Con un valore di più di 644 miliardi di euro, la Borsa italiana chiude l’anno superata al fotofinish da Zurigo, mentre brillano Atene e Vienna
Milano brinda chiudendo i conti dell’anno: nel 2017 la capitalizzazione delle società quotate sui mercati della Borsa valori italiana è salita a 644,3 miliardi di euro rispetto ai 524,9 miliardi su cui si era fermata nel 2016. Le 339 imprese quotate valgono il 37,8% del Prodotto interno lordo italiano, mentre l’anno scorso tutte le società sui mercati valevano il 31,8% del Pil.
L’indice principale di Piazza Affari tiene il passo dei big in Europa che chiudono tutti il 2017 in positivo. Il Ftse Mib, infatti, è cresciuto del 13,6%, distaccato di poco da Zurigo (14,1%) che l’ha superata nell’ultimo giorno di contrattazioni e guida la top ten dei rialzi – “piccole” come Atene (+24%) e Vienna (+30%) a parte. Milano è in linea con l’indice a maggiore capitalizzazione di Francoforte (+12,5%), seguita da Parigi (+9,2%), Londra e Madrid (rispettivamente +7,6 e +7,4%), su cui hanno pesato, però, anche da un lato la Brexit, dall’altro le tensioni catalane.
Valori lontani certo dai risultati dei mercati internazionali dove davvero il “toro” è tornato a correre, sopra tutti i listini a stelle e strisce del Nasdaq e del Dow Jones (+28 e +25%) oppure Hong Kong (+36%) o di Tokyo (+19%). Ma comunque un bel risultato, soprattutto se confrontato con il bilancio negativo del 2016, quando la consueta “Review dei mercati” di Borsa italiana aveva fissato per il Ftse Mib a fine anno un impietoso -9,68%.
Protagonista di un aumento di capitale monstre da 13 miliardi, è di UniCredit l’azione regina, cioè la più scambiata, a Piazza Affari nell’anno che sta per finire. Sia per controvalore, con un totale di oltre 74 miliardi di euro, sia in termini di contratti, complessivamente 4,5 milioni. Ma a festeggiare quest’anno è soprattutto Fca, miglior titolo 2017, che guida i maggiori rialzi dell’anno (+72,55%), seguito da StmMicroelectronics (+70,14%), Finecobank (+60,12%), Ferrari (+59,06%) e Moncler (+58,88%).
La “maglia nera” dell’anno va invece a Saipem (-28,52%), che guida la pattuglia dei ribassisti ed è seguita da Leonardo (-25,14%), Tenaris (-22,43%), Mediaset (-21,3%) e Bper (-16,76%). Ma quest’anno non hanno corso solo i titoli principali a Piazza Affari. In dodici mesi il Ftse Italia All Share ha registrato una crescita del 15,5%. Nell’anno dei Pir, piani individuali di risparmio, è stato il comparto delle Pmi, in particolare il segmento Star, a distinguersi per una performance migliore rispetto agli indici principali: l’indice Ftse Italia Star è cresciuto del 34,7%.
Nel complesso a Milano nell’anno ci sono state 39 ammissioni, 32 attraverso un’offerta pubblica iniziale (Ipo, dall’acronimo inglese initial public offering). Nel 2016 erano state 19, solo 14 Ipo. Le 32 le società che si sono quotate con Ipo hanno raccolto sui mercati 5,4 miliardi di euro. In aggiunta, grazie ad 11 aumenti di capitale sono stati totalizzati oltre 14 miliardi di euro (e qui la parte del leone l’ha fatta appunto la maxiricapitalizzazione di Unicredit). Le Opa lanciate nell’anno sono state 18: 15 quelle concluse per un controvalore prossimo agli 800 milioni di euro.
Fermento anche negli scambi, che nell’anno hanno registrato una media giornaliera di 2,5 miliardi di euro e circa 278.000 contratti. Complessivamente sono stati scambiati oltre 69,6 milioni di contratti e un controvalore di 624,6 miliardi. Il massimo giornaliero (per contratti e controvalore scambiato) c’è stato il 24 aprile, con 5,3 miliardi di euro e 472.163 contratti scambiati. Quel giorno, dopo la vittoria di Emmanuel Macron al primo turno per le elezioni presidenziali in Francia, tutte le borse europee furono euforiche per l’allontanarsi dello spettro dell’euroscetticismo.
Angie Hughes
Foto © Borsa italiana
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