Regno Unito, Johnson annuncia lockdown di tre settimane

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Aperte solo attività fondamentali come supermercati e farmacie, possibile l’esercizio fisico una volta al giorno se da soli, chiude anche il Parlamento

Dal «business as usual» al lockdown, in pochi giorni il premier Boris Johnson e il Regno Unito si adeguano alle misure già avviate dalla maggior parte dei Paesi alle prese con la pandemia di Covid-19. Anche perché i numeri del contagio salgono pericolosamente, con 422 vittime e oltre 8 mila casi registrati sui 90 mila cittadini testati, cifre che portano la Gran Bretagna al sesto posto in Europa. E il principe Carlo, 71 anni, è senza dubbio il contagiato più celebre – ora in isolamento nella sua residenza scozzese di Balmoral.

Il 26 marzo, dopo che la Camera dei Lord avrà approvato la legislazione di emergenza per conferire poteri straordinari a esecutivo e forze dell’ordine, come già fatto dalla Camera dei Comuni, chiuderà anche il Parlamento, anticipando di una settimana la già prevista sosta per le festività pasquali. Al momento la riapertura dei lavori a Westminster è prevista per il 21 aprile, con la speranza di riprendere in tempo per l’approvazione della nuova manovra finanziaria. Per quanto riguarda il governo invece, gli incontri continueranno da remoto, tramite teleconferenze.

Per il resto, chiusura totale delle attività commerciali non necessarie, come negozi non alimentari, palestre, luoghi di culto. Blocco per gli eventi sociali come matrimoni e funerali, che saranno rinviati al termine dell’emergenza coronavirus. «La criticità che dobbiamo affrontare è fermare la diffusione della malattia», ha affermato Johnson ribadendo il divieto di uscire se non per necessità. Le violazioni delle restrizioni saranno punite con multe a partire da 30 sterline (circa 32 euro).

Possibilità di lasciare la propria dimora che sono dunque limitate a pochi casi: fare la spesa, esercizio fisico non oltre una volta al giorno e in solitaria, necessità mediche e lavori solo se di vitale importanza. Nessuna possibilità di incontrare gli amici né i parenti o genitori che non vivono nello stesso nucleo familiare. Queste disposizioni, che ricalcano quelle prese da Italia e Spagna, le più colpite in Europa, sono valide per almeno tre settimane, fino al 13 aprile, trascorse le quali si farà un nuovo punto della situazione.

Per chiarire meglio, il governo ha stilato l’elenco di esercizi considerati fondamentali, quindi aperti,  e quelli che invece devono chiudere. Oltre agli alimentari, supermercati e farmacie continuano l’attività banche, poste, edicole, benzinai, noleggi automobili, venditori di biciclette, lavanderie, fornitori di materiale elettronico e per la casa, negozi di animali. Aperti i parchi ma è d’obbligo andare da soli e rispettare le distanze di sicurezza,

Chiusi pub, ristoranti, bar – esclusi quelli interni agli ospedali e quelli in grado di effettuare consegne a domicilio – locali notturni, estetisti, parrucchieri, negozi di tatuaggi e piercing, autosaloni, palestre, piscine, terme, parchi giochi, cinema, musei, biblioteche, luoghi di culto e visite in carcere. Tra i motivi per cui è concesso uscire vanno aggiunti a quelli già elencati: portare a spasso il cane; visite programmate al proprio figlio per i genitori separati; donare il sangue.

«Nessun primo ministro avrebbe mai voluto attivare queste misure», ha aggiunto Johnson, «so bene i danni che queste interruzioni provocheranno, per le vite delle persone e per il loro lavoro». Ma servono assolutamente per evitare che il sistema sanitario nazionale arrivi al collasso, per l’eccessiva pressione a cui sarebbe sottoposto senza le dovute precauzioni.

«Senza un ingente sforzo arriverebbe il momento in cui il servizio non potrebbe essere garantito, perché non ci sarebbero abbastanza ventilatori, letti per la terapia intensiva, medici e infermieri», ha proseguito il premier. Per aumentare la disponibilità di personale socio-assistenziale per gli anziani è stato indetto un apposito bando per l’assunzione di 250 mila volontari.

Il segretario di Stato Dominic Raab ha parlato anche dell’urgenza di far tornare in patria i britannici in vacanza all’estero finché possibile, visto che ormai sempre più compagnie aeree stanno bloccando i voli e molti aeroporti stanno chiudendo del tutto, a volte senza preavviso.

Come successo anche altrove, le disposizioni faticano a decollare completamente, hanno già fatto il giro del mondo le foto della metropolitana di Londra ancora troppo frequentata. Il sindaco della capitale Sadiq Khan ha ribadito che l’uso dei mezzi pubblici, come le uscite da casa, può avvenire solo se indispensabile. Ma il primo cittadino londinese ha ricevuto critiche per la riduzione delle corse dei treni e la chiusura di alcune stazioni, che avrebbe contribuito al sovraffollamento anziché ridurre il numero dei viaggiatori.

Dal punto di vista di sostegno all’economia, il Regno Unito sta cercando di attrezzarsi con interventi mirati per i lavoratori, ma restano da stabilire le modalità per le diverse tipologie di impiego. Il governo ha innanzitutto promesso circa cento milioni di sterline a garanzia dei prestiti, né dovrebbero esserci problemi con i pagamenti degli stipendi, con la copertura che dovrebbe durare fino a tre mesi per un massimo di 2.500 sterline mensili. Ma il leader dei sindacati Len McCluskey ha fatto presente le problematiche dei cinque milioni di lavoratori autonomi, si attendono novità a stretto giro.

Sicuramente ci saranno rinvii sulle scadenze dei pagamenti dei tributi da luglio 2020 a gennaio 2021, così come sulle rate del mutuo, specie se il mutuatario è stato costretto a interrompere la propria attività. Stanziati anche dei fondi per coprire fino al 30% degli affitti, bloccando allo stesso tempo gli sfratti. Infine, sono da regolamentare i permessi per chi deve prendersi cura di qualcun altro, già che i datori di lavoro non sono obbligati, in questi casi, a corrispondere compensi.

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Raisa Ambros

Foto © Ft.com; Parliament.uk; Theguardian.com; News.sky.com

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Raisa Ambros
Giornalista pubblicista specializzata in geopolitica, migrazioni, intercultura e politiche sociali. Vive tra l’Italia e l’Inghilterra. Sceneggiatrice, autrice televisiva e conduttrice di programmi TV con un’esperienza decennale in televisione, Raisa è stata parte del team di docenti nel corso di giornalismo “Infomigranti” a Piuculture, il settimanale dove ha pubblicato e svolto volontariato di traduzione. Parla cinque lingue e viene spesso invitata nelle conferenze come relatrice sulle politiche di integrazione.

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