Si riconferma la cooperazione tra Ue e Territori palestinesi

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E’ stata approvata la prima tranche del budget annuale che l’Unione europea eroga a favore delle istituzioni di Ramallah. Ne beneficerà anche Unrwa

L’attenzione sulla politica estera dell’Unione europea delle ultime settimane si è focalizzata ancora sulla crisi siriana e soprattutto sulla Libia, eppure non è venuto meno l’impegno comunitario per il sostegno allo sviluppo delle istituzioni dell’Autorità palestinese.

Nella settimana appena conclusa è stata approvata la prima parte del budget che ogni anno l’Ue indirizza ai Territori palestinesi occupati.

Il primo pacchetto di aiuti per il 2016 all’Autorità palestinese prevede 252,5 milioni di euro in settori quali educazione, welfare e sanità specificatamente nelle strutture gerosolimitane.

 eeasAgli ospedali che funzioneranno grazie ai programmi finanziati da Ue e realizzati in partnership con l’Organizzazione Mondiale della Sanità andranno 170 milioni di euro. Le strutture beneficiare sono: Augusta Victoria, Makassed, St Joseph, St John’s Eye, Mezzaluna Rossa Palestinese e il centro di riabilitazione Princess Basma.

I restanti 82 milioni andranno nelle casse dell’Unrwa, agenzia Onu per i profughi palestinesi.

In questa fase finanziaria si sono distinte Finlandia, Italia e Danimarca per le rispettive donazioni.

Lo strumento messo in moto è Pegase (Mécanisme Palestino-Européen de Gestion de l’Aide Socio-Economique) che funziona da canale di erogazione tra Unione europea e ministeri dell’Autorità palestinese.

Contestualmente alla notizia dell’approvazione del budget da destinare all’autonomia delle istituzioni palestinesi, si svolgevano a Ramallah due incontri tra funzionari europei e controparte palestinese in rappresentanza dei ministeri. Alla luce delle nuove possibilità finanziarie si sono riviste le potenzialità della collaborazione su: diritti umani, buon governo, principio di legalità (meglio noto come Rule of Law), ricerca, innovazione, istruzione, gioventù, media e cultura. Tra le altre cose è stata proposta la partecipazione dei Territori palestinesi a Horizone 2020, programma Ue per la ricerca e l’innovazione.

Per l’ambasciatore finlandese in Palestina, Pirkko-Liisa Kyöstilä «il contributo iniziale Chara Kaminara-Pipitsouligarantirà il funzionamento delle strutture sanitarie di Gerusalemme» che lo stesso diplomatico riconosce essere parte integrante del sistema sanitario palestinese.

Anche il rappresentante Ue Ralph Tarraf ha ravvisato che la funzione di queste strutture va oltre quella puramente medica, confermando il supporto per il dialogo politico oltre la cooperazione economica.

Soddisfatta l’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri Federica Mogherini ha promesso di seguire con impegno costante la costruzione dello Stato palestinese. Per questo Mogherini ha chiesto ai palestinesi di investire i contributi europei in istituzioni trasparenti, credibili e democratiche come presupposto per un’autonomia che diventi indipendenza nazionale.

Consapevole dei fatti che avvengono in Israele e Palestina, l’Alto rappresentante ha sostenuto nel target del contributo Ue l’inclusione di tutti gli interventi quotidiani in risposta al fabbisogno dei vulnerabili, tra cui i profughi palestinesi.

Sono anni che l’Unione rilascia alle parti raccomandazioni sulla necessità di non danneggiare gli effetti della cooperazione europea. In tempi recenti queste avevano riguardato le demolizioni di abitazioni e di istituzioni; l’ultima due settimane fa nell’area “C” ai danni dell’unico istituto scolastico della comunità di beduini ad Abu Nawar. La scuola era stata finanziata dalla Francia. E non è da meno l’apprensione dell’Unione europea per l’esclusione dai servizi socio-sanitari e dal welfare dei palestinesi residenti a Gerusalemme che oggi spiega i finanziamenti europei agli ospedali della Città santa.

Elisa Gennaro

Foto © Enpi (apertura), EEAS (prima) e Chara Kaminara-Pipitsouli (EC, seconda)

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Elisa Gennaro
Laureata in Lingue e Civiltà Orientali, Master in Diritto delle Migrazioni e altra formazione di Lingua Araba conseguita presso Atenei del Medio Oriente. E’ specializzata nel conflitto israelo-palestinese. Ha vissuto a lungo sul campo tra Palestina/Israele, Giordania, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Oman per studio e lavoro al fianco di ONG. Giornalista pubblicista, ha curato la rassegna stampa dal mondo arabo per varie testate italiane ed estere. Inoltre è consulente su materie inerenti al mondo arabo-islamico e Migrazioni per alcune Organizzazioni Internazionali per i Diritti Umani.

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