Pensioni e roaming, giù barriere e costi

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Il Parlamento europeo in due storiche votazioni tenutesi rispettivamente il 3 e il 15 aprile ha posto le basi per un definitivo abbattimento dei costi telefonici oltre confine (tariffe roaming) e per un trasferimento della pensione integrativa all’interno dell’Unione europea

Nel primo round legislativo per entrambe i provvedimenti il Parlamento ha chiesto l’abolizione delle tariffe supplementare per chi usa i cellulari all’estero in un contesto legislativo sulle telecomunicazioni e la possibilita per un lavoratore di trasferire tutti i diritti pensionistici maturati in un paese membri dell’Ue ad un altro.


Quest’ultima proposta di legge rappresenta una svolta storica in termini di diritti dei lavoratori e della libera circolazione delle persone all’interno dell’Ue, dopo il blocco di nove anni del Consiglio dei Ministri dalla proposta nel 2005 della Commissione europea. Un impasse permesso dal diritto di veto che dal 2009 e’ stato cancellato dall’entrata del Trattato di Lisbona. Per quanto riguarda l’abbattimento delle tariffe di roaming la nuova legge votata dal Parlamento con 534 voti favorevoli e 25 contrari dovrebbe entrare in vigore il 15 dicembre 2015 dopo il via libera definitivo il prossimo ottobre dei 28 ministri europei. L’ulteriore abbattimento delle tariffe supplementari della telefonia mobile e il traffico su internet, si pensi ad esempio alle videochiamate su Skype, dopo l’iniziale riduzione fino a 45 centesimi per megabyte l’anno scorso, non dovrebbe avere un impatto nei profitti aziendali in quanto le perdite che si stima ruotino attorno al 5% sarebbeo compensate dal maggior uso dei dispositivi mobili. Oltre il 90% dei consumatori disattiva infatti la funzione che permette il traffico dati una volta varcati i confini nazionali.

Il Parlamento europeo ha nel contempo approvato alcuni emendamenti per il mantenimento della neutralità della rete per garantire la libera circolazione dei datia prescindere dalla loro origine evitando che gli operatori telefonici facciano pagare di più alcuni clienti ad esempio per avere una connessione più veloce.

Simile discorso per quanto riguarda i regimi pensionistici integrativi, ovvero quelli versati dalla Stato di provenienza e finanziati e/o co-finanziati dai datori di lavoro. In questo caso il Parlamento europeo ha chiesto che i lavoratori mantengano tutti i diritti acquisiti indipendentemente dal periodo temporale di residenza in uno dei vari paesi dell’Ue, pur se fissando a tre anni il limite massimo per il “periodo di maturazione”, il periodo d’iscrizione attiva a un regime pensionistico necessario a una persona per mantenere i diritti pensionistici integrativi. Gli Stati membri avranno quattro anni di tempo per trasporla nel diritto nazionale.

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Andriko Mouapesi
Economista di formazione e giornalista iscritto dal 2005 all'elenco pubblicisti. Freelance per diversi media collabora attualmente con diverse testate online in particolare su EU affairs.

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