Papa Francesco negli Emirati Arabi Uniti per un patto contro il terrorismo

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Summit interreligioso tra Santa Sede e Islam moderato per la difesa dei cristiani. Bergoglio ripercorre le orme di San Francesco insieme al Grande Imam di Al-Azhar

Un viaggio storico quello compiuto in questi giorni da Papa Francesco ad Abu Dhabi negli Emirati Arabi Uniti. Sono passati ottocento anni da quando nel 1219 San Francesco si recò in oriente con la Quinta Crociata e incontrò il sultano al-Malik al-Kamil, dal quale fu ospitato per alcuni giorni. Da questo incontro il sultano rimase colpito dalla figura ascetica del santo e, probabilmente, gli regalò un rosario composto da 29 grani, 17 in ebano e 12 d’ambra ritrovato in una ricognizione fatta alla tomba nella metà del 1800.

Bergoglio ha voluto ripercorrere le orme del Santo recandosi negli Emirati, un Paese a stragrande maggioranza musulmana – i musulmani sono il 20% della popolazione mondiale – ma ove vivono circa un milione di cattolici pari al 9,8% degli abitanti. Una Chiesa cosiddetta “migrante” in quanto composta da lavoratori stranieri, operai, impiegati di ristoranti e hotel, professionisti e imprenditori che si sono trasferiti ad Abu Dhabi sotto la spinta di uno sviluppo economico in rapida crescita, formata da credenti di 150 nazionalità differenti, principalmente filippini, ma anche indiani ed europei.

La cerimonia di benvenuto a Papa Francesco è avvenuta nel Palazzo Presidenziale di Abu Dhabi ove il Santo Padre è giunto a bordo di una Kia Soul lasciando da parte la limousine. Un palazzo da “mille e una notte”, in quanto il complesso copre oltre 150 ettari sul mare tra giardini, edifici e moschee. A riceverlo lo sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan, figlio del primo presidente degli Emirati, al quale il Santo Padre ha donato una formella della Medaglia del viaggio nella quale è rappresentato l’incontro tra San Francesco e il Sultano. A sua volta il Principe Ereditario ha donato al Papa l’atto notarile del 22 giugno 1963, con la donazione della terra per la costruzione della prima chiesa negli Emirati Arabi.

Dialogo e fratellanza è stato il filo conduttore di questo viaggio, per ribadire che Islam e cristianesimo ma anche tutte le confessioni religiose devono unire le loro forze per contrastare ogni forma di fanatismo. In proposito Papa Francesco ha firmato insieme al Grande Imam di Al-Azhar, un documento sullaFratellanza Umana per la pace mondiale e la convivenza comune”. Il documento è un vibrante appello a rispondere con il bene al male, a rafforzare il dialogo interreligioso e a promuovere il rispetto reciproco per sbarrare la strada a quanti soffiano sul fuoco dello scontro di civiltà.

Ad Abu Dhabi con parole inequivocabili, il Papa e il Grande Imam hanno affermato che nessuno è mai autorizzato a strumentalizzare il nome di Dio per giustificare la guerra, il terrorismo e ogni altra forma di violenza. La vita – prosegue il documento- va sempre salvaguardata così come vanno pienamente riconosciuti i diritti delle donne, rifiutando ogni pratica discriminatoria nei loro confronti.

La Messa pubblica celebrata martedì mattina dal Papa allo Zayed Sports City di Abu Dhabi è stata un successo. Vi hanno partecipato oltre 120.000 cattolici di un centinaio di nazionalità diverse e circa 4.000 musulmani. Per l’occasione i governanti degli Emirati Arabi Uniti hanno concesso a tutti  un giorno di riposo, anche le scuole sono rimaste chiuse per seguire tutti gli incontri.

Nell’omelia alla messa Papa Francesco ha dichiarato: «non è certo facile per voi vivere lontani da casa e sentire, oltre la mancanza degli affetti più cari, l’incertezza del futuro, ma quando pensate di essere soli, il Signore vi è vicino. Anche se non interviene subito, ci cammina a fianco e, se continuiamo ad andare avanti, aprirà una via nuova. Il Signore è specialista nel fare cose nuove sa aprire vie anche nel deserto».

Sull’evento le monarchie del Golfo hanno garantito il successo che esse volevano, con una gigantesca operazione di marketing che si è riverberata in maniera positiva non solamente sugli Emirati come tolleranti di tutte le religioni, ma anche sull’Imam Al Tayyeb artefice della venuta di Francesco.

 

Giancarlo Cocco

Foto © Sala stampa vaticana, Khaleej Times, Zenit, The National

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Giancarlo Cocco
Laureato in Scienze Sociali ad indirizzo psicologico opera da oltre trenta anni come operatore della comunicazione. Ha iniziato la sua attività giornalistica presso l’area Comunicazione di Telecom Italia monitorando i summit europei, vanta collaborazioni con articoli sul mensile di Esperienza organo dell’associazione Seniores d’Azienda, è inserito nella redazione di News Continuare insieme dei Seniores di Telecom Italia ed è titolare della rubrica “Europa”, collabora con il mensile 50ePiù ed è accreditato per conto di questa rivista presso la Sala stampa Vaticana, l’ufficio stampa del Parlamento europeo e l’ufficio stampa del Ministero degli Affari Esteri. Dal 2010 è corrispondente da Roma del quotidiano on-line delle Marche Picusonline.

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