Orientalismo italiano: una mostra al GAM Manzoni di Milano

0
2082

Un mondo esotico, misterioso e sensuale, fatto di odalische e bazar, harem e moschee, hammam e caravanserragli, ritratto da una schiera di artisti, che vi viaggiarono o no

È una piccola mostra, quella che GAM Manzoni a Milano dedica al tema della pittura orientalista italiana, con il titolo Orientalismo – In viaggio dall’Egitto a Costantinopoli. Ma merita di essere vista, perché propone 30 capolavori significativi, che consentono al visitatore di farsi un’idea precisa di questa corrente artistica.

La campagna d’Egitto di Napoleone, tra il 1798 e il 1801, fa da apripista in Europa ai viaggi in Medio Oriente. L’Occidente scopre il fascino di un nuovo mondo, esotico, misterioso, eccitante e sensuale. Il fascino di antiche civiltà perdute si intreccia con una cultura plasmata dall’Islam, difficile da comprendere, e non solo dal punto di vista linguistico. Per chi osa avventurarsi, il pericolo è in agguato, ma l’avventura è assicurata. Qualcuno sceglie la strada dell’acculturazione: per esempio, lo svizzero Ludwig Burckhardt impara l’arabo e cambia il suo nome in sheikh Ibrahim ibn Abdallah. Sarà lo scopritore di Petra, nel 1812, e di Abu Simbel, nel 1813.

L’Oriente non è terra di scoperta solo per gli archeologi, gli avventurieri e i mercanti, ma presto calamita l’attenzione anche degli artisti. Molti di loro, nel corso dell’Ottocento, viaggeranno per documentare con i loro quadri un universo che fa sognare gli europei. Ma tanti altri si limiteranno a immaginarlo davanti al cavalletto, stando a Londra o a Parigi. Saranno denominati orientalisti, per la loro scelta di raffigurare scene di vita, edifici, personaggi nelle vie del Cairo, di Damasco o di Costantinopoli. La corrente pittorica orientalista nasce in Francia, e nel corso dell’Ottocento attrae anche molti italiani. La mostra di GAM Manzoni presenta proprio i loro lavori.Il napoletano Domenico Morelli (1823-1901) fa parte di quelli che in Oriente non ci hanno mai messo piede. Le sue donne velate in Una strada di Costantinopoli (nella foto) o La figlia di Giairo (1874), ispirata a un episodio evangelico, sono l’incarnazione dell’immaginario occidentale dell’Oriente.

Diverso lo sguardo di Alberto Pasini (1826-1899), che viaggiò a metà Ottocento fra Siria, Arabia Saudita, Egitto e Iran e Turchia per testimoniare con la sua pittura lontani mondi, in cui compaiono moschee, bazar, caravanserragli. Degno d’attenzione La porta di una moschea di Roberto Guastalla (1855-1912), di un realismo quasi fotografico.

In un mostra sull’orientalismo non poteva mancare una sezione dedicata alle donne d’Oriente. L’harem e le odalische accendono le fantasie erotiche degli occidentali nel XIX secolo. La donna musulmana, velata in pubblico, in realtà viene raffigurata come una seduttrice e al contempo un oggetto sessuale nella sfera privata, priva di quei freni morali imposti in Europa dalla società borghese. Ne è un ottimo paradigma L’odalisca (1880) di Pasquale Celommi (1851-1928): una bella fanciulla seminuda, coperta di veli trasparenti, che sorride lasciva, sdraiata su un letto lussuoso. O ancora, un quadro con lo stesso titolo di Fabio Fabbi (1861-1946), viaggiatore in Egitto, dove la donna è una schiava sessuale, comprata per strada come una merce. Alberto, fratello di Fabbi, è autore di Harem (1912), dove donne lussuosamente vestite, di proprietà di un potente, si trastullano annoiate. È il trionfo dell’immaginario erotico maschile sulla donna orientale. Nessun pittore era ammesso a visitare un harem, luogo precluso per eccellenza agli uomini. Molte testimonianze dell’epoca vengono da viaggiatrici, che ci raccontano di donne indaffarate con i bambini, intente a parlare fra di loro o a sorseggiare un the, lontane dall’immagine delle seduttrici sognate dagli orientalisti.

Una sezione della mostra è dedicata a Costantinopoli, vista attraverso le opere del veneto Fausto Zonaro (1854-1929), che nel 1896 ebbe l’onore di diventare pittore di corte del sultano Abdul Hamid II. Lo scorrere della vita in Oriente si coglie anche in quadri che hanno quasi un sapore fotografico, come Scena orientale (1875) di Eugenio Cecconi (1842-1903) o la Cittadella del Cairo (1893, nella foto)) dipinta da Cesare Biseo (1843-1909), che affrescò il palazzo del governo ad Alessandria d’Egitto.

 

Maria Tatsos

 

Info: Orientalismo – In viaggio dall’Egitto a Costantinopoli

GAM Manzoni, via Manzoni 45, Milano – www.gammanzoni.com

Aperta fino 25 giugno 2017 (apertura straordinaria il 2 giugno)

Immagini: ufficio stampa GAM Manzoni

Articolo precedenteTerremoto: Markkula, «Italia modello da usare come esempio»
Articolo successivoLa Finlandia sul grande schermo nella Città Eterna
Maria Tatsos
Giornalista professionista, è laureata in Scienze Politiche e diplomata in Lingua e Cultura Giapponese presso l'IsiAO di Milano. Attualmente lavora come freelance per vari periodici femminili, collabora con il Museo Popoli e Culture del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) e con il Centro di Cultura Italia-Asia. Tiene corsi di scrittura autobiografica ed è autrice di alcuni libri, che spaziano dai diritti dei consumatori alle religioni asiatiche. È autrice del romanzo storico "La ragazza del Mar Nero" sulla tragedia dei greci del Ponto (2016) e di "Mai più schiavi" (2018), un saggio su Biram Dah Abeid e sulla schiavitù in Mauritania, entrambi editi da Paoline. Nel tempo libero coltiva fiori e colleziona storie di giardini, giardinieri e cacciatori di piante che racconta nel corso "Giardini e dintorni".

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui