformarsi alla normativa.
Proprio a ridosso di questa sentenza, il primo vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, durante un gala organizzato da una ong che promuove i diritti Lbgt, ha espresso la sua opinione in modo molto chiaro e diretto: «Penso sia una vergogna – ha dichiarato – che una coppia dello stesso sesso quando si trasferisce in un altro Paese si trova ad affrontare problemi idioti, che una coppia non dello stesso sesso non si troverebbe mai a dover affrontare».
Il diritto di famiglia resta di competenza dei singoli Stati membri, dunque la Commissione non può legiferare in merito. Ad oggi soltanto 10 dei 28 Paesi Ue riconoscono alle coppie omosessuali il diritto al matrimonio: si tratta di Belgio, Danimarca, Francia, Lussemburgo, Olanda, Spagna, Svezia, Regno Unito, Irlanda (che ha approvato i matrimoni gay lo scorso maggio tramite referendum) e Finlandia, dove la legge è stata approvata ed entrerà in vigore a partire dal 2017.
Come detto, la Commissione non può legiferare in merito, può tuttavia esprimere con forza la propria posizione al riguardo cercando di esercitare una pressione politica sugli Stati membri in tal senso. Ed è proprio in questa direzione che si sta muovendo Frans Timmermans, affermando che gli Stati membri «dovrebbero avere la decenza di rispettare le decisioni degli altri Paesi di riconoscere i matrimoni omosessuali». Già lo scorso marzo in occasione della relazione annuale sui diritti dell’uomo l’Ue aveva ribadito la necessità, da parte degli Stati membri, di tutelare tutti i cittadini, auspicando che si legiferasse in tal senso. Si tratta tuttavia soltanto di considerazioni che non hanno nessun potere vincolante sui singoli Stati. È evidente che i tempi sono ormai maturi visto che da tutta Europa gran parte della società civile sta chiedendo a gran voce che le coppie omosessuali siano equiparate a quelle etero. Ora si tratta soltanto di vedere quanto ci vorrà ancora prima che i governi nazionali ne prendano atto.
Valentina Ferraro
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